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Le disuguaglianze sanitarie accorciano la vita di decenni.

Allarme cambiamenti climatici: “Causeranno fino a 135 milioni di poveri nei prossimi 5 anni”. 
Il Report dell’Oms.

Determinanti sociali come mancanza di alloggi di qualità, istruzione e opportunità di lavoro possono influenzare gli esiti di salute delle persone più delle influenze genetiche o dell’accesso all’assistenza sanitaria causando una drastica riduzione dell’aspettativa di vita in buona salute, sia nei paesi ad alto che in quelli a basso reddito. Attualmente, 3,8 miliardi di persone in tutto il mondo sono prive di un’adeguata copertura previdenziale, come i sussidi per i figli a carico o per malattia retribuita, con un impatto diretto e duraturo sulla loro salute. Tedros: “Un cambiamento in meglio è possibile”.
 
Tratto da “Quotidiano Sanità” del 6 maggio 2025

Le cause alla base delle cattive condizioni di salute spesso derivano da fattori che esulano dal settore sanitario, come la mancanza di alloggi di qualità, di istruzione e di opportunità di lavoro.
È quanto emerge dal nuovo rapporto mondiale sui determinanti sociali dell’equità nella salute dell’Oms che mostra come questi determinanti possono essere responsabili di una drastica riduzione dell’aspettativa di vita in buona salute - a volte di decenni - sia nei paesi ad alto che in quelli a basso reddito. Ad esempio, le persone nel paese con l’aspettativa di vita più bassa vivranno, in media, 33 anni in meno rispetto a quelle nate nel paese con l’aspettativa di vita più alta. Insomma, i determinanti sociali di equità possono influenzare gli esiti di salute delle persone più delle influenze genetiche o dell’accesso all’assistenza sanitaria.
“Il nostro mondo è diseguale. Il luogo in cui nasciamo, cresciamo, viviamo, lavoriamo e invecchiamo influenza significativamente la nostra salute e il nostro benessere – ha affermato il Direttore Generale dell’Oms, Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus – ma un cambiamento in meglio è possibile. Questo rapporto mondiale illustra l’importanza di affrontare i determinanti sociali interconnessi e fornisce strategie basate sull’evidenza e raccomandazioni politiche per aiutare i paesi a migliorare i risultati sanitari per tutti”.
 
Il rapporto sottolinea che le disuguaglianze nella salute sono strettamente legate al grado di svantaggio sociale e ai livelli di discriminazione. La salute segue un gradiente sociale per cui più è deprivata l’area in cui le persone vivono, più bassi sono i loro redditi e gli anni di istruzione, più gli impatti si fanno sentire con una salute più precaria e un minor numero di anni di vita in buona salute.
Queste disuguaglianze sono esacerbate nelle popolazioni che subiscono discriminazione ed emarginazione. Uno degli esempi più lampanti è il fatto che i popoli indigeni hanno un’aspettativa di vita inferiore rispetto ai popoli non indigeni, sia nei paesi ad alto che a basso reddito.
L’ingiustizia sociale genera disuguaglianze
Il rapporto mondiale sui determinanti sociali dell’equità nella salute è il primo del suo genere pubblicato dal 2008, quando la Commissione dell’Oms sui determinanti sociali della salute pubblicò il suo rapporto finale, che definiva gli obiettivi per il 2040 per ridurre il divario tra i paesi e al loro interno in termini di aspettativa di vita, mortalità infantile e materna. Il rapporto mondiale del 2025 mostra che questi obiettivi rischiano di non essere raggiunti.
Sebbene i dati siano scarsi, vi sono prove sufficienti a dimostrare che le disuguaglianze sanitarie all’interno dei paesi si stanno spesso ampliando.
I dati dell’Oms indicano che i bambini nati nei paesi più poveri hanno una probabilità 13 volte maggiore di morire prima dei 5 anni rispetto ai paesi più ricchi. I modelli mostrano che la vita di 1,8 milioni di bambini all’anno potrebbe essere salvata colmando il divario e migliorando l’equità tra le fasce più povere e più ricche della popolazione nei paesi a basso e medio reddito.
Il rapporto mostra che, nonostante tra il 2000 e il 2023 la mortalità materna sia diminuita del 40% a livello globale, il 94% dei decessi materni si verifica ancora nei Paesi a basso e medio reddito. Le donne appartenenti a gruppi svantaggiati hanno maggiori probabilità di morire per cause legate alla gravidanza. In molti paesi ad alto reddito, persistono disuguaglianze razziali ed etniche nei tassi di mortalità materna: ad esempio, in alcune aree le donne indigene avevano fino a tre volte più probabilità di morire durante il parto. Esistono anche forti correlazioni tra livelli più elevati di disuguaglianza di genere, incluso il matrimonio precoce, e tassi più elevati di mortalità materna.
Rompere il ciclo. L’Oms sottolinea che le misure volte a contrastare la disuguaglianza di reddito, la discriminazione strutturale, i conflitti e i cambiamenti climatici sono fondamentali per superare le profonde disuguaglianze sanitarie. Si stima che il cambiamento climatico spingerà altri 68-135 milioni di persone in povertà estrema nei prossimi 5 anni.
Attualmente, 3,8 miliardi di persone in tutto il mondo sono prive di un’adeguata copertura previdenziale, come i sussidi per i figli a carico o per malattia retribuita, con un impatto diretto e duraturo sulla loro salute. L’elevato debito pubblico ha paralizzato la capacità dei governi di investire in questi servizi, con il valore totale degli interessi pagati dai 75 paesi più poveri del mondo quadruplicato nell’ultimo decennio.
 
L’Oms chiede un’azione collettiva da parte dei governi nazionali e locali e dei leader del mondo sanitario, accademico, della ricerca, della società civile, insieme al settore privato, per:
affrontare le disuguaglianze economiche e investire nelle infrastrutture sociali e nei servizi pubblici universali;
superare la discriminazione strutturale e i determinanti e gli impatti dei conflitti, delle emergenze e delle migrazioni forzate;
gestire le sfide e le opportunità dell’azione per il clima e della trasformazione digitale per promuovere i co-benefici dell’equità sanitaria; e promuovere accordi di governance che diano priorità all’azione sui determinanti sociali dell’equità sanitaria, tra cui il mantenimento di piattaforme e strategie politiche intergovernative, l’allocazione di denaro, potere e risorse al livello più locale dove può avere il maggiore impatto.