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Sviluppo sostenibile: un possibile rapporto generazionale



Sempre più cogenti sono le problematiche relative al lavoro ed ai giovani per i quali il lavoro è  strumento non solo di sussistenza ma soprattutto presupposto per la più ampia realizzazione del progetto di vita.
Questi tempi di crisi, che potremmo definire planetaria, impongono una riflessione  che a mio avviso vede il lavoro giovanile come una parte sostanziale della relazione tra generazioni. Relazione che per produrre risultati  deve essere intesa come un vero e proprio patto generazionale, nel quale la generazione più vecchia deve farsi carico di mettere a disposizione di quella più giovane le competenze acquisite, e d’altro canto impegnarsi a conoscerne i desideri, le difficoltà, le capacità. In altri termini le vecchie generazioni devono avere la consapevolezza della necessità di coinvolgere i giovani nelle politiche dei territori abitati e nel loro governo. Di qui la necessità della conoscenza del territorio che non può prescindere dalla conoscenza dell’ambiente inteso  come tale ma anche dell’economia che vi si sottende ( disparità di risorse tra il nord e sud del mondo), e della società che nel territorio si sviluppa  intesa come diritti, salute, diversità culturali e religiose. La necessità di operare scelte condivise per uno sviluppo sostenibile e consapevole rendono necessario il dia-logo generazionale. I territori sono prima di tutto  luoghi con risorse naturali dalle quali nessuna politica lavorativa può prescindere. In altri termini è impossibile progettare futuro se non si fanno attentamente i conti con l’esistente per non determinare impatti disastrosi che probabilmente non toccheranno le vecchie generazioni ma sicuramente renderanno la vita difficile alle nuove.  Ma la conoscenza da sola non basta; per poter essere feconda ha bisogno dello strumento educativo. La conoscenza non può essere semplicemente trasferita alle generazioni più giovani ma ha bisogno di essere agita con esse. Per far ciò bisogna partire dalla condivisione di valori comuni di solidarietà, equità e rispetto reciproco. La Strategia UNECE elaborata nel corso dell’incontro europeo di Vilnius del 2005 individua nella educazione allo sviluppo sostenibile una visione di futuro possibile  nel quale sono ricompresi vitalità economica , giustizia, coesione sociale, protezione dell’ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali così da soddisfare i bisogni delle generazioni presenti  senza compromettere la capacità delle generazioni future di fare altrettanto”. 
L’educazione allo  sviluppo sostenibile di un territorio e della sua materialità diviene quindi strumento di conoscenza di esso, in tutti i suoi aspetti; si impone dunque un forte ripensamento dei contesti, una valorizzazione del dialogo. Questa, a mio avviso, è la strada, naturalmente  complessa ma necessaria per consentire  alle generazioni più giovani le necessarie opportunità di lavoro ma soprattutto di buone relazioni, in altre parole di buona vita. 

Maria Vittoria Montemurro