testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Alcuni esempi: il cambiamento in sanità con NGE

 La tutela della salute non è stata, negli ultimi 20 anni, la finalità primaria di ASL e Ospedali. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) impegna una quantità limitata di risorse (8% del PIL) a fronte di risultati confortanti quali, aspettativa di vita alla nascita, mortalità infantile, gestione delle malattie croniche). Cos’è che non va, cosa ha portato il SSN a non reggere all’urto dell’attuale epidemia? La risposta è: i tagli alla spesa sanitaria succedutisi negli ultimi venti anni, la modifica del titolo V della Costituzione che ha acuito le differenze regionali, un sistema che è sempre più sbilanciato a favore della sanità privata for profit.

La pandemia da Covid ha esasperato l’attuale situazione di difficoltà del SSN, da cui è derivata, tra l’altro, l’alta letalità da Covid, in rapporto al numero dei contagiati. In particolar modo la letalità è risultata elevata se messa a confronto con altri paesi europei quali Germania, Francia, Spagna. Occorre dunque tornare ad investire in sanità

La salute è un diritto costituzionalmente garantito, ma ci devono essere le condizioni per esercitare tale diritto. L’opportunità del Next Generation EU (NGE) è quella che da tempo si attendeva e che può consentirci di avere una visione di lungo periodo.  Quale la direzione?

Prevenzione: le malattie croniche assorbono il 50% della spesa sanitaria. Un trend in crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Il Piano Nazionale Cronicità va applicato su tutto il territorio nazionale e la prevenzione deve divenire, nella pratica dei servizi, l’intervento più appropriato da mettere in opera.

Territorio: deve divenire il luogo centrale della prevenzione e delle cure, al di là dei modelli organizzativi che si vogliano realizzare. È la prossimità delle cure l’elemento centrale della lotta alle malattie croniche, ma anche nei confronti delle malattie infettive, come l’esperienza del Covid sta dimostrando. I bisogni sanitari non vanno inseguiti ma governati, nei diversi setting di cura, badando prioritariamente all’appropriatezza degli interventi. È a partire dal territorio che va implementato un sistema di Reti Cliniche, secondo il modello “Hub e Spoke”, modello di derivazione dalla logistica: mozzo e raggio della ruota. Modello che valorizza il territorio e nel contempo il ruolo strategico dell’ospedale quale livello centrale di diagnosi e cura.

Personale: il coinvolgimento del personale nella condivisione degli obiettivi strategici è cruciale per la motivazione ed il senso di appartenenza. Occorre insegnare da subito a “fare squadra” ai tanti giovani medici ed infermieri che si stanno affacciando per la prima volta ad un’esperienza lavorativa nel SSN. Va ripreso l’esempio dello sport: senso di appartenenza, fare squadra, competere tra pari. È importante creare un logo per il SSN. I medici di medicina generale devono passare alla dipendenza e fare parte, a pieno titolo, della squadra.

Innovazione Tecnologica: massima diffusione a piattaforme digitali, ICT (Information and Communications Technology, in italiano TIC Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione), Telemedicina. Va implementato il programma nazionale di health technology assessment (valutazione delle tecnologie sanitarie), programma multidisciplinare che sintetizza le informazioni sulle questioni cliniche, economiche, sociali, etiche connesse all’uso delle tecnologie sanitarie. 

I finanziamenti del NGE per la sanità devono servire a trasformare il SSN, senza alterare i principi ispiratori della legge di riforma sanitaria 833 del 1978.

Vanno riordinati i servizi dando priorità a: Prevenzione. Territorialità. Personale. Innovazione Tecnologica. Più la medicina progredisce, più avanza la tecnologia, più è necessario avere personale medico, infermieristico e tecnico all’altezza di questo progresso.

Va dunque ribaltata la logica che ha visto prevalere, negli ultimi vent’anni, l’accorpamento dei reparti ospedalieri, dei servizi territoriali, l’accorpamento di ASL, la chiusura degli ospedali ed ha ridotto gli spazi d’azione del personale medico ed infermieristico. Ogni tragedia sanitaria, morti o limitazioni funzionali ascrivibili a presunti errori medici, che hanno riempito le cronache nel corso degli anni, vanno fatte risalire, non solo alla responsabilità dei singoli operatori o direttori sanitari, ma anche alle scellerate scelte politiche che hanno condotto a ripetuti tagli, accorpamenti, chiusura di servizi sanitari. Il personale che andava in quiescenza non veniva sostituito (1 infermiere ogni 5 pensionati, 1 medico ogni 10 pensionati). Tutto ciò ha comportato una carenza di personale drammatica e devastante. 

Ogni Direttore Sanitario che è stato valutato positivamente, dal suo referente politico, grazie agli accorpamenti e/o tagli realizzati, si è reso corresponsabile delle morti e dei danni evitabili che si sono verificati. Sovente ne ha anche pagato le conseguenze. Non si è invece quasi mai riusciti a risalire alla responsabilità del referente politico che, con l’accorpamento delle specialità e la chiusura dei servizi, ha reso generica la competenza di medici ed infermieri che operano in prima linea.

Da quando alle strutture sanitarie è stato assegnato il nome “Aziende” non era difficile capire che la salute dei pazienti sarebbe stata subordinata al profitto, nel caso delle cliniche private, o al budget che, le Regioni assegnano agli ospedali pubblici ed ai servizi territoriali, con limiti invalicabili. I costi hanno il loro valore ma non fino al punto di subordinare ai propri criteri la salute delle persone.

Improvvisamente, da marzo 2020, in epoca Covid, sono apparsi chiari i limiti delle scelte aziendalistiche in sanità ed è tornata centrale la salute delle persone. Improvvisamente, più risorse finanziarie al SSN, sblocco delle assunzioni di medici ed infermieri, promesse di maggiori finanziamenti per la ricerca. 

Improvvisamente una pandemia virale ha fatto capire ai governanti, in particolare in Italia che, investire in sanità è un’opportunità di sviluppo e che le politiche di welfare sono più importanti delle politiche monetarie.

Fino al 2020 la vita delle persone è stata messa a rischio da esigenze di riorganizzazione dei servizi per ragioni economiche. Troppo spesso la difesa della vita, del diritto alla tutela della salute è stata messa a rischio da atti solo apparentemente amministrativo-burocratici ma che hanno comportato la perdita di competenze specifiche e danni irreparabili sul piano organizzativo e specialistico.  

L’opportunità offerta dal NGE deve servire a individuare un nuovo SSN che si basi su: Prevenzione, Territorio, Valorizzazione del Personale, Innovazione Tecnologica. Deve servire ad individuare un nuovo modello organizzativo che superi il modello aziendale e privilegi scelte etiche e solidaristiche.  

 

RL