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Iniziamo, con le menzioni speciali, a pubblicare gli scritti delle vincitrici e vincitori della VI edizione  Premio per le scuole Lucia Mastrodomenico. Ricordiamo che la frase di Lucia da commentare era: “L’amore per la terra. Se non possiamo godere di passeggiate vicino ai corsi d’acqua, attraversare villaggi e strade sconosciute, se viene profanata l’armonia della natura, allora dobbiamo agire affinché non vengano sottratte quotidianamente risorse e ricchezze naturali che mettono a rischio il futuro di tutti.”

Nulla è perduto
Ormai l’umanità sta trasformando la madre Terra in una discarica di menefreghismo ed ostilità. Il grigiore dei cieli annebbia la mia mente, gli incendi bruciano la mia anima, le acque dei ghiacciai sciolti inondano il mio viso come lacrime ed il silenzio di tutti svuota il mio cuore di speranze. L’indifferenza è il male peggiore, il cancro della società, perché genera impertinenza, superficialità ed insensibilità. Esaminiamo questi tre aspetti. La mancanza di rispetto nei confronti sia di cose che persone è sinonimo di mancanza d’amore in quanto quest’ultimo è dato dall’unione di affetto e considerazione. E dunque l’assenza di considerazione corrisponde all’indifferenza: è un circolo vizioso. L’essere umano tende ad essere superficiale perché non dà il giusto peso alle situazioni, belle o brutte che siano, e non si assume le proprie responsabilità di ciò che fa e di ciò che non fa. È tutta una questione di carenze. Terzo ed ultimo punto: l’insensibilità. L’ insufficienza di amore, empatia ed altruismo è una delle cause principali per cui il mondo sta cadendo a pezzi. Se solo avessimo un minimo di premura nei confronti di quei koala che stanno morendo ustionati e soffocati dalle fiamme o per quelle tartarughe che ingeriscono inconsapevolmente pezzi di plastica. Mi piange il cuore nel guardare immagini dei mari inquinati dal petrolio o nel venire a sapere ogni giorno che un’altra specie si è estinta a causa dell’inquinamento. Ma a rischio siamo anche noi che respiriamo smog e mangiamo cibo contaminato. Di soluzioni ne abbiamo, ma è la volontà che manca. La maggior parte dei governi di ridurre le emissioni di gas non ne vuole sapere. Per non parlare della plastica. Sapete quante bottiglie di plastica sono consumate e buttate ogni anno in Italia? Otto miliardi. E poi dove finiscono? In mare ovviamente, e quindi o vanno nelle pance degli abitanti delle acque o vanno a formare delle vere e proprie isole di plastica a largo, verso l’oceano. In più la popolazione è in aumento, e se continuiamo a produrla questa dannata plastica, aumenterà anche essa. Perché non sostituirla con il vetro: pulito, riutilizzabile e soprattutto riciclabile. La lista di problematiche continuerebbe probabilmente all’infinito, ma credo che tutti ne siano a conoscenza a questo punto della storia. Tutti abbiamo una televisione in casa e uno smartphone tra le mani, e le notizie, soprattutto nell’ultimo periodo, girano tantissimo. Ora che le cose le sappiamo armiamoci di buon senso e diamo fine a questa strage di innocenti. Purtroppo siamo quasi sulla via del non ritorno, quindi ci conviene darci una mossa. C’è ancora un luce infondo al tunnel, e quella luce siamo noi giovani, pieni di speranza e coraggio. Nulla è perduto.
Aurora Scotto (Liceo Mazzini – menzione)


L’armonia della natura

Lasciamo che l’armonia della Natura colmi anche il nostro cuore diceva Cesare Pavese. E se il suo cuore è pieno di quell’armonia, significa che la sta vivendo, assaporando e, forse, la sta restituendo.
Il cuore viene colmato attraverso i sensi ed è in questo modo che si può entrare in contatto con la natura e conoscerla.
Spesso lo sviluppo di un territorio, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale e culturale, può avvenire entro i limiti delle possibilità ecologiche degli ecosistemi e della loro capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e future.
Amare la propria terra significa comprendere a fondo il nostro ecosistema, che ci permette di mantenerne la riproducibilità nel tempo, con un uso consapevole delle risorse e delle loro capacità. Dobbiamo renderci conto che la terra merita la nostra protezione, non il nostro sfruttamento.
Eppure ilmondo sta soffocando, boccheggia, perché viene sommersoogni giorno da tonnellate di plastica e rifiuti che finiscono in mare. Ma di chi è la vera responsabilità? Non siamo forse tutti abitanti dello stesso pianeta? 
Tuttavia molte persone scansano questo problema come se non le riguardasse, lasciano correre, come se non sapessero dell'esistenza del buco dell'ozono, della plastica che inquina gli oceani, dei cambiamenti climatici.
I progressi della scienza e della tecnologia hanno apportato miglioramenti considerevoli nella vita dell’uomo, ma hanno anche provocato effetti catastrofici per l'equilibrio naturale.L'uomo è stato colpevole della distruzione dell'ambiente naturale, esaurendo le risorse non rinnovabili ed arrecando gravi danni. 
L'uomo, infatti, ha sfruttato ognipotenzialità del pianeta. 
A partire dalla rivoluzione industriale, il progresso nonsi è più arrestato ed il rapporto che lega uomo e ambiente è cresciuto attorno ad una visione dello sviluppo centrata sul profitto e su un approccio puramente economico.
La Terra appare malata e la colpa è dell'inquinamento, che minaccia sempre più frequentemente il nostro mondo e l'uomo non si cura di proteggerlo o di salvaguardarlo, a discapito anche della propria sopravvivenza.
L'utilizzo della plastica inquina così tanto i nostri mari che, ormai, appare come un fenomeno tristemente normale; le industrie, l'utilizzo di gas e carburanti tossici, i trasporti e lo smaltimento dei rifiuti stanno portando a dei gravi cambiamenti climatici. Così come l'utilizzo del petrolio, alla base dell'economia, che potrebbe essere sostituito da energia eolica, solare o elettrica, ma nessuno sembra desiderare tale cambiamento. 
In situazioni del genere, il ruolo dei politici è fondamentale. 
L'ambiente è stato troppo spesso considerato un fastidioso intralcio alla necessità di crescita dei paesi, una risorsa da valorizzare nel modo sbagliato per cercare di compensare i deficit finanziari, una merce di scambio.
Perdiamo un pezzo di Amazzonia ogni anno, le foreste continuano ad essere cancellate a un ritmo allarmante, trainate principalmente dall’espansione agricola e dalla domanda di carne bovina, olio di palma e soia. Per fare spazio agli allevamenti e alle coltivazioni, l’industria agricola preferisce abbattere gli alberi e appiccare il fuoco. Nel corso del 2019 sono stati gli incendi ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e della comunità internazionale.
Attualmente l'Australia sta bruciando. Venticinque persone sono morte, quasi quattrocentottanta milioni di mammiferi, uccelli, rettili e altri animali sono deceduti a causa dei devastanti incendi boschivi, sono state distrutte oltre mille case.
Il governo australiano ha ricevuto moltissime critiche per non aver saputo dare una risposta chiara sul cambiamento climatico, anche a causa del tradizionale legame del paese con l’industria mineraria e del carbone. 
La Natura può essere paragonata ad una madre, generatrice di ogni cosa, che ci offre ciò di cui abbiamo bisogno e noi, figli che mai si accontentano e che ancora ignorano molti particolari importanti della sua essenza, sfruttiamo tutto quello che ci offre, sprecando e rovinando il fragile equilibrio naturale.
Dopo che si è consumata una catastrofe, anziché chiedersi se ci fosse stata la possibilità di evitarla, quando ormai è accaduto, bisognerebbe pensare in anticipo a cosa fare per prevenire determinati disastri.
Come in molte cose, l'uomo è la causa principale del suo male.
Le abitudini sono difficili a morire, ma bisogna fare del bene a noi stessi e al mondo senza alcuna fatica, senza l’idea che sia un dovere, comportarsi responsabilmente senza sentire il peso della responsabilità, perché siamo noi gli abitanti di questo pianeta.
Restare fermi, in attesa, senza fare nulla significa guardare il mondo soffocare,schiacciato dall'indifferenza, quando tutti nel nostro piccolo possiamo fare la nostra parte. Le persone non sempre sono adeguatamente informate, forse sanno dell'esistenza del buco dell'ozono, ma non conoscono la “Pacific Trash Vortex”, un’enorme isola di spazzatura nel mezzo dell’Oceano Pacifico.
È necessario sensibilizzare le persone, proporre soluzioni alla loro portata, affinché si possa fare un primo passo concreto verso un miglioramento significativo dell’attuale stato delle cose.
Rispettare l’ambiente in cui viviamo significa rispettare tutti gli esseri viventi con cui lo condividiamo e, soprattutto, quelli che lo erediteranno. Anche loro hanno diritto a godere delle meraviglie che caratterizzano il nostro mondo e che noi, per primi, abbiamo conosciuto.
Ognuno può contribuire a mantenere l’ambiente vivibile e fermarne il degrado, ad esempio limitando gli sprechi d’acqua, preferendo i trasporti pubblici o la bicicletta all’automobile, riciclando, riducendo il tempo della doccia, utilizzando borracce.
Senza dubbio ognuno di noi è solo una goccia nel mare, ma cos'è l’oceano, se non una moltitudine di gocce?
Elisabetta Saggiomo (Liceo Mazzini – menzione)