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Dio su un asino, Dio come un asino

di don Giacomo Falco Brini  

tratto da Qumram.net del 28.3.21

 

Non so voi, ma devo dirvi che sono rimasto presto sorpreso, riguardo gli insegnamenti ricevuti sulla nostra fede, dalla presenza dell'asino nella vita di Gesù. C'è un asino probabilmente già nella sua vita intrauterina (viaggio di Giuseppe e Maria a Betlemme per il censimento), secondo tradizione c'è un asino alla sua nascita, c'è un asino che porta la Sacra Famiglia a fuggire in Egitto per ordine dell'angelo, c'è un asino sul finire della sua vita. Lo stesso Gesù, quando sente il sopraggiungere della sua ora, ormai vicino a Gerusalemme, lo chiede per sé nella penultima missione che affida ai discepoli: andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un asinello legato sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui (Mc 11,2). E mentre l'uomo generalmente affida ai posteri l'immagine statuaria della sua fama sopra un cavallo, la Bibbia ci lascia il ricordo di Dio che sceglie di entrare nella città santa in groppa ad un giovane asino! Viene da dire subito insieme a S. Paolo, che Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è debole per confondere i forti! (1Cor 1,27). Bisogna però dire che questo animale con il suo denso simbolismo non emerge soltanto nella vita di Gesù. In tutta la Bibbia l'asino è una presenza che ci porta direttamente in luoghi dove si sono svolte e sono state scritte vicende umane importanti in cui il nostro animale è stato decisivo come aiutante dell'uomo, sua cavalcatura e certamente anche suo amico. Una su tutte, la vicenda della celebre asina di Balaam in Nm 22,1-35 che giunge persino a parlare al suo padrone! Unico animale parlante in tutta la Bibbia (con il serpente di Genesi), l'asina è portatrice della parola contraddittoria di Dio nei confronti di Balaam. Le vie di Dio non sono quelle dell'uomo! (Is 55,8)

Una delle più antiche testimonianze che si riferiscono esplicitamente alla fede in Cristo Crocifisso è stato rinvenuta nel Paedagogium del palazzo Domiziano sul Palatino: è il graffito di Alessameno, conosciuto più comunemente come “il graffito del Palatino”. Risalente tra il I e il II secolo (alcuni lo datano addirittura nel 85 d.C.), nel graffito la testa d'asino assegnata all'uomo crocefisso è da un lato una probabile allusione all'esistenza di esoteristi adoratori dell'asino, dall'altro, per il fatto che quest'asino adorato sia stato crocefisso, diventa la derisione del nascente cristianesimo. La scritta greca, infatti, recita: Alexamenos adora il suo Dio. Ed è abbastanza pacifico tra gli studiosi che un aspirante servo che frequentava il Paedagogium, dove si allevavano e formavano i futuri schiavi imperiali, abbia inciso quel graffito per deridere un suo compagno di nome Alessameno che aveva abbracciato la fede cristiana. Di qui la convinzione di trovarci di fronte alla prima immagine blasfema del Dio cristiano. Ma è davvero tale quell'immagine? O forse quel servo, nell'intento di ridicolizzare il suo collega cristiano, ci ha lasciato inconsapevolmente l'icona più adeguata a Gesù, il Messia Figlio di Dio che fu condannato per bestemmia?

Un buon numero di anni fa (ero giovane e non frequentavo da tempo né parroccha né altri ambienti di fede) mi trovavo a discutere animatamente con mia madre di varie questioni. Il mio interrogare la incalzava, ma lei mi ascoltava sempre silenziosa senza darmi risposte. Siccome mi facevo sempre più insistente, per spiegarmi il suo silenzio improvvisamente sbottò: “insomma Giacomo, non so cosa dirti! Non hai capito ancora che io sono solo nu' ‘ciuccio e ‘fatica?” Era la prima volta che mia madre spiccicava correttamente una parola nel dialetto di suo marito. Traduzione: “non hai ancora capito che sono solo un asino da lavoro?” Già, non avevo ancora capito. Più tardi, anzi molto, anche troppo tardi, con la grazia del risveglio della fede ricevuta, ho cominciato a capirci qualcosina di come il regno di Dio viene nella nostra vita. E ho cominciato a capire qualcosina di mia madre, ho cominciato a capire qualcosina di quella persona meravigliosa che è il Signore Gesù, Dio Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1,23), ovvero scandalo per i “religiosi” e stoltezza per gli atei, poiché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1,25). La scena dell'asino con Gesù che oggi ci introduce nella settimana santa è di capitale importanza per poter guarire da ogni immagine satanica di Dio che tutti ci portiamo dentro: solo accogliendola e coltivandola ci si può liberare di quel Dio che gli atei negano e che i “religiosi” affermano.

L'asino è infatti il protagonista del vangelo che da l'incipit al racconto della passione del Signore. Umile e mite animale di servizio, bestia “da soma”, porta i pesi degli uomini. Come Gesù, che sulla Croce si caricherà di tutti i nostri peccati e infermità. Su quell'asino vediamo la modalità con cui si presenta ed entra, nella città santa, il regno di Dio che viene per realizzare la profezia di Zaccaria (Zc 9,9-10). Ma è profezia eterna, perché Colui che porta il regno di Dio è venuto così a Gerusalemme, viene e sempre verrà così: con l'unica forza che ha, l'amore; con l'unica gloria che possiede, l'umiltà; con l'unico potere che conosce, quello di servire. Noi aspettiamo sempre che Dio arrivi nella nostra storia intrisa di male con gloria e potenza, prendendo in mano tutti e tutto, con le redini ben salde sulla vita degli uomini. Noi vorremmo un Dio così: con il pieno controllo su tutti e su tutto! Ma Gesù, il Dio cristiano, non finisce così né riprende la sua storia con noi così. In questa settimana santa Lo vedremo anche questo anno consegnarsi a tutti, mettendosi nelle mani di tutti, per cercare di salvare tutti. Speriamo di vederlo così, per quello che è, come lo videro gli occhi del centurione (Mc 15,39). Diversamente, anche se non ce ne accorgiamo (cfr. Pietro in Mc 8,33), cerchiamo ancora il Dio satanico che vorremmo, ma che non esiste. Perché come allora anche oggi, un Dio che si presenta su un asino e come un asino, è ancora incomprensibile e religiosamente scorretto.