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Continuiamo a occuparci di “mala burocrazia” con alcune riflessioni sulla sanità (RL):

Burocrazia e Sanità

Burocrazia e sanità, una piaga di sempre a cui di  recente non si può sfuggire, rincorrendo sogni di un arcadia perduta (quando il rapporto medico/paziente era un rapporto diretto di conoscenza basato sulla relazione). L’attuale governo intende lavorare su una modernizzazione della burocrazia nelle amministrazioni pubbliche e private, per rispondere alle esigenze di una società in continua trasformazione. Modernizzare, dunque, potrebbe essere la soluzione da tradursi ad esempio in una informatizzazione contestualizzata, condivisa ed efficace della documentazione clinica. La tecnica al servizio dell’uomo e non il contrario. Tale necessità, con ovvie differenze di vedute, mette d’accordo medici e pazienti e potrebbe diventare la strada da percorrere per accorciare la distanza tra le due parti in gioco. Per intanto difficoltà burocratiche avviliscono gli utenti (basti pensare ai ticket) e gli operatori sanitari, anch’essi, dai medici di famiglia ai medici ospedalieri, vittime della mala burocrazia. La sempre più diffusa demotivazione tra gli operatori sanitari nasce dalla schizofrenia indotta dalla burocratizzazione della professione medica che, nata come missione per salvare vite umane,   si affossa tra le carte e i computer, con moduli sempre più complessi da compilare, da trasmettere alle ASL, alle Regioni, ai Ministeri Economia, Finanze e Sanità.
Per gli operatori, ad esempio,  la difficoltà nella compilazione dei modelli da trasmettere  (“SDO”, “DRG”, “ADP”, “SVAMA”, solo per citare le sigle più diffuse),  la comunicazione frammentata e frammentaria tra colleghi e funzioni coinvolte nel processo di cura, le lungaggini delle procedure,  sinonimo traslato di burocrazia, risultano una delle principali cause dello stress lavoro correlato così come riportato dal report raccolto dall’ordine dei medici,  sulla percezione proprio dello stress lavoro correlato in tutto il  territorio nazionale “la progressiva riduzione dell’autonomia medica, vale a dire la maggiorazione delle incombenze burocratiche”, “la depersonalizzazione in cui il medico ha la  sensazione di non essere in sintonia con i pazienti”.
Il “QUOTIDIANO SANITÀ” indaga il rapporto tra gli italiani e la burocrazia. Relativamente all'accesso ai servizi sanitari, le difficoltà maggiormente rappresentate dagli utenti sono: la prenotazione delle prestazioni sanitarie (indicato dal 33,7% degli intervistati); la prescrizione dei farmaci per chi è affetto da patologie croniche o invalidanti (14,5%); le modalità di pagamento delle prestazioni sanitarie (12,0%) e di ritiro dei referti (10,8%); il cambio del medico di base (9,6%) e le procedure relative all’esenzione dal pagamento del ticket sanitario (7,2%); le complicazioni delle schede negli adempimenti per i diversamente abili. Tra i suggerimenti dei cittadini, le proposte più ricorrenti segnalano innanzitutto l’esigenza di un maggiore uso delle tecnologie per semplificare l’accesso ai servizi sanitari. Molte delle soluzioni proposte riguardano: la prenotazione via web delle prestazioni sanitarie (nel 17,2% delle indicazioni); il pagamento telematico delle prestazioni (10,7%); la ricezione online dei referti (9,7%); l’interoperabilità delle banche dati (8,6%). I cittadini richiedono inoltre di semplificare la prescrizione dei farmaci per i malati cronici, eliminando adempimenti ripetitivi e particolarmente onerosi.
Un esempio da implementare e diffondere potrebbe essere quello già indicato da alcune regioni (Emilia Romagna, Toscana, e Veneto)  che riguarda la dematerializzazione della “ricetta rossa”. La tradizionale ricetta cartacea, quella che serve a prescrivere i farmaci, si smaterializza, diventa virtuale. Medico di famiglia e farmacista dialogano via web, e la richiesta del farmaco passa dal computer dell’ambulatorio a quello della farmacia. Così: la prescrizione del medico di base si registra automaticamente nella cartella clinica digitale dell'utente, che potrà poi ritirare il farmaco in qualsiasi farmacia, presentando la semplice tessera sanitaria personale, e un promemoria stampato su carta comune, o memorizzato sullo smartphone. Medico e farmacista comunicheranno tra loro avendo accesso – uno per scrivere, e uno per leggere - al Fascicolo Sanitario Elettronico della persona malata, su cui sarà segnalato il farmaco di cui ha bisogno. Sostituire la ricetta cartacea è solo il primo passo per realizzare un servizio sanitario moderno con meno carte e meno burocrazia. Per realizzarlo è necessario porre in essere un grande sforzo di modernizzazione dei sistemi informativi sanitari su tutto il territorio nazionale. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, dunque, potrebbe essere il primo passo da percorrere per integrare e semplificare i servizi di cura al cittadino e nello stesso tempo semplificare le procedure documentali per gli operatori sanitari. Garantendo così una assistenza socio-sanitaria più efficiente e, nel contempo,  trasparenza, tracciabilità dei processi con enorme risparmio di tempo e di denaro.
Cristiana Parmeggiani