testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Per non dimenticare

Gli Ebrei internati a Campagna (Sa),
Giorno della Memoria 2023,
E sia sempre “Il Giorno della Memoria”.

Uno dei più grandi campi di internamento allestiti in Italia in edifici preesistenti a partire dal 1940, fu sicuramente quello di Campagna, piccolo comune dell’entroterra salernitano, situato in una gola dei monti Picentini a 270 metri sul livello del mare, con unica via di accesso e con possibilità di fuga praticamente inesistenti.
A giugno del 1940 arrivarono a Campagna i primi trenta ebrei internati civili di cui 22 italiani e 8 stranieri, tutti segnalati come elementi pericolosi.
 
Il campo si riempiva rapidamente per cui lo spazio minimo di movimento stabilito dalla convenzione di Ginevra non poteva essere rispettato e così gli internati - a Campagna sono tutti uomini- si potevano muovere nel paese purchè venissero rispettati gli spazi loro consentiti delimitati da strisce colorate sulle strade. Lo spazio in ogni caso si riduceva sempre più per via dell’affollamento, per cui spesso gli internati “sconfinavano” gli spazi assegnati venendo sempre più a contatto con la popolazione del posto che di buon grado interagiva con loro determinando una vera e propria integrazione nella comunità.
 
Non di poco conto fu la presenza del vescovo di Campagna mons. Giuseppe Palatucci, zio del questore di Fiume Giovanni Palatucci, noto come lo “Schindler” irpino perché era riuscito a salvare dai lager 5000 ebrei istriani trasferendoli, tra gli altri, anche nel campo di Campagna. Il vescovo Palatucci partecipò attivamente alla accoglienza dei prigionieri insieme alla Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei “DELASEM”.
 
Gli internati erano  prevalentemente medici, insegnanti, artisti e musicisti, molte infatti furono le attività promosse tra cui si ricordano: la presenza di un coro e di una piccola orchestra che organizzava concerti musicali, rappresentazioni teatrali e mostre di pittura, la redazione di un giornale ciclostilato in lingua tedesca, l’allestimento di una sinagoga, la possibilità di consultare migliaia di libri della biblioteca del seminario e di impartire lezioni di lingue straniere ai giovani del posto. Si racconta anche che grazie a quest’atmosfera, i prigionieri familiarizzarono con i carcerieri al punto da sfidarli in memorabili partite di calcio.
 
Nulla cambia per gli internati, nel luglio 1943, in seguito alla cattura di Mussolini. Nei giorni successivi all’annuncio dell’armistizio, gli internati formalmente prosciolti dal direttore del campo, aiutati dagli abitanti di Campagna scappano sulle montagne per mettersi al sicuro dalla furia cieca dei nazisti, che avevano già decretato la fine degli ebrei nei loro campi con l’eccidio finale e dal violento bombardamento alleato che determinerà la morte di più di duecento civili ed un numero altissimo di feriti. Tra gli ebrei fuggiti sulle montagne c’erano anche dei medici che, nonostante la situazione di pericolo e la possibilità di essere catturati dai tedeschi, tornarono di nuovo in paese per soccorrere i feriti e seppellire i morti. In particolare fu determinante l’intervento dei medici internati, Max Tanzer e Chaim Pajes il cui eroismo sarà successivamente ricordato in articolo pubblicato dalla rivista statunitense Life del primo novembre 1943. Nel 2016, Campagna ha conferito ai due eroici medici ebrei la cittadinanza onoraria postuma.
 
Si può visitare a Campagna un bellissimo Museo della Memoria e della Pace dedicato all’esperienza campagnese, con il centro studi “Giovanni Palatucci” dedicato proprio a quel questore di Fiume che pagò la sua azione con la deportazione a Dachau morendo a soli 36 anni e riconosciuto Giusto dell’Umanità.
Nel complesso museale trova posto anche il Giardino dei Giusti dell’Umanità dove è stata piantato un albero in memoria Mons. Giuseppe Maria Palatucci a 60 anni dalla sua morte.
Per non dimenticare. MAI.

Maria Vittoria Montemurro