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Mondiali di calcio in Qatar

Sono in corso di svolgimento i Mondiali di Calcio 2022 in Qatar, ma dovrebbero sospenderli in segno di civiltà e di giustizia. La FIFA avrebbe dovuto riflettere bene prima di scegliere il Paese ospitante una manifestazione internazionale di tale importanza per la storia dello sport e per la comunità dei popoli, visto che il Quatar è un Paese che non riconosce i diritti umani e le donne subiscono discriminazioni nelle leggi e nella vita quotidiana. 

AMNESTY INTERNATIONAL e HUMAN RIGHTS WATCH informano che le donne in Qatar sono sottoposte a un regime maschilista e sistemico che limita le loro autonomie personali e lavorative. Su di loro vige la “tutela maschile”, che non significa “amore e cura di un genitore nei confronti della figlia”, bensì asservimento alle decisioni delle figure maschili (marito, padre, fratello, nonno …) nella vita di ogni giovane donna. Esse devono chiedere l’autorizzazione per ogni azione più o meno importante della loro esistenza: per sposarsi, per studiare all’estero, per lavorare nella pubblica amministrazione, per accedere ai servizi di salute riproduttiva … 

A quanto pare anche per assistere a una partita di calcio devono essere autorizzate. 

Che vergogna vedere una manifestazione sportiva che dovrebbe essere momento di divertimento, di condivisione, anche di cultura, di gioia di stare insieme, un’ennesima testimonianza di come i diritti delle persone e le loro libertà siano completamente ignorate.

Questa settimana è ricca di tante iniziative per ricordare la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, istituita con Risoluzione 54/134 del 25 novembre 1980.

Che contraddizione è … se poi a livello mondiale si tollera una strategia di pubbliche relazioni che utilizza eventi sportivi per “sbiancare” l’immagine di Paesi come il Quatar in termini di diritti umani! Si chiama “sportwashing”: “da un latoentusiasma i tifosi, a cui non necessariamente è richiesta una sensibilità sui diritti, mentre dall’altro separa l’evento sportivo dal contesto che lo circonda”. Quelli che prendono le decisioni devono capire che le scelte hanno un peso, segnano la storia, condizionano l’immaginario collettivo, autorizzano atteggiamenti e espressioni d’intolleranza, di ingiustizia, di mancanza di umanità. 

Non servono solo i convegni e le giornate a tema, è necessario assumersi le responsabilità di fronte al singolo individuo, di fronte alle Nazioni, di fronte a tutta la comunità umana.


Virginia Varriale