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San Rocco, uno dei Santi più venerati in Basilicata

 

di Giuseppe Cutro 16 Agosto 2015
tratto da Ufficio Stampa Basilicata. Testata giornalistica indipendente.

 

Il suo patronato si è progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime; in senso più moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel segno del volontariato. Con il passare dei secoli è divenuto uno dei santi più conosciuti nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più misteriosi.

Anche se Montescaglioso (Mt) è il paese lucano dove il culto di S. Rocco è attestato fin dal 1543 quando l’Arcivescovo di Matera e Acerenza Mons. Saraceno, nell’effettuare la Sacra Visita attesta la presenza nel paese di una chiesa, dedicata al Santo di Montpellier, sono tantissimi i paesi lucani in cui il il culto di San Rocco è molto sentito e partecipato. Vediamo quali:

Baragiano (PZ). Festa il 15 e il 16 Agosto, attestata fin dal 1573. Grande ritorno di emigranti e flusso dai paesi vicini. Processioni con le caratteristiche “cente” di grano o di ceri.
Campomaggiore (PZ). Festa il 17 Agosto. Il 24 Agosto, fiera.

Castelmezzano (PZ). Festa il 19 Agosto. E’ usanza la notte del 15 Agosto effettuare il pellegrinaggio a piedi verso il S. Rocco di Tolve. La statua è custodita nella chiesa di S. Maria dell’Olmo ove si conserva un pregevole polittico dedicato al Santo che agli inizi dell’ottocento salva il paese, colpevole di aver dato rifugio a briganti, dalla rappresaglia di truppe francesi. Il comandante del reparto alla vista dell’immagine del Santo nato nella sua stessa città, decide di risparmiare il paese.

Ferrandina (MT). Festa, 15 e 16 Agosto. Presenza dei migliori concerti bandistici del Meridione.
Grottole (MT). Festa, 15 e 16 Agosto. In mattinata trasferimento della statua nella chiesa madre e in serata processione conclusiva.

Montemurro (PZ). Patronato risalente alla fine del sec. XVII determinato dalla invocazione per la protezione dalla peste. Festa, 16 Agosto.

Montescaglioso (MT). Patronato risalente al 1684 ma la chiesa del Santo è già attestata nel 1543. Il 31 Luglio asta per il tiro dl carro trionfale. Il 16, festa dell’emigrante e i l17, fiera. Festa patronale il 20 agosto con processione in mattinata lungo le vie del paese. In serata tiro del carro trionfale in cartapesta, anticamente preceduta dalla cavalcata del clero.
Pisticci (MT). Festa, 16 Agosto. Processione a piedi e tiro del carro trionfale preceduto dai  “ Cavalieri di S. Rocco “. Il carro trionfale del Santo sarebbe opera dell’artista di Montescaglioso, Luigi Morano. Notevole statua completamente coperta da una sottile lamina dorata.
Roccanova (PZ). Festa, 16 Agosto e 16 Novembre. In occasione delle festività, realizzazione della fiera. La festa si celebra in agosto dal 1783 mentre dal 1906 è stata introdotta anche la data del 16 Novembre. La statua è preceduta da donne a piedi nudi con in testa i tradizionali doni per il Santo. A fine processione, lancio di mongolfiere secondo un’usanza introdotta all’inizio del novecento.
Ruoti (PZ). Festa, 16 Agosto prima domenica di Settembre. Statua custodita nella chiesa omonima in contrada Spinosa. E’ trasportata nella chiesa madre a dove è ricondotta dove resta fino alla prima domenica di Settembre.

Ruvo del Monte (PZ). Festa, 16 Agosto.
San Chirico Nuovo (PZ). Festa, 22 Agosto.
San Giorgio Lucano (MT). Festa 16 agosto.
San Paolo Albanese (PZ).

Vi si svolgono due feste dedicate al Santo. La prima l’ultima domenica di Aprile, contornata da tarantelle e da un’asta dei doni offerti dai fedeli. La secondo si svolge il 16 Agosto: una processione la mattina con il trasporto della “himunea” un trono votivo coperto di spighe di grano. A fine messa la celebre “danza del falcetto” nel quale i mietitori mimano i gesti per il taglio del grano.  Nel pomeriggio, tarantella ed asta dei doni. Per vari studiosi la danza del falcetto, in rapporto alla fine della mietitura, costituisce un elemento rituale antichissimo trasferito nel paese con gli albanesi nel secolo XV confrontabile con le “Talisie” ovvero le festi delle messi consacrate alla dea Demetra. Altra componente importante della festa è il  “nuzazit” : l’incendio di pupazzi in cartapesta imbottiti di mortaretti, rappresentanti figure in costume albanese dediti a vari mestieri e un diavolo bifronte. Questo aspetto della festa sarebbe stato introdotto nel primo dopoguerra da emigranti di ritorno dall’America centromeridionale. Tutti i riti religiosi della festa si svolgono in rito greco-bizantino.
Sasso di Castaldo (PZ). Festa, 6 Maggio e 16 Agosto.

Satriano di Lucania (PZ). Festa, 10 Agosto.
Savoia di Lucania (PZ). Festa, 16 Agosto.
Senise (PZ). Festa, 14-16 Agosto.

Tolve (PZ). E’ il S. Rocco più noto della Basilicata. La statua è ospitata nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Nicola tappezzata da un incredibile numero di ex voto attaccati su mura e volte. La statua di Tolve è nota anche come il S. Rocco nero, per il colore scuro del volto del Santo, dovuto, secondo la tradizione locale a danni da incendi. La festa si svolge il 16 Agosto ma si ripete anche il 16 Settembre. La seconda data nell’antichità era dedicata ai contadini, massari e braccianti, che a causa dell’impegno nella mietitura tardiva nelle montagne circostanti, per tutto il mese di Agosto, erano impegnati nelle campagne. La chiesa di S. Rocco a Tolve è un vero e proprio santuario sul quale convergono a piedi una grande moltitudine di pellegrini provenienti dai paesi vicini. Molti giungono con le caratteristiche “cente” di ceri portate a spalla o in testa che lasciano per devozione al Santo.

Venosa (PZ). Festa, 16 -18 Agosto. Processione a partire dalla chiesa omonima presso il Parco Archeologico. Il patronato risalirebbe al 1501 quando il Santo salva la città dalla peste.

Rocco nasce a Montpellier, in Provenza (sud della Francia) in un anno imprecisato tra il 1348 e il 1350. Al momento della nascita Rocco reca sul petto, lato cuore, una voglia a forma di croce che ne permetterà il riconoscimento del corpo dopo la morte. La famiglia, i Delacroix, è tra le più abbienti della città. A Montepellier, presso la locale ed antica Università Rocco avrebbe studiato medicina interrompendo gli studi alla morte dei genitori, Giovanni e Libera. Dopo il funesto evento, il giovane, distribuisce i propri averi ai poveri e parte in pellegrinaggio verso Roma. Al momento di iniziare il pellegrinaggio ha già assunto l’abito del Terzo Ordine Francescano. Rocco, secondo la tradizione, avrebbe conosciuto il terribile flagello della peste già nella città natale. Giunge in Italia nel momento di massima virulenza di un’epidemia di peste nera ed interrompe il viaggio verso Roma ad Acquapendente (Viterbo) ove nel lazzaretto di S. Gregorio assiste appestati ed ammalati.
Qui si manifestano le virtù taumaturgiche del Santo: il segno della croce praticato da Rocco sulla fronte dei malati procura la guarigione e si diffonde così la fama dei miracoli del giovane pellegrino francese. Giunge a Roma tra il 1367 ed il 1368. Vi si ferma per tre anni assistendo gli ammalati. Con il segno della croce indelebile sulla fronte, guarisce un cardinale che lo conduce alla presenza di Papa Urbano V. Dopo aver lasciato Roma, Rocco è a Rimini, Forlì, Caorso e Cesena ove si prodiga a favore degli appestati. A Piacenza contrae la peste e si ritira in una grotta, ancora esistente e trasformata in santuario, lungo il fiume Trebbia nei pressi di Sarmato. Un cane provvede al sostentamento del Santo con una pagnotta che preleva alla tavola del padrone, il Signore di Sarmato, Gottardo Pollastrelli. Questi segue la piccola bestia, scopre la grotta e cura il giovane che si rifiuta di seguirlo a palazzo. Gottardo cerca vanamente di seguire Rocco che lo induce a desistere dal proposito. Gottardo ne diffonde la vita e la fama dei miracoli; si ritiene sia stato il primo agiografo del Santo nonché il primo ad averlo raffigurato in una immagine e seguendo gli insegnamenti del maestro avrebbe conseguito anch’egli la santità. Tra gli storici, però, l’esistenza o meno di questa figura accostata al Santo è parecchio controversa. Nella grotta al Santo appare un angelo che gli annuncia la guarigione e la facoltà di chiedere una grazia al Signore. Lungo la strada del ritorno a Montpellier, Rocco è incarcerato come spia a Voghera. Rifiuta di rivelarsi nonostante i Signori del luogo siano avi materni. Resta in carcere per quasi cinque anni. Riceve ancora una volta l’apparizione dell’Angelo che gli annuncia la morte ormai prossima che giunge nella notte tra il 15 ed il 16 Agosto probabilmente del 1379. Al momento della sepoltura, grazie al segno di croce che Rocco porta sul petto, lo zio materno Bartolomeo, Signore del luogo ove il Santo è stato incarcerato, riconosce il nipote nel misterioso giovane pellegrino che mai aveva voluto rivelare la propria identità. Sempre al momento della sepoltura la grazia che Rocco aveva chiesto al Signore si manifesterà con il ritrovamento della tavoletta che porta incisa la frase “Chi invocherà il mio servo sarà guarito”, e che compare in numerose rappresentazioni del Santo. Il corpo di S. Rocco resterà a Voghera fino al 1483 quando sarà trasferito a Venezia ove è eretta una chiesa dedicata al Santo con un altare che ne conserva i principali resti. La chiesa è officiata dalla celebre “Arciconfraternita della Scuola Grande di S. Rocco” che ancora oggi costituisce il fulcro della diffusione del culto di S. Rocco in tutto il mondo.