L’altro sei tu
di Lisa Ginzburg
[tratto da Avvenire del 5 febbraio 2023]
Sollecitato a esprimersi sul tema dell’uguaglianza, un
bambino di otto anni ha scritto la frase:
«Per lui, l’altro sei tu».
Vergate a colori su un grande foglio affisso
nell’atrio della scuola elementare, parole di profondità quasi assordante.
Descrivono un livello di empatia che forse solo la libertà e ariosità di
riflessione dell’infanzia può raggiungere.
Racconta anche, la frase, il doppio
salto (vitale) che comporta ogni forma di immedesimazione.
Una capriola che non
si limita al considerare il prossimo, ma che prosegue e si spinge sino a
figurarsi cosa per l’altro rappresentiamo noi, cosa quello sguardo in cui siamo
“entrati” riesce a vedere e vede, anche delle nostre personalità, della loro
immagine.
Mettersi dal punto di vista degli occhi altrui, e con quegli stessi
occhi puntare alla nostra figura, e di lì prenderci in considerazione.
Traiettorie visive complicate, intersecate, proiettive, riflettenti.
Acrobazie
in cui quello stesso bambino con la sua intelligenza tanto acuta e penetrante
si è lanciato, sino a capire cosa significhi capire.
«Per lui, l’altro sei tu»:
anche il rimpallo dalla terza alla seconda persona dice molto.
Racconta quello
sforzo mentale ardito eppure tanto felice, quando riesce, che è vedere gli
altri, e nei loro occhi, intanto, vedere noi.