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Le conseguenze del virus: la scienza


Il virus ci ricorda che la medicina non è una scienza perfetta. Non è la matematica. In medicina due più due non fa sempre quattro. La malattia esiste. Ma ancor più esistono la donna o l’uomo malato. Non è una ri-scoperta. Lo si è sempre saputo.
Ma è indubbio che stanno vacillando tante cognizioni, tante conoscenze che sembravano perfette o vicine alla perfezione. Da molti, forse troppi anni, la medicina, la ricerca  scientifica si è concentrata sulle malattie croniche e degenerative. Ottenendo lusinghieri successi. Basti pensare alle scoperte che hanno portato al  controllo delle malattie cardiovascolari; agli indubbi  successi contro le malattie degli occhi, contro le malattie metaboliche, dal diabete all’eccesso di grassi; per giungere ai recenti successi nella lotta ai tumori, anche se in questo campo i passi da fare sono ancora davvero tanti; va detto però che alcuni tumori sono controllabili, altri addirittura curabili, cosa assolutamente impensabile fino a 20/30 anni fa. Per non parlare dei successi della chirurgia, da quella generale alla ginecologia,  dall’ortopedia alla cardiochirurgia, ai trapianti. I dispositivi medici e chirurgici, sempre più sofisticati, consentono di sostituire parti del nostro corpo e far riprendere una vita normale a persone che fino a qualche anni fa erano candidate alla disabilità, se non peggio. Tanti progressi quindi della medicina che hanno contribuito a rendere, le popolazioni dei paesi ricchi del mondo, sempre più anziane, con il primato di giapponesi  e italiani.  
I progressi della medicina, nei confronti delle malattie croniche e degenerative sono davvero tanti. Recentemente il Ministero della Sanità ha adottato il Piano Nazionale Cronicità, al fine di fornire alle Regioni, indicazioni operative per la lotta alle malattie croniche che venivano considerate la vera e propria epidemia del XXI secolo. Un ulteriore passo avanti per sostenere una battaglia che si riteneva prioritaria: il contrasto alle malattie cronico – degenerative.
Ma è proprio così? Nel febbraio del 2020 (ripetiamo: anno bisesto, anno funesto), una nuova epidemia, anzi pandemia, ci ha ricordato che il “paradigma” malattie infettive è tuttora presente, anzi può divenire dominante. Milioni di contagiati, migliaia di morti, sempre nuovi casi, ora ad est, ora ad ovest, in ogni parte del mondo, con l’Italia drammaticamente protagonista.
Adesso ci sentiamo un po’ traditi dalla medicina scientifica, come se alcune certezze stessero crollando. Forse avevamo “ingenuamente pensato alla scienza come trionfo dell’onniscienza”  riprendendo le parole di Pier Luigi Battista,  da un articolo pubblicato qualche giorno fa. 
Questo virus nuovo, rapido ed aggressivo, ha messo a nudo la medicina: virologi ed epidemiologi procedono a vista, cambiano idea di frequente, lanciano messaggi contraddittori e quel che peggio, lo fanno spesse volte al giorno, rispondendo alle incalzanti domande di giornalisti. Il distanziamento deve essere di un metro, forse di un metro e ottanta, o due. Le mascherine servono o non servono, i tamponi di massa conviene farli o forse no; le analisi del sangue per vedere se c’è in giro gente con anticorpi, gente cioè che ha avuto la malattia, sono poco o molto attendibili ?  Conviene farle  a tutti? Costerebbero troppo considerato che hanno uno scarso significato prognostico? Ma le goccioline infette restano in aria oppure no? Ora che stiamo tutti in casa com’è che si continuano a registrare tanti nuovi casi d’infezione?  Il contagio avviene in casa. Oddio : se per strada non possiamo uscire ed in casa ci contagiamo, dobbiamo pensare che solo i single ne usciranno vincenti?
Insomma una medicina che si è dimostrata capace nel contrasto alle malattie croniche, si è trovata a mal partito di fronte ad un nemico più forte di lei.  Non è colpa di nessuno, beninteso, ma la gente è incredula e frastornata. Certamente pronta a ricredersi quando ci sarà l’annuncio del nuovo vaccino o del farmaco efficace contro il virus. Per ora è evidente la percezione  dell’ impotenza di una medicina scientifica incapace e balbettante di fronte ad un virus così aggressivo.
La gente non è propensa a vivere in un clima di palese incertezza. Bisognerà spiegare invece che ci attendono tempi di incertezza e precarietà. Non sarà facile. In special modo se la scienza, o meglio gli esperti o presunti scienziati, non impareranno ad essere meno arroganti, a mostrarsi in pubblico con meno sicumera, come fossero depositari di certezze.  Cosa che attualmente non sono, nonostante la supremazia che la medicina scientifica si è conquistata sul campo.