Il Pontefice: oggi (8 giugno 2022 NdR) contro il mito della eterna giovinezza si usano tanti trucchi, interventi chirurgici per apparire giovani, ma i vecchi sono i messaggeri della tenerezza.
tratto da “La Stampa” del 8 Giugno 2022
«Lasciami tutte
le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!»: la
celebre frase che Anna Magnani indirizzò al suo truccatore è stata citata oggi
dal Papa all’udienza generale.
«Mi vengono in
mente le parole di una saggia attrice italiana, la Magnani, quando le hanno
detto che dovevano toglierle le rughe, e lei disse: “No, non toccarle! Tanti
anni ci sono voluti per averle: non toccarle!”», ha detto Jorge Mario
Bergoglio, che in queste settimane sta svolgendo un ciclo di catechesi sulla
vecchiaia. «È questo: le rughe sono un simbolo dell’esperienza, un simbolo
della vita, un simbolo della maturità, un simbolo di aver fatto un cammino.
Non toccarle per diventare giovani, ma giovani di faccia: quello che interessa
è tutta la personalità, quello che interessa è il cuore, e il cuore rimane
con quella giovinezza del vino buono, che quanto più invecchia più è buono».
Il Pontefice
argentino è partito dalla figura evangelica di Nicodemo per criticare il mito
dell’eterna giovinezza diffuso oggi. Nicodemo non capisce quando Gesù dice che
la «nascita dall’alto» ci consente di «entrare» nel regno di Dio: «Nicodemo
fraintende questa nascita, e chiama in causa la vecchiaia come evidenza della
sua impossibilità: l’essere umano invecchia inevitabilmente, il sogno di una
eterna giovinezza si allontana definitivamente, la consumazione è l’approdo di
qualsiasi nascita nel tempo. Come può immaginarsi un destino che ha forma di
nascita? Nicodemo pensa così e non trova il modo di capire le parole di Gesù.
Questa rinascita, cos’è? L’obiezione di Nicodemo – ha notato il Papa – è molto
istruttiva per noi. Possiamo infatti rovesciarla, alla luce della parola di Gesù,
nella scoperta di una missione propria della vecchiaia».
Osservazione
tanto più attuale con «la nostra epoca e la nostra cultura», ha detto, «che
mostrano una preoccupante tendenza a considerare la nascita di un figlio come
una semplice questione di produzione e di riproduzione biologica dell’essere
umano, coltivano poi il mito dell’eterna giovinezza come l’ossessione –
disperata – di una carne incorruttibile. Perché la vecchiaia è – in molti modi
– disprezzata. Perché porta l’evidenza inconfutabile del congedo di questo
mito, che vorrebbe farci ritornare nel grembo della madre, per ritornare sempre
giovani nel corpo. La tecnica si lascia attrarre da questo mito in tutti i
modi: in attesa di sconfiggere la morte, possiamo tenere in vita il corpo con
la medicina e la cosmesi, che rallentano, nascondono, rimuovono la vecchiaia.
Naturalmente, una cosa è il benessere, altra cosa è l’alimentazione del mito.
Non si può negare, però, che la confusione tra i due aspetti ci sta creando una
certa confusione mentale. Confondere il benessere con l’alimentazione del mito
dell’eterna giovinezza. Si fa tanto per riavere sempre questa giovinezza: tanti
trucchi, tanti interventi chirurgici per apparire giovani».
E invece, per il
Papa, «la vecchiaia è la condizione, concessa a molti di noi, nella quale il
miracolo di questa nascita dall’alto può essere assimilato intimamente e reso
credibile per la comunità umana: non comunica nostalgia della nascita nel
tempo, ma amore per la destinazione finale. In questa prospettiva la vecchiaia
ha una bellezza unica: camminiamo verso l’Eterno. Nessuno può rientrare nel
grembo della madre, e neppure nel suo sostituto tecnologico e consumistico.
Questo non dà saggezza, questo non dà cammino compiuto, questo è artificiale.
Sarebbe triste, seppure fosse possibile». La vecchiaia «è un tempo speciale per
sciogliere il futuro dall’illusione tecnocratica di una sopravvivenza biologica
e robotica, ma soprattutto perché apre alla tenerezza del grembo creatore e
generatore di Dio». Francesco ha invitato i fedeli presenti in piazza San
Pietro a osservare «un nonno o una nonna come guardano i nipoti, come
accarezzano i nipoti: quella tenerezza, libera da ogni prova umana, che ha
vinto le prove umane e capace di dare gratuitamente l’amore, la vicinanza amorosa
dell’uno per gli altri. Questa tenerezza apre la porta a capire la tenerezza di
Dio». In questo senso, «i vecchi sono i messaggeri del futuro, i vecchi sono i
messaggeri della tenerezza, i vecchi sono i messaggeri della saggezza di una
vita vissuta».
A fine udienza il Papa ha salutato, tra gli altri, gli atleti del pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, con la fiaccola della pace che, ha sottolineato, «vuol essere un segno ed insieme un invito alla fraternità tra gli individui e tra i popoli».