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La Solitudine al Tempo del Virus

Questo tempo sospeso tra  il sogno e la realtà ci obbliga a ripensare noi stessi.
Non siamo mai stati tanto soli, non per scelta,ma per tutelare la nostra salute.
Sono ormai settimane che siamo costrette a casa, ma ci consola il fatto che è una solitudine collettiva, tutti presi dalle stesse  azioni quotidiane : pulizie, cibo, riposo, telefonate e videochiamate di parenti, amici; siamo concentrate sui nostri hobby, studi letture preferite o lavoro attraverso lo smart working. 
Mi sono promessa di mettere in ordine il mio archivio fotografico e i documenti, ma non ho ancora iniziato;  mi ha preso una forma di pigrizia in attesa  di conoscere gli ultimi dati che la televisione ci da sui tamponi positivi, i ricoverati e i deceduti;  ma soprattutto  la voglia di ascoltare una notizia positiva sul calo dei morti e dei ricoveri,una notizia rassicurante;  per adesso niente di tutto questo .
Mi chiedo perché tanti medici e infermieri stanno lavorando con difficoltà (con pochi strumenti, mascherine e altro); come dobbiamo proteggerci contro il covid 19 che è diventato una pandemia. Il Covid 19 si sta infatti propagando in tutto il mondo e sono quindi importanti le informazioni sulle misure che si dimostrano efficaci per contrastare il virus.  A partire dal  RESTARE  A CASA .
I Giornali alla data del 5 aprile 2020  parlano di 1.159.515  casi che hanno incrociato il virus  nei paesi del mondo  con l’Italia (124.622 casi)  al terzo posto dopo l’Usa e la Spagna. Sono dati impressionanti e non parliamo delle vittime. In Italia, i medici deceduti sono più di 100. Dobbiamo sperare presto che arrivino farmaci che possano tamponare l’epidemia, ancor prima del vaccino,come stanno già  sperimentando a Napoli al Cotugno.
Nella solitudine a casa, penso alle tante donne che sono costrette a vivere con mariti e compagni violenti. E’ di pochi giorni or sono, la notizia di alcuni femminicidi. Ricordiamo che la quarantena stabilita dagli ultimi provvedimenti varati dal Governo richiede ad ogni cittadino di rimanere a casa. Ma questo non deve significare che le donne vittima di violenza debbano sentirsi prigioniere dentro le mura domestiche. 
A tal proposito sono state emanate recentemente linee guida sul tema. Ad esempio  è possibile  allontanarsi da casa, oltre che per motivo di lavoro o di salute, anche per motivi di necessità, come è quella di vivere una situazione di estremo pericolo in casa. E’ stata redatta, su sollecitazione della commissione parlamentare contro il femminicidio, una circolare, il 27 marzo 2020, sulla violenza  di genere e violenza domestica. Azioni di sensibilizzazione del  Ministero degli Interni, rivolte  all’arma dei carabinieri, alla polizia di stato, finalizzate a non abbassare la guardia per quanto concerne il fenomeno della violenza sulle donne;  favorire i percorsi di fuoriuscita con i presidi territoriali, compresi i centri antiviolenza. In caso di necessità,le donne possono contattare il numero dedicato 1522.
Penso  a tutte le lavoratrici e i lavoratori che stanno operando per noi, per la nostra sopravvivenza: dalle commesse/i dei supermercati, alle impiegate/i dei servizi pubblici, alle operatrici della comunicazione, a quanti operano nel mondo dei trasporti e del volontariato. Ai medici,infermieri e operatori sanitari che ormai lavorano a tempo pieno per salvarci la vita; penso ai  dilemmi etici che assalgono quotidianamente i medici nei confronti dei pazienti affetti dal Covid 19.
Leggendo i recenti testi pubblicati su questo sito, mi vengono in mente i pensieri di Lucia  Mastrodomenico, su etica e salute,  pubblicati in “Il Mestiere di medico. Etica e Servizi Sanitari” (L’ancora del mediterraneo edizioni 2006) e ripresi nel libro “Solo l’Amore salva” (Liguori Editore 2012) : “..la riflessione sull’etica (anche se parliamo di etica sanitaria) si sviluppa soprattutto nei momenti di crisi dell’eticità stessa. Il mondo dei valori s’incrina,le norme che parevano ovvie sono messe in discussione,saltano i principi riconosciuti per stabilire ciò che è bene e ciò che è male. Tutto questo riguarda molto da vicino le nostre esistenze; specialmente se alla “vita”è associato il concetto di “natura”. La prima domanda da porsi è proprio che cosa è naturale e che cosa non lo è….E’etico interferire con la natura e modificarla?”
Lucia nel testo approfondisce: “Questione centrale affinché il metodo funzioni, è la capacità di stabilire relazioni. I tanti possibili percorsi terapeutici non si possono ridurre a un semplice schema di interpretazione, che da una parte vede come buona medicina quella che nella relazione ascolta e valorizza i pazienti, e dall’altra, contrapposta, una cattiva medicina che annulla la relazione e applica ciecamente i protocolli. Essenziale è mettere in luce il difficile lavoro delle persone  che hanno il compito del prendersi cura”.
Figure come l’infermiere, per esempio, che per la vicinanza ai pazienti possiede una competenza professionale indispensabile. Sono loro, assieme ai medici di famiglia, le figure essenziali per la mediazione con le istituzioni.
“Una relazione terapeutica efficace, dice Lucia, produce un sapere nuovo, avvertito da chi, per un caso della vita, è il malato e chi è invece il curatore; un sapere che può circolare perché parla di quei corpi in carne e ossa e dei percorsi di guarigione, mettendo a nudo, attraverso la narrazione dell’esperienza vissuta e dei suoi passaggi,la pratica disincarnata in cui si esprime la medicina  scientifica.  La malattia deve essere letta come <nodo di passaggio>;  la responsabilità di chi si occupa dei malati,  comporta l’avere davanti una persona, con la quale instaurare una relazione di cura ….Nessuno ha un corpo per niente, il corpo ascoltato ci fa capire di più e meglio. Curare  viene dopo…. Dalla capacità di stabilire delle relazioni e del cambiamento che queste comportano, anche quando parliamo di salute, le donne sono maestre. Da sempre custodi della cura, hanno sanato meglio di chiunque altro le malattie in famiglia, in guerra, in preghiera. Destino di un amore che restituisce amore? Antiche maestre del dolore, ne conoscono il travaglio, e dalla nascita alla sepoltura, segnalano con la loro ritualità, nel bene e nel male, nella felicità e nel lutto, per tutti, uomini e donne ,l’umana presenza..”
Oggi al tempo del coronavirus, vediamo donne medico, operatrici sanitarie che, con professionalità hanno  cura dei  pazienti, e ci trasmettono  emozioni, ogni volta che un malato esce guarito da questa atroce battaglia. Ci raccontano storie dei loro  pazienti e ci restituiscono amore e parole che hanno regalato a chi avevano in cura, sostituendo  i loro familiari, per non lasciarli soli. Una relazione che ha senz’altro aiutato la  guarigione e ridimensionato alla solitudine.
Perché,  come ha detto Papa Francesco : “nessuno si salva da solo”

Luisa Festa