Questo scritto di Rosanna Conte è stato pubblicato su www.ponzaracconta.it. di cui Rosanna è
redattrice. Molto volentieri lo riportiamo sul nostro periodico (RL)
I nostri
lettori si chiederanno da dove nasce il nostro interesse per questo premio,
visto che il bando ha interessato le scuole di Napoli e che il nome di Lucia
Mastrodomenico non è conosciuto come ponzese. A parte il carattere culturale
dell'evento, bisogna dire che, per tanti anni, abbiamo incontrato Lucia per le
strade di Ponza. Aveva amato subito la nostra isola, scoperta agli inizi degli
anni settanta quando vi giunse col suo Roberto che, da figlio di ponzese, ci
veniva e ci viene da sempre. E, da
allora, i suoi ritorni furono accompagnati da parenti e amici a cui mostrare il
miracolo della bellezza di Chiaia di Luna. Il nostro interesse, tuttavia, non
nasce dalla ponzesità o meno di Lucia, ma dal suo spessore politico
e intellettuale, e parlo di politico nel senso alto del termine, quello
che indica la scelta di un progetto di società e l'impegno per realizzarlo.
Proveniente dall'area del "dissenso cattolico" e vicina a quella che
allora si definiva “sinistra
extra-parlamentare” fu tra i fondatori, a Napoli, della Mensa Bambini Proletari,
insieme alla sorella Cinzia, a Goffredo Fofi,
Geppino Fiorenza e tanti altri. Era il 1973 ed alla “mensa” venivano
accolti i bambini poveri (fino a 150)
del quartiere Avvocata: qui ricevevano un pasto caldo e svolgevano
attività artistiche e culturali guidati secondo strategie didattiche
all'avanguardia. Fu una vera
rivoluzione che si realizzò con finanziamenti di intellettuali e gente comune e
col lavoro di volontari provenienti da ogni parte d'Italia. Ne furono garanti
personaggi come Luigi Comencini, Fabrizia Ramondino, Vera Lombardi, Elsa
Morante, padre Balducci. E fu una rivoluzione ben lontana da quella declamata
in quegli anni nelle affollate assemblee studentesche e da quella molto
pericolosa che si andava delineando con la lotta armata. Per la città di Napoli
fu un momento alto di impegno civile ed anche un vero fiore all'occhiello di
sperimentazione pedagogica e didattica. Quando l'impegno sociale e civile
profuso impattò nel disinteresse di una giunta proprio di sinistra, la giunta
Valenzi, che avrebbe potuto valorizzare e diffondere questa esperienza negli
altri quartieri di Napoli, l’esperienza ebbe termine e nacque un asilo privato
che continua tuttora la sua attività.
Nel corso di quegli stessi anni Lucia incontrò il gruppo femminista delle
Nemesiache che, ricollegandosi a Napoli, a Cuma e alla Sibilla, rivendicava la
matrice locale del proprio pensiero e, come diceva la fondatrice, Lina
Mangiacapre, rifiutava la riduzione della millennaria civiltà napoletana a
folclore e sottocultura. Così iniziò un percorso di ricerca e approfondimento
di sé centrato sull'idea che vivere significa essere radicati nel proprio
genere e che fosse necessario coltivare un rapporto tra donne- la relazione-
connotato dal riconoscimento del valore e dell'autorità dell'altra. Era la
strada per dare forza e autorevolezza alla parola e al fare delle donne e fu la
strada che la portò a fondare nel 1988, Madrigale, rivista trimestrale
di politica e cultura delle donne, e nel 2006 la rivista on line adateoriafemminista,
a sperimentare una didattica incentrata sulla differenza di genere con i
bambini dell'Associazione Lo cunto de li cunti, ad incontrare persone
come Luce Irigaray, far parte della Commissione Pari Opportunità della Regione
Campania oltre che a produrre diverse pubblicazioni sul pensiero della
differenza. Dalla riflessione e nella pratica relazionale di Lucia emerge e si
impone una particolare relazione fra l'io e le/gli altre/i, l'amore, che
rifiuta ogni sottomissione o cancellazione di sé e si esplica come puro e
spontaneo desiderio di incontrare il compagno, l'amica o semplicemente
l'altro. L'amore, perciò, non è mai
rinnegamento, prevaricazione o distruzione, come viene detto anche nella poesia
che ha vinto la prima edizione del Premio dedicato a Lucia Mastrodomenico. Racconto
di una città perduta, ricordando, nel momento della caduta di Troia, che le
origini della guerra fra achei e troiani sono attribuite all'amore di Elena per
Paride, rifiuta quel legame deterministico di causa/effetto e vuole recuperare
il valore originario dell'amore che non può distruggere né può generare dolore,
perché è condizione di vita "non c'è vita senza amore". Ecco,
vogliamo ricordare Lucia mentre ci suggerisce che la strada migliore per vivere
è quella che nella pratica quotidiana focalizza il desiderio dell'incontro con
l'altro/a come scelta cardine per costruire consapevolmente un'esistenza
positiva. Ma è interessante conoscere anche le sue riflessioni sulle vicende
della nostra isola visto che l'ha frequentata per molto tempo. Lucia ha ben conosciuto ed amato Ponza. Per
non brevi periodi ha vissuto a Ponza. Di questo ne scriveremo in seguito
ospitando un intervento della redazione di
madrigaleperlucia.org
Rosanna Conte