testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

DAT non dato


Nel dicembre 2017 il senato ha approvato la legge sul testamento biologico. Dopo anni di battaglie e morti che hanno fatto “storia” (Welby, Englaro, Coscioni solo per ricordarne alcuni) il biotestamento è legge. Depositare le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) dovrebbe essere semplice. Invece non lo è. Perché?
Come ci ricorda Elena Testi, nel suo pezzo pubblicato su L’Espresso, in edicola, dal titolo “La grande beffa del testamento biologico negato”, manca il decreto attuativo, malgrado le solite promesse del governo, e manca l’apposita banca dati che renda possibile una adeguata gestione e copertura informativa a livello nazionale. Cioè a dire, chi deposita  il DAT al Comune di Milano o di Palermo o di….non è sicuro che la sua volontà sia conosciuta e venga rispettata su tutto il territorio nazionale. L’interessato inoltre avrà la possibilità di nominare un “fiduciario”, di limitare la sua decisione ad una sola malattia o estenderla a tutte le future malattie? Non si sa.  Manca cioè il modulo-tipo che renda più semplice, per il cittadino, la compilazione delle DAT. Inadempiente questa volta il Ministero della Salute (ex Sanità) che avrebbe dovuto emanare disposizioni al riguardo. La legge 219 del 22 dicembre 2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”dava cinque mesi di tempo (quindi entro maggio 2018), per la creazione della banca dati. Il Ministero della Salute ha chiesto al Consiglio di Stato di chiarire alcuni punti, il Consiglio di Stato ha dato pronta risposta alla fine di luglio dello scorso anno. Ma, da allora, il Ministero che doveva emanare i decreti attuativi, non lo ha fatto. Perché? 
Ciononostante già migliaia di italiani hanno compilato una DAT. Come? Scaricando il modulo reso disponibile dal portale dell’Associazione “Coscioni”. Comuni, ASL, Ospedali danno risposte differenti a seconda delle regioni di appartenenza. Meglio allora rivolgersi ai notai? Meglio il privato del pubblico. Perché?
Che aspetta il Ministero della Salute a venire a capo del problema e produrre un modulo nazionale, creare la banca dati e adottare il decreto attuativo? Confidiamo in un puntuale ravvedimento operoso. Basta che i funzionari ed i politici della “Salute” si rivolgano a quelli del MEF: forse impareranno come fanno, quelli del MEF,  ad emanare rapidamente decreti attuativi su tassazioni subentranti che affliggono il popolo cui loro stessi s’ispirano.

RL