tratto da Valigia Blu del 12 gennaio 2023
Nella notte tra
l'11 e il 12 gennaio del 2024, Stati Uniti e Regno Unito hanno lanciato attacchi aerei contro obiettivi militari in Yemen, usati dai
ribelli Houthi sostenuti dall’Iran. Sono stati colpiti la base aerea di
al-Daylami a nord della capitale, l'aeroporto di Hodeida, città portuale di
importanza strategica, un campo a est di Saada, e altri due aeroporti,
rispettivamente della città di Taʿizz e vicino ad Hajja.
Il tenente
generale dell’aviazione americana Alex Grynkewich ha dichiarato in una nota che gli attacchi hanno riguardato
“oltre 60 obiettivi in 16 località dei militanti Houthi sostenuti dall'Iran”.
Tra questi obiettivi rientrerebbero depositi di munizioni, sistemi di lancio,
impianti di produzione e sistemi radar di difesa aerea.
I bombardamenti
di Stati Uniti e Regno Unito sono arrivati in risposta ai numerosi attacchi con missili e droni
che, a partire da novembre, le milizie Houthi hanno condotto contro navi
commerciali in transito nel Mar Rosso. In una nota della Casa Bianca, il
presidente statunitense, Joe Biden, ha definito “senza precedenti gli attacchi”
degli Houthi, menzionando “l’uso di missili balistici anti-navali per la prima
volta nella storia”.
L’ultimo di
questi attacchi, il 9 gennaio, ha preso di mira con droni e missili una flotta
di navi da guerra americane e britanniche, nel sud del Mar Rosso. Proprio
questo episodio aveva provocato mercoledì l’avvertimento dei due paesi e di altri 13 membri della
coalizione (tra cui l’Italia), cui poi sono seguiti i bombardamenti di ieri
sera. Già alla fine dell’anno appena trascorso, il 31 dicembre, un elicottero
dell’esercito americano aveva colpito delle piccole imbarcazioni che stavano
abbordando una nave container. Nell’attacco erano morti 10 militanti Houthi.
Gli Houthi, i cui attacchi sono arrivati in solidarietà con Hamas, hanno definito “barbarici” i bombardamenti del 12 gennaio, dichiarando inoltre che continueranno ad attaccare le navi dirette verso Israele. I ribelli Huthi hanno inoltre dichiarato di aver risposto ai bombardamenti britannici e americani, colpendo a propria volta delle navi da guerra occidentali, risposte che però sono state smentite da fonti dell’esercito americano.
Chi sono gli Houthi
Gli Houthi, noti
anche come Ansar Allah, costituiscono un gruppo ribelle yemenita che prende il
nome dal fondatore Hussein al-Houthi. Originari del ramo zaidi dell'Islam
sciita, diffuso solo nello Yemen, gli Houthi hanno guadagnato rilevanza negli anni '80, quando si oppongono
all'influenza religiosa dell'Arabia Saudita nello Yemen settentrionale. La loro
ascesa al potere è stata catalizzata dalla situazione politica tumultuosa, con
il rovesciamento del governo di Ali Abdullah Saleh nel 2012, durante la
Primavera Araba.
Nel 2014, approfittando del vuoto di potere successivo, gli Houthi hanno conquistato la capitale Sanaa, anche se la loro legittimità internazionale è contestata. La guerra civile che ne è seguita ha visto gli Houthi, sostenuti dall'Iran, contrapposti al governo riconosciuto a livello internazionale e a una coalizione guidata dall'Arabia Saudita. Sebbene la violenza si sia attenuata dopo un cessate il fuoco nel 2022, gli Houthi controllano ancora una parte significativa del territorio yemenita e una vasta percentuale della popolazione, consolidando il loro ruolo chiave nella complessa realtà del conflitto in corso. Si stima che del gruppo facciano parte circa 20mila miliziani.
I rapporti con l’Iran e Hamas
Secondo lo Stimson Center, i legami tra Iran e Houthi sono di “durata e intensità limitata”, se paragonati ai rapporti con altri gruppi del cosiddetto “Asse della resistenza”, composto da Hamas, Hezbollah e dalle milizie filo-iraniane in Iraq e Siria. Durante l’ultimo decennio, hanno comunque ricevuto un sostanziale supporto politico e militare dal paese. I primi rifornimenti militari, secondo le Nazioni Unite, risalgono al 2009. Dopo gli attacchi terroristici compiuti da Hamas il 7 ottobre, il leader degli Houthi, Abdul Malik Al-Houthi, aveva dichiarato che i suoi uomini erano pronti a “mobilitarsi in massa per unirsi al popolo palestinese e fronteggiare il nemico”.
Hamas: cosa bisogna sapere del gruppo responsabile dell’attacco a Israele del 7 ottobre
Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso
Il Mar Rosso è
di importanza strategica, essendo la più importante via di collegamento
marittimo tra Europa, Asia e Africa Orientale. Dopo l’inizio della guerra tra
Israele e Hamas, gli Houthi hanno iniziato a eseguire attacchi mirati nel Mar
Rosso contro navi associate a Israele, impiegando missili e droni, alcuni dei
quali sono stati intercettati dalle Forze di Difesa Israeliane e dagli Stati
Uniti.
Lo scorso 19 novembre, combattenti Houthi hanno catturato e dirottato la nave da carico Galaxy leader, di comproprietà di una compagnia israeliana, prendendo in ostaggio i membri dell’equipaggio. Il 3 dicembre sono state attaccate due navi commerciali israeliane. A seguito di questi e altri attacchi, importanti compagnie internazionali che trasportano container hanno interrotto la navigazione nel Mar Rosso. Tra queste, la danese Maersk, la tedesca Hapag-Lloyd e la cinese Cosco, e la compagnia petrolifera BP. Il 18 dicembre, a seguito degli attacchi, gli Stati Uniti hanno lanciato l’operazione Guardiano della Prosperità.
La situazione nella regione
Secondo Fatima Abo Alasrar, analista politica yemenita
presso il Middle East Institute di Washington, i politici al di fuori dello
Yemen hanno sottovalutato gli obiettivi degli Houthi sul piano internazionale,
e “stanno facendo i conti con la realtà”. Gli Houthi, spiega l’analista, non
hanno mai fatto mistero di considerare troppo amichevoli le relazioni tra
Israele e Arabia Saudita. La propaganda Houthi istruisce i propri combattenti
(di cui fanno parte anche minorenni) su come stiano combattendo una guerra
contro Israele e Stati Uniti e per il controllo dello Yemen.
Benché l’Iran si
sia finora mostrato riluttante all’ipotesi di
un’escalation nella regione, dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la
reazione israeliana a Gaza gli Houthi si sono trovati in uno scenario propizio
per guadagnare influenza nella regione e aumentare il consenso interno. I gruppi
armati del cosiddetto “Asse della resistenza” hanno tutti preso parte in
attacchi contro Israele e Stati Uniti. Tra ottobre e novembre, per esempio, le
forze armate americane hanno subito più di quaranta attacchi in Siria.
I sauditi e la coalizione a guida saudita che sostengono le forze governative yemenite sono invece in una fase delicata. I sauditi stanno cercando di normalizzare le relazioni con l'Iran e di finalizzare un accordo di pace che potrebbe riconoscere il controllo degli Houthi nel nord dello Yemen. Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso hanno sollevato interrogativi sullo stato dei negoziati tra le due parti, e sul fatto che i Sauditi abbiano ascoltato l'avvertimento degli Houthi. Alla fine di ottobre, quattro soldati sauditi sono stati uccisi dagli Houthi, pochi giorni dopo che l’Arabia Saudita aveva abbattuto un missile lanciato dai ribelli contro Israele. Negli attacchi successivi, invece, i missili hanno attraversato il territorio saudita senza essere intercettati.