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Povertà estrema e senza dimora


Prendere in consegna il testimone, portarlo avanti per una frazione di gara e poi cederlo al prossimo compagno di squadra fino a raggiungere il traguardo. È l'essenza, in atletica,  delle competizioni a “staffetta” ed è anche il singolare approccio scelto per realizzare, in questi anni, un lavoro di ricerca sulle persone senza dimora (SD) e sui volontari che le assistono, nata dalla collaborazione dell'Associazione “Madrigale per Lucia” e della Cooperativa Sociale “La Locomotiva” con il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli “Federico II”, all'interno del Master di II Livello in “Direzione, Management e Coordinamento delle Strutture Sanitarie, Sociali e Socio-Asssistenziali Territoriali”.
Durante l'anno accademico 2014/2015, due allieve del Master, una sociologa ed un'assistente sociale, ad integrazione dei propri lavori di tesi, dedicate proprio alla tematica delle persone senza dimora, elaborarono un progetto di ricerca/intervento finalizzato essenzialmente ad un approfondimento conoscitivo delle associazioni (*) che si occupano di persone SD e, tramite queste, ad un miglioramento della conoscenza del fenomeno sociale dei SD a Napoli ed in Campania.
Il progetto di ricerca prevedeva l'elaborazione di due distinti strumenti di raccolta dati:
Una intervista guidata al rappresentante legale dell'associazione (in cui si raccoglievano informazioni generali sull'origine e la storia dell'associazione, le sue motivazioni, le attività, le fonti di finanziamento, le modalità di accesso dei senza  dimora ai servizi ed alcune opinioni sui rapporti con le istituzioni);
Un questionario, da somministrare ad un piccolo gruppo di volontari dell'associazione, contenente domande relative ad alcune loro caratteristiche personali (età, genere, livello di istruzione, condizione lavorativa), alle motivazioni ed alla tipologia di impegno profuso nell'associazione di appartenenza ed infine una serie di items relativi alla personale percezione della condizione delle persone senza dimora assistite.
Gli strumenti di raccolta dati, una volta elaborati, vennero condivisi e ripetutamente modificati con il contributo delle stesse associazioni partecipanti alla ricerca, prima di passare alla loro effettiva somministrazione, che consentì, in prima battuta, la raccolta di poco meno di una trentina di questionari tra i volontari delle realtà originariamente coinvolte (Associazione  La Rotonda Onlus, Comunità di Sant'Egidio, altri gruppi parrocchiali).
In questi giorni il “testimone”, il lavoro svolto fino a qui, è passato ad un altro allievo del Master di II Livello in “Direzione, Management e Coordinamento delle Strutture Sanitarie, Sociali e Socio-Asssistenziali Territoriali” a.a. 2015/2016, un sociologo, che avrà il compito di arricchire il numero dei questionari  precedentemente raccolti (estendendo il raggio della ricerca oltre la Provincia di Napoli), avviare l'analisi dei dati disponibili, collaborare alla realizzazione di un evento pubblico di presentazione della ricerca e delle sue risultanze (da tenersi orientativamente nel prossimo autunno) ed infine proporre nuove eventuali direzioni di indagine o di intervento.
Ma perché proprio una ricerca sulle persone senza  dimora e sui volontari che se ne occupano?
In primo luogo, perché nonostante alcuni allarmanti dati sull'aumento delle povertà estreme nel nostro Paese, la condizione dei senza  dimora (che di quella tendenza sono l'espressione più critica) ed il faticoso, prezioso lavoro sociale intorno a questa problematica restano caratterizzati da una scarsa visibilità, quasi come se la più volte denunciata “invisibilità” delle persone che hanno perso tutto (lavoro, casa, relazioni sociali) si estendesse per una singolare proprietà transitiva anche alla ricerca ed agli interventi in loro favore. D'altro canto l'oggetto di ricerca – si perdoni la freddezza dell'espressione – è in questo caso difficile da approcciare, scomodo, rintracciabile solo fuori dagli orari d'ufficio ed in luoghi non sempre sicuri. Gli stessi operatori dei servizi ed  i volontari, confrontandosi quotidianamente con i vissuti di strada, acquisiscono probabilmente una prudenza ed una riservatezza verso le persone assistite che possono spiegarne in parte la  scarsa propensione alla visibilità.
Eppure oggi più che mai ogni riflessione, ogni testimonianza, ogni indagine sul fenomeno dei senza dimora contribuisce a mantenere accesi i riflettori su un fenomeno che cresce e nel contempo cambia forma, coinvolgendo strati sociali prima mai sfiorati e modificando – come già avvenuto nei decenni e nei secoli scorsi – gli stereotipi legati al vagabondaggio ed alla povertà estrema. E contribuire oggi, anche minimamente,  ad una migliore conoscenza di questa realtà nel nostro contesto sociale, provare a formulare – insieme a chi si spende quotidianamente sul campo – nuove ipotesi interpretative e di intervento, condividere  buone prassi,  resta il migliore antidoto alla facile stigmatizzazione delle persone in difficoltà ed alla diffusione di approcci inefficaci alla soluzione dei loro problemi.
In questo senso la ricerca in corso può anche contribuire, come prevedeva il  progetto originario, a costituire il punto di partenza per la realizzazione di un percorso di formazione/aggiornamento rivolto agli operatori del settore. Ma questo è forse già il “traguardo”, per ora siamo soltanto alla seconda frazione.
* (in questo contesto il termine “associazione” non è utilizzato in senso stretto facendo riferimento, bensì, a realtà giuridicamente eterogenee che hanno in comune l’attività a favore dei senza dimora - associazioni culturali e/o di volontariato, cooperative, enti morali, gruppi parrocchiali e gruppi informali)

Ivo Grillo