testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Intervista a Sergio Bruni. “Napoli, la sua canzone”


Lucia Mastrodomenico (LM) : Quando e come nasce il suo amore per la musica ?
Sergio Bruni (SB) : questa stessa domanda mi è stata posta da un giornalista della BBC inglese pochi giorni fa. La risposta è: l’amore per la musica è nato con me. Quando era ragazzino e pranzavo con i miei genitori, con la mano destra mangiavo la minestra e con la sinistra portavo il tempo. L’amore per la musica nasce con me. Si nasce artisti, si nasce musicisti.
LM: il suo talento, la sua professionalità, nel campo della musica non sono sempre riconosciuti come tali; si preferisce continuare a dare di lei solo l’immagine di un bravo autore e interprete di canzoni. Quali i motivi?
SB : probabilmente molta gente non sa che io non mi limito a curare solo il mio modo di cantare e di comporre, vedo il mondo dell’arte in modo più ampio. M’interessa quello che hanno fatto i grandi artisti, il loro pensiero.  Cito spesso il pensiero di Oscar Wilde, per sottolineare la figura dell’eletto. Oscar Wilde diceva che coloro che trovano significati belli nelle cose belle sono gli uomini colti e, per essi, c’è speranza. Coloro che trovano significati belli nelle cose brutte sono corrotti senza essere seducenti. Queste parole, tutto il suo pensiero, è una scuola per me, una lezione, dovrebbe essere una lezione per tutti gli artisti. La vita dell’artista non è solo divertimento, c’è sofferenza nel suo lavoro, una sofferenza positiva che viene poi ripagata. In tutta Italia trovo consensi. L’Italiano intelligente ama Napoli, sa scoprire i valori di questa città, l’intelligenza non concepisce razzismi. Quando mi ricordano la canzone “Il mare” o altre canzoni di successo cantati a Sanremo, rispondo che per me è acqua passata. Un passato popolare, ma artisticamente parlando è banale fermarsi a quella fase della mia vita. Sono andato oltre e questo l’italiano intelligente lo ha recepito, coglie nel mio lavoro il percorso fatto.
LM : sentendo parlare di lei dagli addetti ai lavori, si ha l’impressione che Sergio Bruni sia un artista che porge i propri meriti con l’arroganza di chi non ha bisogna della modestia per essere un “maestro”. È vero?
SB :è vero perché viene interpretata male la mia sofferenza;  la mia sofferenza è il perfezionismo. Questa mia esigenza viene vissuta come superbia, invece non è affatto vero. Preoccupato solo di raggiungere certi obiettivi, la paura di non riuscirci fa sì che qualche volta perdo le staffe, lo confesso, anche se poi me ne addoloro. Faccio continuamente scuola a me stesso. Ho letto sant’Agostino per sapere come mi devo comportare. Mi si vive come una persona presuntuosa per la preoccupazione che mi spinge sempre ad avere il massimo nel lavoro….
LM :  è conosciuto anche per la sua voce affinata tremula e per la ricerca ossessiva del perfezionismo. Rispondono al vero queste affermazioni.
SB : il perfezionismo nell’artista è il credo di tutti i giorni. L’artista non smette mai di tendere alla perfezione. Quello che basta oggi già domani va perfezionato.
LM : Ci dice cosa ha ispiratoli testo struggente del brano “Carmela”
SB : nell’aspetto emblematico del testo “Carmela” non è una donna, ma Napoli. Quando il poeta dice: “ma tu staie lla, tu rosa, preta e stella”, vuole significare, senza peccare di campanilismo: “rosa” perché il popolo napoletano è un popolo sensibile, gentile, conserva ancora la tradizione del bel vivere, quindi Napoli viene paragonata ad un fiore. “Preta” invece perché, come ha scritto un giornalista, Napoli è un transatlantico che non affonda mai, malgrado le dominazioni e le guerre subite attraverso i secoli. “Stella” infine perché è bella, nessuno può negare che Napoli sia bella.
LM : qual è, a suo avviso, un bravo cantante e musicista napoletano contemporaneo?
SB : di bravi cantanti a Napoli ce ne sono tanti ma svolgono un’attività artistica che potrebbe svolgere anche un inglese. Nascono a Napoli ma non sono artisti napoletani. Napoli non è la musica rock. Manca una ricerca riguardo la cultura della tradizione napoletana. Riconosco la bravura ed il successo di certi artisti, ma la canzone napoletana è tutt’altra cosa.
LM : Maestro, quali consigli può dare ai giovani cantanti napoletani ?
SB : il consiglio è che dovrebbero scoprire il segreto della sofferenza per ottenere le cose belle. Io ho fatto questa esperienza; su mille e più canzoni che ho inciso ne boccio novecento.  Il mio consiglio ed augurio ai giovani artisti è quello di avere la grazie di scoprire la sofferenza per ottenere le cose belle.

Tratto da : Lucia Mastrodomenico “Gli anni ’70 e Napoli” – Magistra ed. 1993