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Aziz

Aziz vende libri sulla spiaggia. Non è un qualsiasi ambulante, ma un libraio mancato che discute di letteratura con i turisti seminudi sotto ombrelloni infuocati nell'agosto maremmano. Aziz parla bene italiano, sorride con smagliante candore, è furbo come un bambino ed è già la terza volta che acquisto uno dei suoi libri. L'ho pregato di non ripassare troppo presto, perché dopo la lettura vuole commentare, raccogliere impressioni, esprimere pareri critici sugli autori, e parlare anche di sé, e della famiglia che rivede una volta all'anno, in Nigeria.
Aspetto Aziz per interrompere la lentezza della mattinata marina. Converso per capire se il suo mondo è quello di Mariama Bȃ o di Aïssatou, narrato nel romanzo africano che ho appena finito. Mariama Bȃ ne è l'autrice, nata a Dakar nel 1929, Aïssatou è la sua amica, destinataria del racconto epistolare. Il romanzo si intitola Una si longue lettre, pubblicato nel 1980. Leggendolo, mi è venuto in mente Defilé di Lucia Mastrodomenico.  Mariama  le sarebbe piaciuta moltissimo, e l'ho immaginata abbigliata con gli abiti coloratissimi che ho visto nelle foto della sua sfilata di extracomunitarie. Mariama scrive all'amica che non dimenticherà mai la donna bianca che per prima ha voluto per le giovani senegalesi un "destino fuori dal comune", offrendo loro istruzione in una scuola  "insieme verde, rosa, azzurra, gialla", ove si mescolavano intelligenze, caratteri, usi e costumi differenti. Quelle allieve, si sentivano "sorelle destinate alla stessa missione emancipatrice". Mariama racconta la propria vita e gli aspetti della società senegalese da una prospettiva esclusivamente femminile; svela abitudini e tradizioni, descrive ineffabili bellezze e inconcepibili miserie. Dal suo vissuto emerge la figura femminile descritta da Lucia, quella della donna che da sempre ha donato la propria "cura a figli, uomini, anziani". La svolta nelle vite delle due donne è determinata dalla decisione dei loro mariti di sposare una seconda moglie, che le pone inevitabilmente di fronte ad una scelta. Chiedo ad Aziz se condivida la poligamia. Dice di no con determinazione. Sembra sincero. Manda il denaro di mille lavori italiani alla famiglia, e gli chiedo quando  raggiungerà i suoi cari, per vivere con loro. Non lo sa, forse non vuole tornare per sempre. Non saprebbe più vivere con loro, come non sa vivere in Italia. Paga il prezzo dello sradicamento con l'estrema solitudine del migrante, la cui identità è annegata nel Mediterraneo al largo di Lampedusa. Quando l'agosto maremmano si stempera nelle brezze settembrine, Aziz ripone i libri nella sacca e ricomincia a viaggiare per l'Italia, interpretando altri ruoli: manovale, cameriere, tuttofare. Con testarda insistenza gli spiego quale sia la bellezza del ritorno, e con docile cortesia lui finge di aver compreso, ma so che non è vero.


Maria Colaizzo ( docente materie letterarie – Liceo “Vico” – Napoli)