In questi tempi di emozione da scudetto,
questa città (Napoli ndr) si colora sempre di più di azzurro: non c’è
strada o piazzetta che non sia attraversata da festoni colorati, non c’è
balcone dal quale non garrisca bandiera della squadra partenopea, persino da
qualche angolo sbuca la sagoma a grandezza naturale un giocatore o dell’intera
squadra. Insomma l’evento scudetto diventa una sorta di riscatto reale e
simbolico del popolo napoletano nei confronti delle squadre del nord e del nord
in generale che sempre più tende a marcare quella differenza mercantile che
tanti problemi sta portando all’intero Paese.
Tuttavia se Diego Maradona fece sognare la città negli anni ’80, al punto da guadagnarsi l’intitolazione attuale dello stadio cittadino, quello che molti tifosi ignorano è che la radice del sogno calcistico napoletano è legata a Giorgio Ascarelli. Nato a Napoli nel 1894 da una agiata famiglia di origine ebraica, Ascarelli fu imprenditore, mecenate, collezionista d’arte e dirigente sportivo. Ma soprattutto Ascarelli fu amante dello sport; il più antico e prestigioso circolo nautico del remo e della vela deve a lui la nascita ed anche la proprietà sul molo di Santa Lucia.
Nel 1926,
fondando l’Internaples poi divenuta A.C. Napoli, consentì al sud una nuova
dimensione sportiva rendendolo competitivo con le fino ad allora
irraggiungibili squadre del nord. Fu
presidente della squadra del Napoli- il Presidente-e nel 1929 fece costruire a
proprie spese lo Stadio Vesuvio, progettato da Amedeo D’Albora a Rione
Luzzatti, che resta a tutt’oggi l’unico impianto appartenuto al club.
Quello
stadio Ascarelli fa appena in tempo a vederlo finito, muore infatti pochi
giorni dopo l’inaugurazione nel 1930 a soli 34 anni. A “furor di popolo” lo
stadio viene immediatamente ribattezzato con il suo nome, e resterà tale fino
al fino 1934, quando il regime fascista decise di mutarne la denominazione
in Stadio Partenopeo, non potendo consentire, nonostante
fosse stato costruito in proprio da Ascarelli, che portasse il nome di un
napoletano di origine ebraica. I bombardamenti del ‘43 decreteranno la
distruzione dello stadio.
Giorgio Ascarelli è uno splendido esempio di borghese galantuomo, che aveva compreso come il calcio non fosse uno spazio confinato, perché la passione per il calcio a Napoli è “il ponte che affratella tifosi della più varia estrazione culturale", osserva lo scrittore Francesco Durante nel saggio “I Napoletani”
Nel 2011
solo una modesta targa viene posta all’ingresso del complesso sportivo di
Ponticelli in ricordo di Giorgio Ascarelli. Non basta, nel 2018 finalmente
prende avvio il cambio della toponomastica:piazzale Vincenzo Tecchio,
intitolato all’omonimo gerarca fascista, cederà il nome a Giorgio Ascarelli, ma
a tutt’oggi il toponimo resta invariato.
Certo è triste pensare che i tifosi per andare al loro amato stadio Maradona per la partita dello scudetto, attraverseranno piazzale Tecchio e non piazzale Ascarelli senza il quale non ci sarebbe stato il momento di gloria che tutti noi napoletani ci accingiamo a vivere tra poco, ovviamente facendo i dovuti scongiuri.
Tuttavia se Diego Maradona fece sognare la città negli anni ’80, al punto da guadagnarsi l’intitolazione attuale dello stadio cittadino, quello che molti tifosi ignorano è che la radice del sogno calcistico napoletano è legata a Giorgio Ascarelli. Nato a Napoli nel 1894 da una agiata famiglia di origine ebraica, Ascarelli fu imprenditore, mecenate, collezionista d’arte e dirigente sportivo. Ma soprattutto Ascarelli fu amante dello sport; il più antico e prestigioso circolo nautico del remo e della vela deve a lui la nascita ed anche la proprietà sul molo di Santa Lucia.
Giorgio Ascarelli è uno splendido esempio di borghese galantuomo, che aveva compreso come il calcio non fosse uno spazio confinato, perché la passione per il calcio a Napoli è “il ponte che affratella tifosi della più varia estrazione culturale", osserva lo scrittore Francesco Durante nel saggio “I Napoletani”
Certo è triste pensare che i tifosi per andare al loro amato stadio Maradona per la partita dello scudetto, attraverseranno piazzale Tecchio e non piazzale Ascarelli senza il quale non ci sarebbe stato il momento di gloria che tutti noi napoletani ci accingiamo a vivere tra poco, ovviamente facendo i dovuti scongiuri.
Maria Vittoria Montemurro