testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Per non dimenticare


L’otto marzo 2010 , poiché facevo parte della commissione nazionale del MIUR per la valutazione degli elaborati del concorso per le scuole “Donne per le Donne”, fui invitata alla cerimonia al Quirinale. Fu una giornata entusiasmante già dall’inizio: vedere l’esterno del palazzo decorato di cordoni di mimose e il lancio in cielo di palloncini rosa, mi commosse, il rituale dei discorsi e delle premiazioni fu molto interessante, durante  il sobrio ricevimento finale ebbi l’occasione di essere presentata alla signora Clio e a tante donne  che hanno segnato la storia di questo Paese. Ma soprattutto in quell’ occasione ho avuto la possibilità di conoscere due donne, Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli, che avevano dato inizio da poco a un’opera fondamentale per chi si occupa di women’s studies, l’Enciclopedia delle donne on line.  Un’opera la cui peculiarità è di essere continuamente in fieri ed aperta al contribuito di chiunque, donna o uomo, voglia narrare la biografia di donne notevoli di ogni epoca e paese. Per citare le curatrici L’ Enciclopedia è un festa, una festa a inviti : chi scrive porta una persona come portasse qualcuno che vale la pena di conoscere.  Ho accettato l’invito e ho pubblicato alcune biografie, tra  le quali anche quella di Lucia  Mastrodomenico. Ho conosciuto Lucia quando ci siamo trovate entrambe a far parte della Commissione Pari Opportunità della Regione Campania, nel 2001, e la nostra consuetudine in quella sede si stava trasformando in una bella amicizia, quando l’ improvvisa e prematura morte l’ha strappata al nostro mondo terreno. Gli antichi dicevano che muore giovane chi al cielo è caro e forse l’incredibile e inaccettabile morte di Lucia è dovuta al fatto che gli dei volevano che noi la ricordassimo sempre nella sua splendida e operosa maturità, risparmiandole le ingiurie che il tempo reca alla carne e, a volte, alla mente degli esseri umani. Non so se nella biografia che ho scritto per l’Enciclopedia delle Donne sono riuscita a rendere il carisma di Lucia, la capacità che aveva  dell’ascolto e dell’ uso pedagogico che ne faceva e che lei teorizzava  (« Rifletto da un po’ di tempo sul nesso che esiste tra la capacità di custodire la propria solitudine, e la necessità di coltivare insieme l’ascolto verso la parola dell’altra, che solo la capacità di farsi da parte di chi ascolta, può cogliere nell’altra. Non si tratta di altruismo, né di generosità, piuttosto è bisogno di luce. Desiderio di dar spazio e diritto all’invisibile, all’innominabile, a ciò che agisce a distanza molto ravvicinata, in quel avvicinare a sé che coinvolge e in cui si è coinvolte, e l’esistenza ha un nome, io ho un nome. ») e a cui ho assistito tante volte nelle sedute della Commissione Pari opportunità e che ci ha aiutato tanto a crescere come organo e come donne. Lucia era riuscita a creare un gruppo, laddove c’erano varie donne  di età ed esperienze diverse  («Sulla capacità che le donne hanno, a qualsiasi razza e cultura appartengono, di creare relazione, ho fondato il mio lavoro. Se le donne riescono a costruire relazioni significative, il lavoro è possibile e gratificante, in caso contrario, risulterà un obbligo che non produce crescita »). Per la Commissione  Lucia ha lavorato molto, incominciando dalla proiezione per le scuole con successivo dibattito del film di Marco Bechis sui figli dei desaparecidos al convegno « La libertà nell’emancipazione», «per  mettere a confronto due realtà separate di donne, che seppure diversissime, agiscono nella realtà sociale  della nostra regione  ma nell’incapacità del dialogo; quella dell’orientamento alla parità e al potere e quella della differenza sessuale e dell’autorità femminile.  Le due realtà: una quella istituzionale-politica, qui i tentativi di mediazione che alcune hanno tentato hanno funzionato, e hanno funzionato arricchendosi di qualcosa che manca allo schema emancipazionista, quello cioè di rinominare la realtà a partire dalla relazione tra donne. Per dire che anche in quella scena non si può pensare ai rapporti sociali senza  tener conto di quello che le donne vivono e pensano. L’altra è quella variegata poco visibile fatta di relazioni di tante donne che della relazione fa il suo fondamento, dove la trasversalità del desiderio femminile è più legato ad un piano di incontro che agli ambiti stessi; da questa pratica abbiamo imparato che la politica è la politica delle donne, abbiamo lavorato in questi anni col nostro esserci nelle competenze» .  Nell’introduzione al catalogo della mostra del 2004 dedicata a Lina Mangiacapre,  cofinanziato dalla CRPO e scritta da Lucia a nome della Commissione, appare profetica la sua preoccupazione per lo scadimento dei valori della nostra società: « Molte di noi hanno militato nel femminismo, hanno vissuto una realtà fatta di “promesse”, oggi viviamo spesso una realtà fatta di “minacce”; abbiamo bisogno non di sopravvivenza in cui prima o poi uno/a è contro l’altro/a, ma di desideri. Stretti nella sopravvivenza non c’è possibilità di credere e realizzare i propri desideri, e senza desideri non c’è possibilità né di felicità, né di pensiero più grande e più libero».  Pur nel suo rigore Lucia aveva grandi capacità di mediazione e lo dimostrò nel veemente dibattito sorto in seno alla Commissione in seguito alla proposta di pubblicazione di un opuscolo di ricette, che poi vide la luce col titolo di  Ricette di solidarietà, fra chi di noi ne sosteneva la pubblicazione e chi riteneva che  questo progetto fosse troppo femminile e poco femminista. Lucia mise tutte d’accordo citando la poesia di Grace Paley  “ Alternativa episodica del poeta”. « Stavo per scrivere una poesia/ invece ho fatto una torta ci è voluto/più o meno lo stesso tempo/ chiaro la torta era una stesura/ definitiva una poesia avrebbe avuto/ un po’ di strada da fare giorni e settimane e / parecchi fogli stropicciati … a causa di una inesprimibile/ tristezza ho deciso di/ dedicare la mattinata a un pubblico ricettivo non voglio/aspettare una settimana un anno una /generazione che si presenti il/ consumatore giusto» Esplicitò, poi, il suo pensiero  scrivendo nell’introduzione  : «Il nutrimento, quello materiale del cibo, è inscritto nella cura che le donne da sempre hanno donato a figli, uomini, anziani; chi pensa che questa è una risorsa quotidiana da viversi in privato non sa che ormai è inscritta come opera di civiltà pubblica delle donne. Per questo politicamente riconoscibile come essenziale, dunque rappresentabile come simbolica». Nell’ ultimo periodo Lucia sente sempre più il bisogno di soffermarsi sull’azione salvifica dell’amore nella società, e, nel 2005, sempre per la CRPO  della Campania, chiama Luce Irigaray a tenere una conferenza all’ Istituto di Studi Filosofici sul tema “Imparare ad amare” e le dedica un’intervista- dialogo che la filosofa  pubblicherà nel suo libro “Oltre i propri confini”. Argomento che riprenderà nel suo ultimo  articolo “Solo sarà l’amore salva” pubblicato sul terzo numero  della rivista on  line “Adateoriafemminista” ,fondata da Lucia nel 2006 insieme con la filosofa  Angela Putino  (« L’amore non si merita, si riceve e si dà per quelli/e che sono e che siamo; solo riconoscendolo dentro di noi si dà lo spazio della sua azione »).   Anche l’odio viene visto come carenza di amore, ma la salvezza per l’essere umano viene solo dall’amore (« Dobbiamo imparare ad amare, oggi, di nuovo, ancora.. Imparare dal cuore che capisce e da cui la parola nasce. Non ci si salva dalla mancanza d’amore; le donne lo sanno,hanno molto pagato per questo »).  


Marinella Gargiulo               aggiornato al 10 febbraio 2014