Questo venerdì parliamo di Sanità e Salute. Due questioni diverse ma assimilabili.
Un efficiente SSN e la salvaguardia dell’ambiente ci fanno vivere meglio e più a lungo. Facile a dirsi, ma difficile a farsi! Buona lettura.
(RL)
Manovra: “Rispetto a misure previste mancano 19 mld da qui al 2030. Nel 2027 si scende al 5,9% del Pil, minimo storico”.
Secondo il report Ocse sulla sostenibilità fiscale dei servizi sanitari, la spesa sanitaria crescerà “fisiologicamente” in media del 2,6% annuo fino al 2040, spinta dal costo crescente di farmaci e tecnologie sanitarie, invecchiamento della popolazione e inflazione. "Purtroppo gli incrementi previsti dalla Manovra 2025, ben al di sotto di questa soglia, non saranno sufficienti a mantenere il passo, lasciando il nostro Ssn sempre più indietro".
tratto da Quotidiano Sanità del 4 Novembre 2024
Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione Gimbe presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il Presidente ha invitato a non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico ed ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale (Fsn).
"Innanzitutto – ha spiegato il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta – il titolo dell’art. 47 'Rifinanziamento del Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard' e ancor più le modalità con cui vengono presentati gli importi sono fuorvianti: vengono riportati solo gli incrementi cumulativi del Fsn, anziché le risorse aggiunte annualmente, con la relativa rideterminazione del Fsn. Cartabellotta ha proposto di rinominare l’art. 47 in 'Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard' e di esplicitare per ciascun anno sia l’incremento in valore assoluto, sia l’importo rideterminato del Fsn.
La Fondazione ha evidenziato come la crescita del Fsn sia nettamente
insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in
maniera equa il diritto alla tutela della salute. "L’incremento di € 2,5
miliardi per il 2025, che porta 'in dote' € 1,2 miliardi dalla Manovra 2024 –
spiega Cartabellotta – aumenta il Fsn a € 136,5 miliardi, di fatto solo dell’1%
rispetto a quanto già fissato nel 2024". E negli anni successivi, eccezion
fatta per il 2026 (+3%), gli incrementi percentuali del Fsn sono risibili:
+0,4% nel 2027, +0,6% nel 2028, +0,7% nel 2029 e +0,8% nel 2030.
"Ma soprattutto – ha rilevato Cartabellotta – emerge chiaramente la
riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal
Paese, segno che il rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una
priorità nemmeno per l’attuale Governo". Infatti, in termini di
percentuale di Pil, il Fsn scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026,
per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029.
"Questo trend – ha osservato Cartabellotta – riflette il continuo
disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i
Governi. L’aumento progressivo del Fsn in valore assoluto, sempre più
sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione: perché la
quota di PIL destinata alla sanità cala inesorabilmente, fatta eccezione per
gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione
dell’emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema. E con
la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%,
toccando il minimo storico".
Misure previste. Il Presidente ha poi presentato l’analisi
dettagliata delle misure previste dall’art. 47 della Manovra 2025, evidenziando
un netto divario con le risorse stanziate. Nel periodo 2025-2030, il costo
complessivo delle misure ammonta a € 21.365 milioni, a cui vanno aggiunti i
rinnovi contrattuali del personale sanitario, non riportati dal testo della
Manovra. Costi che la Fondazione Gimbe ha stimato in € 7.649 milioni: € 3.618
milioni per il triennio 2025-2027 e € 4.031 milioni per il 2028-2030.
"Calcolatrice alla mano – ha chiosato Cartabellotta – le misure previste
dalla Manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo di oltre €
29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa € 10,2 miliardi. Con
un divario che sfiora i € 19 miliardi e un Ssn già in grave affanno, è ovvio
che anche le Regioni più virtuose faticheranno a implementare le misure
disposte dalla Manovra e dovranno tagliare i servizi e/o aumentare le imposte
regionali".
Misure non previste. "Dalla Manovra 2025 – ha rilevato
Cartabellotta – restano escluse priorità cruciali per la tenuta del Ssn.
Innanzitutto, il piano straordinario di assunzione medici e infermieri,
l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per
restituire attrattività al Ssn, visto che le indennità di specificità sono solo
briciole. Mancano inoltre risorse per ridurre/abolire il payback sui
dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa
della farmaceutica diretta, che pesa sempre di più sull’industria del
farmaco". Infine, anche i 'nuovi' Lea per le prestazioni specialistiche e
protesiche, attesi da ben 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio
2025, per esiguità delle risorse stanziate.
Il rifinanziamento del Ssn. Secondo il report Ocse sulla
sostenibilità fiscale dei servizi sanitari, pubblicato nel gennaio 2024, la
spesa sanitaria crescerà “fisiologicamente” in media del 2,6% annuo fino al
2040, spinta dal costo crescente di farmaci e tecnologie sanitarie,
invecchiamento della popolazione e inflazione. "Purtroppo – ha spiegato
Cartabellotta – gli incrementi previsti dalla Manovra 2025, ben al di sotto di
questa soglia, non saranno sufficienti a mantenere il passo, lasciando il
nostro Ssn sempre più indietro". Con il finanziamento assegnato dalla
Legge di Bilancio 2025, infatti, dal 2026 ci allontaneremo dal tasso di
crescita del 2,6% annuo, accumulando un gap di circa € 12 miliardi nel 2030.
Proposte per il rifinanziamento del Ssn. Se il nostro Paese intende
davvero rilanciare il Ssn – ha continuato Cartabellotta – è indispensabile
avviare un rifinanziamento progressivo accompagnato da coraggiose riforme di
sistema. Perché aggiungere fondi senza riforme riduce il valore della spesa
sanitaria, mentre fare riforme “senza maggiori oneri per la finanza pubblica”
crea solo “scatole vuote”, come il DL anziani, il DL liste di attesa e il DdL
sulle prestazioni sanitarie. Nonostante la stagnante crescita economica, gli
enormi interessi sul debito pubblico e l’entità dell’evasione fiscale, con un
approccio scientifico e la giusta volontà politica è possibile pianificare un
incremento percentuale annuo del Fsn, al di sotto del quale non scendere, a
prescindere dagli avvicendamenti dei Governi".
Seguendo le opzioni politiche suggerite dal report Ocse del gennaio 2024, la
Fondazione Gimbe ha presentato in audizione proposte concrete per rifinanziare
il Ssn. Nell’impossibilità di aumentare la spesa pubblica totale visto
l’inverosimile balzo del Pil nel breve-medio termine e i vincoli EU sul debito,
occorre puntare sulla combinazione delle altre strategie proposte dall’Ocse.
Innanzitutto, aumentare le risorse per la sanità, riallocandole da altri
capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su
prodotti che danneggiano la salute (sin taxes): sigarette, alcool, gioco
d’azzardo, bevande e prodotti zuccherati, e/o tassando i redditi milionari e/o
gli extra-profitti di multinazionali. In secondo luogo, rivalutare i confini
tra spesa pubblica e spesa privata: previo aggiornamento efficace dei Livelli
Essenziali di Assistenza (le prestazioni che il Ssn è tenuto a fornire a tutte
le persone, gratuitamente o dietro pagamento di ticket), occorre attuare una
“sana riforma” della sanità integrativa che permetta di coprire i bisogni di
salute aumentando la spesa intermediata e riducendo quella pagata di tasca dai
cittadini (out-of-pocket); rivedere le compartecipazioni alla spesa sanitaria;
incentivare, previa definizione di una governance nazionale, le partnership
pubblico-privato. Infine, attuare un Piano Nazionale di disinvestimento da
sprechi e inefficienze per aumentare il valore della spesa sanitaria.
"È ormai tempo di rimboccarsi le maniche – ha concluso Cartabellotta –
abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche
di rifinanziamento delle forze di opposizione, evitando di fare della sanità un
campo di battaglia politica. Perché senza un adeguato potenziamento del Ssn con
adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema, non resterà che assistere
impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela
universale della salute, disattendendo il principio sancito dall’art. 32 della
Costituzione. Di conseguenza, è indispensabile ripensare le politiche
allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del
personale sanitario dal Ssn, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche
e tecnologiche, le diseguaglianze nell’accesso a servizi e prestazioni
sanitarie, l’aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. Altrimenti,
diremo definitivamente addio all’universalismo, all’uguaglianza e all’equità,
princìpi fondanti del Ssn".