testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Migranti e Profughi


Un milione i profughi che, entro la fine del 2015, cercheranno di arrivare in Europa. Centinaia di migliaia quelli che sono già arrivati, avendo, in gran parte, come meta finale  i paesi del nord Europa, dopo aver attraversato da sud, Grecia, Italia, Spagna e da Est Serbia, Ungheria etc. Migliaia quelli che sono già morti nella migrazione. Ancora migliaia sono i morti attesi tra affogati, asfissiati, schiacciati sui “muri”. I  governi dell’Europa dell’est, esasperati da mai sopiti egoismi nazionali, stanno tirando su  muri di filo spinato o muri virtuali, non meno pericolosi. Il ritardo con il quale tutti i governi europei e l’impalpabile Unione Europea, tentano di dare risposte ad un fenomeno che ormai è epocale,  dimostra quanto sia ancora lontana l’idea degli Stati Uniti d’Europa.
Le dimensioni, il numero dei migranti e quello dei morti e dei dispersi stanno assumendo dimensioni tali da assomigliare ad una vera e propria guerra. A molti capita di pensare o di dire: ma come è possibile che, settant’anni fa,  milioni di ebrei sono stati massacrati? Nessuno se ne accorgeva? Nessuno protestava o prendeva posizione? Tra settant’anni potrà succedere la stessa cosa. Ci si chiederà : cosa si faceva in Europa per dare risposta alle migrazioni, ai profughi che scappano da situazioni di guerra?  Cosa è stato fatto per contribuire a non far morire persone inermi? Inoltre, mentre negli anni trenta e quaranta del secolo scorso le informazioni viaggiavano con molta lentezza, oggi tutto si conosce mentre avviene, in “tempo reale”. Nessuno  potrà più dire : “non lo sapevamo”.
L’Europa è attualmente composta da nazioni (fatta le eccezione per la ex Iugoslavia) che dalla fine del secondo conflitto mondiale vivono un lungo periodo di pace e relativa prosperità, sicuramente il più lungo mai vissuto finora, durato quasi  settant’anni; sono nazioni nelle quali la memoria della guerra è stata completamente relegata nei libri di Storia, tanto da rendere lontano da se il significato della parola stessa. I cittadini europei hanno dunque attualmente una imprecisa idea di cosa significhi non essere al sicuro, dover scappare, doversi nascondere, non avere cibo ed un tetto sulla testa, non avere in buona sostanza alcuna  prospettiva di reale esistenza o forse meglio, di sopravvivenza. Si rileva nell’atteggiamento dei popoli europei una sorta di incapacità di guardare al futuro che blocca nel presente lo sguardo, impedendo, di fatto, la necessaria visione prospettica per promuovere scelte appropriate di programmazione politica e quindi economica per una adeguata accoglienza e sistemazione dei migranti in arrivo.
La visione della vita reale racchiusa in un eterno presente che non contempla una prospettiva futura incentrata sulla soddisfazione delle proprie necessità immediate sembra far fuori anche il recente passato; ignorando l’evoluzione dei contesti storici ed i conseguenti cambiamenti  degli assetti geopolitici del mondo si ha l’illusione di essere al sicuro rispetto alla possibilità (o forse necessità) di eventuali rinunce a qualcuno dei nostri consolidati ed irrinunciabili privilegi delle cui difficoltà di ottenimento  non vi è più alcuna memoria.
Non a caso le nazioni più resistenti all’accoglienza dei profughi sono quelle dell’est le cui libertà e benessere sono storia più recente rispetto ai popoli della Vecchia Europa.
Tutti i possibili interventi da realizzare a favore di profughi e migranti ci costerebbero inoltre infinitamente meno di quanto ci costano i vari aggiustamenti dell’economia, verificatisi negli ultimi anni, caratterizzati da ricorrenti crisi finanziarie e dalle bolle che si producono costantemente nella finanza internazionale, con una enorme quantità di danaro che va dai governi alle banche in una logica da profitto esasperato.  I vari governi , a livello internazionale, dedicano tempo e risorse per occuparsi delle varie crisi finanziarie e disperdono energie non occupandosi della risorsa “capitale umano”. Il capitale umano che porta con sè l’invasione, per ora dell’Europa, di popolazioni disperate, ma giovani, disposte a tutto, pur di trovare una nuova sistemazione lontana da guerra e miseria estrema.
Lo ha ben compreso la Germania.  Gli episodi riportati dalla stampa, in diretta dalle varie news, hanno smosso gli animi dei tedeschi e delle altre  popolazioni europee, costringendo i vari governi a prendere posizione : agli estremi,  mentre  l’ Ungheria costruisce muri,  la Germania si mostra  la nazione più disponibile all’accoglienza. Ma dietro la scelta della Merkel vi è certamente una lungimirante visione politica: accogliere ed integrare milioni di profughi che, nei prossimi anni, contribuiranno al ringiovanimento della popolazione, faranno nascere tanti bambini tedeschi, accetteranno ogni forma di lavoro pur di riemergere dalla loro condizione, poiché partono “dal niente”. Quindi scelta di enorme valore etico, ma anche di grande impatto politico.
Papa Francesco parla di globalizzazione della solidarietà, di nuova misericordia, ed ancora una volta, vede nel giusto: è questa la strada da seguire per accogliere i migranti, valorizzare il loro capitale umano, contribuire a combattere le mafie, da quelle nord africane a quelle Kosovare che fanno soldi sulle tragedie e sui morti.
E in Italia ? Ancora una volta molte parole e poca programmazione. Si continuano a salvare, per fortuna, vite umane nel mar mediterraneo, ma nulla si pianifica per organizzare le partenze e gli arrivi dal nord africa. È un problema davvero irrisolvibile ? Si può solo intervenire per limitare i danni prodotti dagli scafisti ? E’ davvero impossibile individuare una forma di pianificazione degli arrivi via mare ?
In Iraq ad esempio i cristiani sono passati, negli ultimi anni,  da un milione e mezzo a scarsi 300.000. L’arcivescovo Cristiano Caldeo Bashar Matti Wuarda ha recentemente affermato :  “quello che subiamo risponde pienamente  alla definizione giuridica e morale di genocidio; non si aspettino vent’anni per riconoscerlo”. Può  il governo Italiano fare qualcosa di simile a quanto fatto dalla Merkel, cioè pianificare l’arrivo in Italia di profughi dall’Iraq (fra l’altro non sono mussulmani ma cristiani). Il governo potrebbe pensare di acquisire le tante  case disabitate poste nei cento paesi della dorsale appenninica (dal molise, all’irpinia, alla basilicata), case che potrebbe acquistare a prezzi ridottissimi, darle in affidamento ai profughi, ottenendo in cambio un ripopolamento, un ringiovanimento di quelle aree geografiche, affidando loro la terra da coltivare per  creare nuovo sviluppo, nuova occupazione che potrebbe giovare anche alle popolazioni italiane del sud. Sembra fantapolitica. In Italia forse. Intanto continuiamo a tenerci profughi e migranti fatti arrivare e gestiti dalle mafie, a cui l’unico vero aiuto disinteressato viene dato dalle organizzazione di volontariato ed umanitarie. Se non si programmano interventi continuativi, prendendo esempio da quanto sta facendo la Germania, continueremo a vedere profughi ed immigrati  sfruttati in lavori che nessuno vuole più fare, gestiti da organizzazioni malavitose;  continueremo ancora a vederli ai semafori delle strade. Ed, alla faccia della solidarietà,  continueremo ad infastidirci, della loro presenza,  azionando in maniera maniacale i tergicristalli delle nostre auto affinché non ci disturbino.

La Redazione