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Il Corpo


…si parla di differenza sessuale e poi sembra che tutto si riporti sul piano mentale. Credo che tutto debba passare attraverso il corpo (sarà perché faccio un lavoro che è molto collegato al corpo). Credo che l’errore sia di non mettere mai in gioco il corpo: se ne parla molto, ma son solo parole. Sento che tra le donne c’è anche un calo rispetto alla dimensione estetica, alla possibilità di cogliere i movimenti del corpo. Non credo che ciò che si sta delineando sia l’unico modo di rapportarsi tra donne. Sono stanca di dover rinunciare, per esempio, ad un discorso sulla bellezza solo perché c’è il rischio dell’omologazione al maschile. Possiamo dare a tutto questo un fondamento diverso….
Ho capito da tempo che il corpo di una donna costituisce una minaccia, l’assenza di uno specchio comportava il divieto di guardarsi, conoscersi, valorizzarsi. L’immaginario lo inventiamo per dar corpo a ciò che manca, ciò che non è più, ciò che non è ancora. Attraverso il solito specchio le donne di un tempo scoprivano fianchi né troppo visti, né toccati, carne bianca che non conobbe sole ed occhi di piacere. Uno specchio in cui guardare le forme del proprio corpo. Questo svelava misteri e smanie riconoscibili nei segni di un inappagato amore.
Anche questo ritorna alla memoria come  un passato di donna che mi appartiene troppo da vicino. Oggi di un moderno maquillage mi vesto, spesso parure di artifici per la stessa conquista di uno specchio che metta a fuoco l’immagine. La forza significante di un corpo di donna…..
Sospensioni, eventi, tutto questo ha un ritmo naturale. Ancora dedita ai giochi quando compare il gonfiore dei seni, il colore purpureo del primo mestruo e poi, forse, le “mancanze” per la prima attesa, la menopausa poi.
Il corpo in armonia con la natura, lievita con il tempo, trova in sé il vicino ed il lontano, il passato, il presente, il futuro.
Le pause hanno dentro la continuità e la ripresa, la possibilità di ricordare l’origine, il mistero che racchiude la vita intrauterina.
Il corpo sa più di quello che io possa conoscere; la carne ricorda cose che io non potrò mai ricordare, su di essa è visibile ogni cosa, compresa la sua grande fragilità.
Esiste nel linguaggio del corpo una realtà che non si sposa con la verità dell’eros, è quella a cui quasi sempre siamo ridotte, la carne che diventa merce di scambio, senza conoscenza del piacere, l’uno senza il rispetto del due, consumo senza attesa.
Il corpo sessuato di una donna ci dice le sue esigenze, i suoi tempi, non solo come comunicazione intima, privata con l’altra/o, ma come forza a cui va riconosciuta validità pubblica, politica.
Il piacere è indipendente dalla procreazione ma, come si esprime oggi il piacere del corpo di una donna quando si distacca dal modello sessuale maschile ? L’interdizione dell’autoerotismo ha colpito da sempre le bambine, quindi le donne, poiché non solo le ha private e disturbate nella realizzazione di sé, le ha consegnate inesperte al mito della penetrazione che per loro è diventato il “sesso”. La bellezza oggi, non divisa dalla capace intelligenza, ci porta a rifondare il piacere, ci porta a riparlare del corpo dell’erotismo, della felicità.
La pelle, gli occhi, le cavità, sono nostre. Il toccare come l’amare fanno parte di un mondo tutto da inventare. La violenza non appartiene alla storia del nostro corpo, neanche quando il corpo segna i profondi solchi dell’invecchiamento. È proprio delle donne accogliere nell’intimo di sé tutto ciò che è fuori, dare a tutto quanto un’identità, un senso di donna, consapevole che non esiste una neutralità del soggetto.

Lucia Mastrodomenico (tratto da “Io – Lo specchio – L’altra. La relazione tra donne”  – 1987)