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Pubblichiamo di seguito due scritti di studenti del Liceo G.B. Vico, ritenuti degni di menzione,  dalla Commissione Esaminatrice della VI edizione del Premio Lucia Mastrodomenico (NdR)

Ognuno deve fare del suo meglio
Negli ultimi decenni l’uomo ha distrutto sempre di più la natura che lo circondava, riducendola ad una condizione che in passato sembrava impossibile, impensabile, ma che, al giorno d’oggi, sembra talmente scontata che raramente ci pensiamo: l’uomo è l’unico animale che, nella natura, non ci vive più. Che cosa abbiamo di diverso dalle altre specie? E soprattutto, è normale ciò. Può l’uomo reggere questa distanza sia emotiva che fisica dalla sua “casa”? La risposta è, a mio parere, no. Egli ne è inevitabilmente attratto, come se fosse legato ad un filo invisibile, che gli ricorda la sua natura umana, e lo spinge, lo porta verso le vacanze al mare, le settimane bianche, i weekend nella casa di campagna… Ogni secondo che vive in una città, l’essere umano si violenta, credendo che questo sia il meglio per sè: una vita tra automobili, televisori, grattacieli. E’ il progresso che si oppone alla natura, tentandoci con una vita che crediamo migliore. E l’uomo negli anni si è fatto attrarre da quest’ultima, ed ogni città che costruiva era un tradimento verso ciò che l’aveva creato, una voragine che si allargava sempre di più, aumentando la distanza tra noi e la natura. La verità è che in ogni uomo c’è una piccola parte di cuore che ama la natura, e che la cerca in ogni momento possibile, fuggendo dalla triste e cupa realtà urbana, che tanto lo opprime. In ognuno di noi c’è un Marcovaldo che cerca piccole “esplosioni” di verde in mezzo al grigiore cittadino. 
Noi abbiamo bisogno di riempirci come se fossimo dei “barattoli” umani, dobbiamo ricaricarci come se fossimo delle grosse pile viventi. Nella natura l’uomo ritrova il suo lato veramente umano, l’unico di cui è veramente dotato, che conferisce senso alla sua vita. Il suo lato profondo è quello che in città viene soffocato dall’acciaio, accecato dai social media. Nella natura quindi l’uomo esplode, ed incontra il vero se stesso, quello che conosce il male della società, e che la rifiuta.
E’ come se fosse “nudo”, privato di tutti quei vestiti che lo rendono più bello fuori, ma meno leggero dentro, che sono ormai diventati il suo vero corpo. L’uomo, senza i vestiti che la società lo costringe a indossare, è come una goccia nell’oceano: si dissolve, ma pur sempre esiste. E’ pronto a quando dovrà ritornare in società, spegnersi e morire di nuovo. Perché l’uomo in società è come morto, stritolato dagli obblighi e dai giudizi. 
Ognuno quindi deve fare del suo meglio per alleggerire il suo impatto sul mondo che lo circonda. Non possiamo accettare l’inesorabile distruzione del pianeta, dobbiamo ribellarci e creare dei gruppi di pressione, per far capire a chi comanda che la nostra opinione vale, che non possono prendere la nostra casa, ciò che eravamo, siamo, saremo. Noi abbiamo bisogno della natura, e la natura non ha bisogno di noi, ma della nostra cura. E’ ora di riparare agli errori commessi, di imparare, e soprattutto di non ripeterli mai più in futuro. Nella nostra storia, non siamo mai stati così vicini alla fine della nostra specie.
Flavio La Torraca


Cara Madre natura
potrebbe sembrarti irrispettoso da parte degli umani scriverti questa lettera, dopo tutto ciò che hai dovuto sopportare per colpa nostra.
Chiederti come stai sarebbe vano: soltanto adesso, dopo anni passati a sfruttarti, ci siamo resi conto di tutto il dolore che ti abbiamo procurato.
Scrivo per chiederti nel modo più sincero possibile scusa. Forse è, ormai, troppo tardi e non riuscirò più a vederti bella come prima, ma non ho intenzione di lasciarti devastata più di quanto tu non lo sia già.
Starai probabilmente pensando che, essendo solo una ragazzina di quattordici anni, non possa fare granché per fermare quello che ti stanno facendo le multinazionali, i capi di governo e in generale tutta l’umanità, ma qui ti sbagli: nonostante la mia giovane età, qualcosa posso fare e la faccio come tanti altri miei coetanei. Basta pensare a tutte le migliaia di adolescenti che manifestano durante i “Fridays for future”.
Purtroppo le generazioni prima di noi non hanno minimamente pensato alle possibili ripercussioni che le loro azioni avrebbero avuto su di te, sulla Terra e sul clima; adesso le conseguenze le stiamo vivendo noi. Siamo giovani, è vero, ma una voce l’abbiamo e ci stiamo facendo sentire per preservarti, per farti tornare quella di un tempo.
Non posso neanche immaginare il dolore e la tristezza che provi quando vedi le tue foreste disboscate o andate a fuoco, oppure quando vedi i ghiacciai sciogliersi facendo perdere la casa a tantissime specie animali e viventi.
Cara Madre natura, se l’uomo non fosse stato così egoista e avesse pensato a te prima, adesso probabilmente tutto sarebbe nel suo normale equilibrio.
Purtroppo non è così: l’Australia sta bruciando, le api, i rinoceronti, i leopardi e tantissimi altri animali sono a rischio di estinzione, e nonostante questo le potenze mondiali ignorano il cambiamento climatico.
La Terra si fa sempre più calda e, come scritto da Giobbe Covatta e Paola Cantella, “A nessuno piace caldo”.
Cara Madre natura ti chiedo scusa a nome di tutti gli uomini, sperando di essere ancora in tempo per riparare i troppi e dolorosi torti che hai subito.
Tutto l’affetto,
Carolina de Vivo