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Jhon [vincitore X edizione Premio Lucia Mastrodomenico]

Continuiamo la pubblicazione degli elaborati della X Edizione del Premio Lucia Mastrodomenico, con lo scritto di Ludovica Maria Taglioni, vincitrice per il liceo Umberto I di Napoli.

(NdR)

Jhon è arrivato a Napoli dallo Sri Lanka 10 anni fa scappando dalla povertà. Cinque bocche da sfamare erano troppe per un paese senza lavoro. Ma la terra promessa non è stata da subito accogliente.Ha trovato sempre lavori precari, sottopagati e in nero. Ha abitato in un quartiere degradato, in una stanza umidissima e senza riscaldamento. Al ritorno dal lavoro spesso veniva picchiatoe derubato dei soldi che tanto faticosamente aveva guadagnato. Oggijhon si occupa dei miei nonni, ha un contratto regolare, e riesce a sostenere la famiglia. Ha raggiunto tanti traguardi ma si scontra ogni giorno con l’intolleranza e il razzismo della gente. Gli unici amici che ha sono del suo paese. Quando parla viene schernito da molti perché non conosce bene la lingua. Ha difficoltà a cambiare appartamento perché i padroni di casa non si fidano di lui e la prima domanda che gli rivolgono è se sia musulmano o cristiano.

Jhon, come tanti, sogna di tornare nel suo paese d’origine, non solo per riabbracciare la sua famiglia ma anche perché qui è un ospite ancora indesiderato. E’ guardato con sospetto, per il colore della sua pelle, perché ha un odore diverso, perché ruba il lavoro agli italiani, perché mangia un cibo diverso dal nostro.

Lui sa di essere considerato inferiore da molte personee lo sopporta volentieri perché la paura di ritornare alla fame è troppo grande. Ci sono tanti jhon nel mondo, chi scappa dalla guerra, chi dalla fame, chi da una religione estremista e fanatica e sogna di arrivare in Occidente per un futuro migliore. A volte lo trova, altre no. Alcune volte non riesce nemmeno a compiere quel viaggio perché la barca che avrebbe dovuto salvarlo, naufraga. 

Credo che l’unico passo da fare per arrivare ad un vero incontro tra culture sia garantire a queste persone un inserimento concreto. Gli immigrati dovrebbero frequentare delle scuole per imparare la lingua, dei corsi per poter lavorare dignitosamente.Senza questi strumenti resteranno sempre ai margini della società, vendendo fazzoletti ai semafori o accettando condizioni di vita miserabili.
Si tratta di una strada lunghissima da percorrere ma non impossibile.

Ci sono voluti secoli per veder scomparire fenomeni come la schiavitù e altrettanti secoli saranno necessari per vedere un paese “colorato” dove nessun colore prevarica sull’altro e dove il nero è uguale al bianco.