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Tina Anselmi


Non ci voleva proprio il Covid 19, un virus rapido e micidiale, per ricordare l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Adesso i cittadini e i politici, impauriti, riconoscono l’importanza del SSN, dopo anni di disattenzione, tagli, sprechi, sottovalutazione del ruolo della sanità pubblica. In questo momento, in cui tutti stanno riscoprendo il valore del SSN, è giusto ricordare la donna che, nel 1978, da ministro, firmò la legge che ne sanciva l’istituzione.
Questo è il momento di ricordare che il SSN ha avuto una Madre, Tina Anselmi (1927 – 2016), ministro della Sanità nel 1978, anno in cui, il 23 dicembre fu approvata la legge di Riforma Sanitaria n. 833, in applicazione dell’articolo 32 della Costituzione. Fu grazie alla sua capacità e ferma determinazione che fu approvata, dall’allora governo presieduto da Andreotti, la legge di Riforma, tuttora vigente, che ha introdotto i principi di uguaglianza, accessibilità, prevenzione, cura e riabilitazione per tutti i cittadini.
Tina Anselmi, la partigiana “Gabriella”, iscritta alla Democrazia Cristiana, prima donna ministro in Italia,  sindacalista attentissima alla condizione femminile, negli anni 70’, il decennio delle più grandi conquiste della Repubblica Italiana, collaborò  alla stesura dello Statuto dei Lavoratori, firmò la legge 903 sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro. Nel 1978 la Anselmi che, da deputata,  aveva votato contro il progetto di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, da Ministro della Sanità, ne firmò il testo. Chiaro esempio di cosa significhi il termine “laicità dello Stato” e rispetto della volontà, in democrazia, del Parlamento. Sua inoltre la firma della Legge sugli Accertamenti Sanitari Volontari ed Obbligatori, meglio conosciuta come legge Basaglia.
All’Anselmi, poco ricordata, va invece dato il giusto tributo, per la sua caparbia coerenza, i suoi valori etici. Donna non manovrabile, i suoi colleghi arrivarono a nominarla “Tina vagante”, fu designata a far parte della Commissione P2; dato il  comportamento intransigente, fu ostacolata dal suo e da altri partiti politici ed alla fine messa da parte per le sue posizioni scomode nei confronti del potere allora dominante.
Dunque ora, periodo in cui tutti in Italia si stanno rendendo conto di quanto è importante avere un SSN, dai principi universalistici, con basi solide, come li volle la Anselmi, va ricordata la figura di questa donna e le va dato il giusto riconoscimento. L’Anselmi affermava, riprendendo le parole del suo collega, medico e deputato Bruno Orsini,  che l’istituzione del SSN non andava considerato come un punto di arrivo, ma un punto di partenza di un lungo e difficile cammino.
Oggi, a quarantadue anni di distanza e dopo vari disegni di legge che ne hanno modificato la struttura organizzativa, ma lasciati inalterati i principi, la 833/78 si mostra come la legge di riforma che maggiormente ha inciso sull’assetto sociale italiano.  Dimostrazione ne è che il SSN, nonostante i tagli cui è stato sottoposto negli ultimi decenni, sta reggendo agli insulti del Covid 19, anche grazie agli aggiustamenti in corso in questi giorni, che hanno consentito finalmente di far arrivare più risorse economiche ed immettere nuovo  personale giovane nel sistema sanitario pubblico. 
Gli insulti del virus hanno messo a nudo la fragilità del SSN, proprio in quelle regioni che si ritenevano più forti, meglio attrezzate. Quindi non bisogna attendere la fine dell’epidemia per rifinanziare adeguatamente il SSN, stabilizzare il personale immesso in questo periodo, senza ripercorrere gli strazianti scenari del precariato di questi ultimi anni. Potenziare gli ospedali, cosa che si sta già facendo, ma principalmente il lavoro territoriale dei medici di medicina generale e di assistenza domiciliare, settore nel quale è necessario che il governo, la politica,  si prepari a scrivere un vero e proprio “libro nuovo” se non vuole essere travolto dalle epidemie che sono dietro l’angolo. Necesse est, riprendere l’antico avvertimento della Tina Anselmi: “Le conquiste raggiunte non sono mai per sempre”. Negli ultimi 20 anni,  la conquista SSN, è stata notevolmente depauperata. 

RL