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Goffredo

 
Goffredo Fofi, un caro amico, intellettuale, tessitore di relazioni e ponti tra le persone, è morto, all’età di 87 anni, l’11 luglio. Il suo impatto sulla vita sociale e culturale è stato enorme; tanti, in questi giorni, ne hanno parlato, sui giornali, nelle riviste, alla radio e ne continueranno a parlare.
Provo a farlo anch’io, nella maniera più discreta ed affettuosa possibile. Cercherò di rendergli omaggio ricordando alcuni episodi della nostra amicizia.
Ho conosciuto Goffredo, all’inizio degli anni 70, quando fummo fra i fondatori della Mensa Bambini Proletari. Quindi più di 50 anni or sono, Ma, alcuni episodi che voglio ricordare fanno riferimento, a questi ultimi anni: quando Goffredo, nel suo viaggiare per l’Italia, spinto da grande curiosità e volontà di intessere relazioni, si fermava a Napoli, a casa di Cinzia Mastrodomenico (la sorella di Lucia) e Peppe Carini. Goffredo mi telefonava di pomeriggio e mi diceva di preparare il caffè per l’indomani mattina, quando sarebbe passato a trovarmi a casa.
Alle 8 si presentava puntuale, un abbraccio fortissimo e subito a raccontare dei suoi incontri, a buttar giù idee per iniziative da realizzare a Napoli, culturali, sociali. Sempre prodigo di consigli, infaticabile attivatore delle migliori energie giovanili. Aveva un piccolo taccuino e una penna bic, mi forniva numeri di telefono di persone da contattare e iniziative da realizzare. E poi considerazioni sui giovani, interesse comune della nostra volontà di cambiamento, guardando sempre al futuro. Goffredo raccontava bellissime storie riferite al suo passato ed ai suoi viaggi (in treno che lui amava molto) in giro per l’Italia. Ma sempre con uno sguardo al futuro.
Che bella persona, Goffredo.  In un mondo in cui ambizione, frustrazione e danaro rovinano tutto, lui continuava a vivere, coerentemente e costantemente, in maniera umile e dignitosa.
Lucia diceva che il vestire semplice, umile di Goffredo, rasentava la bellezza dell’alta moda maschile. Lucia aveva un amore e rispetto profondo per Goffredo. Anche Goffredo voleva un gran bene a Lucia, cui  non risparmiava sovente, critiche (ma del resto a chi no).
Di Lucia,  Goffredo ha scritto in varie pubblicazioni e voglio qui riportare alcune righe dal suo libro “Cari Agli Dei”  (Edizioni E/O – 2022): “ Di Lucia che era oltre al resto molto bella, mi colpivano un’energia e una vitalità, una curiosità per il mondo attorno, che appartenevano a noi tutti, credo, ma che mi ricordavano, forse anche per la sua avvenenza, dei personaggi del cinema e della letteratura che avevano riguardato Napoli, anche se in una chiave già un tanto borghese, perché colta e di inquieta curiosità verso il contesto in cui si muoveva. Fu per questo che la coinvolsi quando i miei amici, Antonio e Fortuna, insieme ad altri volontari si erano inventati un corso di cucito per le donne immigrate che, grazie alla sintonia che si creò tra loro e quelle, diventò una sorta di laboratorio in cui si disegnavano modelli e cucivano abiti femminili secondo il loro gusto e la loro competenza. Coinvolgemmo Lucia in quella esperienza, da cui nacque una vera e propria sfilata di moda ed un libro “Defilè” edito nel 1999 da L’Ancora del Mediterraneo”
Goffredo scrisse la prefazione del libro a testimonianza dell’affetto che aveva per Lucia, per tutti noi. Come noi abbiamo sempre avuto per lui. Un fratello più grande, un vero maestro, un esempio a cui abbiamo voluto ispirarci. Continueremo a farlo, insieme ai tanti giovani che lui ha formato, cui ha insegnato stili di vita rispettosi di sé stessi e degli altri, improntati ad un’etica delle relazioni, alla pace ed al rispetto della casa comune.
 
Roberto Landolfi