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Moda e corpo femminile

Trovandomi per alcune commissioni in via Roma, mi fermo per dare uno sguardo a un negoziuccio, ubicato alla fine della strada quasi a piazza Salvo D’Acquisto, che, tipo mercatino,  vende saldi di  lingerie e costumi da bagno, a volte anche di marca, per pochi euro. Poiché il negozio è microscopico spesso espone sulla strada la sua merce, vigili permettendo. Vengo incuriosita da un attaccapanni, che si trova nell’androne del palazzo a fianco, a cui sono appese un gran numero di quelle che da lontano mi sembrano  le guepières contenitive che portano le signore di taglie sovrabbondanti per cercare di nascondere la ciccia e vicino, a esaminare la merce, un gruppo di donne. Mi avvicino e scopro che, invece di grasse e anziane  popolane  della vicina Pignasecca, come avevo ipotizzato, si tratta di ragazze  e, invece di guepieres, di strani capi contenitivi con varie funzioni per nascondere questo o quel difetto  o per esaltare varie parti del corpo. Mi viene mostrata addirittura una specie di mutandone, fornito di imbottiture sul di dietro, tipo faux-cul di ottocentesca memoria, per arrotondare quello che oggi si chiama il lato b, nel caso sia troppo magro o poco tonico. Resto allibita, ma poi ricordo di aver letto sui giornali che pare che anche la super ammirata Pippa Middleton si sia servita di un simile espediente per rendere più appetibile il suo sedere durante la cerimonia delle nozze della augusta sorella. Mentre proseguo la mia strada verso la Cumana rifletto su come deve essere faticoso  costringere il proprio corpo in questi arnesi di tortura e ai reggiseni che venivano bruciati per strada dalle femministe ai tempi della mia giovinezza.  Penso, poi, al racconto di una mia nipote su una amica  che aveva deciso, su richiesta del fidanzato, di operarsi per cambiare taglia di seno, quando sarebbe stato molto più indolore, meno dispendioso e certamente più logico, cambiare fidanzato, e alle confidenze della mia estetista sulle difficoltà che la sorella aveva ad allattare il suo primo figlio  avendo fatto prima della gravidanza  una mastoplastica additiva.   Ricordo poi  le pance gravide che, scoperte, vengono  orgogliosamente mostrate sulle nostre spiagge, fenomeno che io non so giudicare se si possa ritenere un’esibizione della fecondità o della sessualità femminili, ma che personalmente  mi danno un lieve senso di disgusto perché mi sembra facciano somigliare le donne  alle femmine degli animali, e che queste stesse donne  che esibiscono orgogliosamente i loro pancioni  poi decidono di partorire col cesareo quando non è necessario per evitare il dolore, medicalizzando il momento più naturale e  significativo della  vita di una donna e rendendo la Campania   la regione italiana in cui si praticano il maggior numero di parti non naturali. Mi domando, quale rapporto hanno oggi le donne con il loro corpo? Se esse per prime non lo amano e non lo rispettano, perché poi meravigliarsi se gli uomini, questo corpo negletto, lo  disprezzino o lo trattino come merce? Che cosa pensano le ragazze oggi?  Perché nessuno/a ha insegnato loro che amore e sessualità non vanno di pari passo con la perfezione di un corpo plastificato?  Lorella Zanardo nel documentario << Il corpo delle donne >> e nel libro successivo dallo stesso titolo ha analizzato il ruolo negativo che la televisione italiana assume nell’educazione delle giovani  generazioni,  presentando il corpo femminile come potente strumento di scambio economico.  Ma se dall’analisi della Zanardo  risulta che la televisione italiana sia in assoluto la peggiore in Europa per la rappresentazione del corpo femminile come oggetto, il fenomeno dell’uso della chirurgia plastica  per  modificarlo secondo canoni estetici del tutto opinabili  è planetario.  Allora mi  chiedo se liberare le donne occidentali  dalla tirannia e dalla mercificazione che i mass- media e il mercato operano sul loro corpo  non sia la nuova frontiera del  femminismo di questo millennio?

Marinella Gargiulo