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Al Sud una giornata di degenza ospedaliera arriva a costare fino al triplo rispetto al Nord

di Giovanni Rodriquez
tratto da Quotidiano Sanità del 3 dicembre 2024
 
Tra le Aziende ospedaliere, al Papardo di Messina il costo giornaliero di una degenza arriva a 1031,6 euro. Va poco meglio al San Pio di Benevento con i suoi 915,3 euro al giorno. Una differenza netta rispetto al Santa Croce e Carle di Cuneo dove si spendono 413,2 euro. Ancora più marcate le differenze se si prendono in esame le Aziende ospedaliere universitarie: al Luigi Vanvitelli di Napoli si sfiorano i 1.400 euro di costo giornaliero, oltre il triplo rispetto ai 400,3 euro del Policlinico San Matteo di Pavia.

Una degenza in una Azienda ospedaliera del Sud, in particolare in Sicilia e Campania, arriva a costare oltre il triplo rispetto alla stessa degenza in strutture del Nord Italia. Questo quanto emerge dai dati pubblicati ne portale statistico di Agenas.
Prendendo in esame le Aziende ospedaliere, al Papardo di Messina il costo giornaliero di una degenza arriva a 1031,6 euro. Va poco meglio al San Pio di Benevento con i suoi 915,3 euro al giorno. Il dato inizia già a scendere più sensibilmente da terzo posto, con i 734,7 euro del San Giovanni di Roma. Parliamo di quasi 300 euro al giorno in meno rispetto al Papardo di Messina. Ma il dato cresce esponenzialmente se prendiamo in esame il Santa Croce e Carle di Cuneo dove si spendono 413,2 euro al giorno per un ricovero ospedaliero, ossia ben 618,4 euro in meno rispetto a Messina.


Ma cos'è l'indicatore del costo medio per giornata di degenza acuzie pesata per complessità? Come spiega Agenas, questo rappresenta il costo medio di una giornata di degenza per acuzie pesata per la complessità media della casistica. "L'indicatore esprime sinteticamente il valore dei fattori produttivi assorbiti da ogni giornata di degenza per acuti, sulla base di quanto rilevato dal modello LA per il livello assistenza ospedaliera per acuti". Il numero di giornate di degenza è stato ponderato per il peso medio DRG. Un valore elevato dell’indicatore viene valutato negativamente, in quanto rappresenta maggiori costi operativi connessi ad ogni giornata di degenza".
Le differenza di costo già così nette diventano ancora più marcate se poi prendiamo in esame le Aziende ospedaliere universitarie. Al Luigi Vanvitelli di Napoli si spendono 1.399,5 euro di costo giornaliero per una degenza. Subito sotto troviamo il Giaccone di Palermo con 889,5 euro al giorno. Al terzo posto c'è il Federico II di Napoli con 731,5 euro, già 668 euro in meno rispetto all'altra Azienda ospedaliero universitaria della stessa città. Ma la differenza diventa clamorosa se si prende in esame il costo di una degenza al Policlinico San Mattina di Pavia con i suoi 400,3 euro. Si arrivano a sfiorare i 1.000 euro in meno di costo al giorno per un medesimo ricovero rispetto al Vanvitelli di Napoli, una gap di spesa che ha dell'incredibile.


Un gap di spesa che ha dell’incredibile, conclude l’articolista. Vero! Bisogna certamente fare analisi approfondite per analizzare il fenomeno. I dati sono ufficiali, la fonte è l’AGENAS (Agenzia per i servizi sanitari regionali) facente capo al Ministero della Salute. Gli indicatori utilizzati sono sempre discutibili ma il dato è eclatante. Ci torneremo per cercare di capirne di più.

(RL)

Chi è l’amica geniale

Grande successo di ascolti per la serie in onda su Rai 1. Parla di un complesso intreccio di amore, sentimenti, relazioni, conflitti che, con grande maestria, Elena Ferrante, tantissimi libri venduti in tutto il mondo, svela al pubblico. Abbiamo ritenuto interessante riportare il pezzo che segue, tratto da Vanity Fair. Lunedì 9 dicembre gli ultimi due episodi. Grande attesa tra gli appassionati.
 
(NdR)
 
L'Amica Geniale 4, episodi 3 e 4: Lenù diventa finalmente adulta e Lila racconta per la prima volta il suo (vero) tormento.
Il terzo e quarto episodio di Storia della bambina perduta raccontano il fragilissimo equilibrio di Lila, che svela per la prima volta a Lenù la sua vera fragilità.
 
di Mario Manca
tratto da Vanity Fair del 18 novembre 2024


Il momento più intenso del terzo e quarto episodio de L'Amica Geniale arriva verso la fine di quest'ultimo, quando Lenù (Alba Rohrwacher), che per tutta la vita ha sempre rincorso Lila (Irene Maiorino) cercando di conquistarsi con il sudore della fronte quello che per lei sembrava sempre così facile e abbordabile, capisce finalmente il punto debole dell'amica. Succede quando sono entrambe accucciate di sera in macchina mentre il Rione e Napoli affrontano il terrore dei cittadini sopravvissuti al terremoto: in quell'occasione, infatti, le due donne, unite come quando erano bambine, si parlano come forse non hanno mai fatto prima, con Lila che confida a Lenù che la sua testa ha sempre trovato uno spiraglio per guardare oltre e, quindi, sopravvivere. «La testa non posso fermarla», dice Lila parlando di quella smarginatura che Elena Ferrante ha reso così chiara sulla pagina e che gli sceneggiatori della serie prodotta da Freemantle, The Apartment e Wildside e da Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con Rai Fiction e con Hbo Entertainment Saverio Costanzo, Francesco Piccolo e Laura Paolucci sono riusciti a traslare sullo schermo con verità e commozione. «Non mi lasciare, altrimenti io cado giù», insiste Lila di fronte a una Lenù sgomenta, che ha visto la sua amica geniale cadere e rialzarsi molte volte ma che non ha mai visto così vulnerabile e alle prese con una lotta contro sé stessa per rimanere ancorata alla realtà.


«La maestra Oliviero aveva ragione: io sono cattiva. Tu, invece, sei gentile, se ti offendo tu non ascoltare», le ripete ancora una volta Lila in questa sorta di epifania in cui Lenù, oltre a non avere alcuna intenzione di lasciarla, capisce che, «quando il caos prendeva il sopravvento, Lila perdeva Lila». La sua fortuna è stata che al momento del terremoto fosse insieme a lei, con Lenù che in questo terzo e quarto episodio si rende finalmente conto di essere cresciuta e di avere sulle sue spalle delle responsabilità. Dopo aver perso la testa per Nino Sarratore (Fabrizio Gifuni) e aver rinunciato a (quasi) tutto per lui, è la realtà a bussarle alla porta: prima con il ritorno al suo quartiere d'origine per fare pace con quello che ha lasciato e poi con il rapporto con sua madre (Anna Rita Vitolo), che lei ha sempre visto ostile e severa quando in realtà è sempre stata segretamente orgogliosa di lei. «Non mi aspettavo da tua sorella le cose che mi aspettavo da te», le dice Immacolata dimostrando una stima sterminata nei confronti della figlia anche se, quando era bambina, non voleva né che continuasse a studiare né che la lasciasse sola. L'altro momento in cui Lenù capisce di essere diventata grande corrisponde a quello in cui sua madre si ammala di un carcinoma che potrebbe essersi esteso a tutto il corpo.


«Sei l'unica figlia mia», le dice Immacolata dopo che Lenù, incinta di Nino, corre per tutto il Rione con il fiatone per raggiungerla. La scena in cui la aiuta a mettersi le pantofole come se fosse una bambina e quella in cui in macchina sua madre dice che «quando sai come soffrire l’angelo della morte lo rispetta e dopo un poco se ne va» è forse quella più forte dell'intera Amica Geniale, perché il dramma affrontato di Lenù, che corrisponde al momento in cui i figli diventano genitori e i genitori diventano figli, è un passaggio della vita di ognuno di noi che presto o tardi arriverà e ci metterà di fronte a una resa dei conti non di poco conto. Acquisire consapevolezza rispetto all'età più giovane trova, però, in Lenù anche un altro snodo cruciale: quello in cui fa visita alla famiglia Sarratore e, osservando Donato (Emanuele Valenti), il padre di Nino che quando era una ragazza le aveva messo le mani addosso, si chiede «com'è possibile che sono stata con quest'uomo laido, calvo, sciatto». A far male allo spettatore è, però, l'ossessione per Nino che continua ad avvelenare Lenù anche se, nell'ultima sequenza, quando la donna alza lo sguardo al soffitto dell'appartamento che condivide con l'uomo e scorge una crepa causata del terremoto, capisce dentro di sé che forse l'idillio è finito. Nino non ci ha pensato due volte a lasciare Napoli con sua moglie - quella vera - mentre lei è incinta e sola, e questo la dice lunga sulla tossicità di un uomo che non ha mai perso le cattive abitudini di un tempo e sul quale Lila ha sempre avuto delle riserve - «Il tuo amante non è mio amico, e forse non è neanche amico tuo». Lenù, però, fa finta di non vedere, almeno fino a quando tutt'intorno a lei - la droga portata al Rione da Marcello Solara, Lila che pensa che la sua gravidanza le sia ostile e suo fratello Rino diventato un tossicodipendente - non incomincia a soffocarla lentamente.