La “Cantera”, in
spagnolo, letteralmente “cava”, è il
termine utilizzato, ormai a livello internazionale, per definire il vivaio dei
giovani, sportivi, dei giovani calciatori che le varie squadre di calcio
gestiscono per individuare i futuri giocatori, i futuri campioni. La più famosa
“cantera” è certo quella del Barcellona, squadra di calcio tra le più forti al
mondo.
In Italia il vivaio
calcistico tra i più premiati è quello del Genoa, la squadra di calcio di
Genova. Con i suoi 300 allievi, la società di calcio del Genoa, la più antica
d’Italia, fondata nel 1893, si sta affermando per le sue vittorie, a livello
nazionale ed internazionale; l’ultimo titolo messo in bacheca è il prestigioso “Manchester
United Premium Cup, 2015”
Il metodo di lavoro di
David Brunello, responsabile della cantera genoana, floricoltore nonché maestro
di vita e di pallone, è molto semplice : “la
natura deve fare il suo corso, poi le tecniche vengono accelerate dal processo
produttivo. Bisogna stare attenti a non andare mai contro madre natura. Perciò
in serra, come nel vivaio calcistico, si
deve realizzare lotta biologica, fatta
di semina, attesa e crescita, per una crescita finale, fatta, se possibile a km.0.”
affermava recentemente Brunello in un’intervista. Infatti ventuno dei ventisei
ragazzi della squadra messa in campo da Brunello sono nati e cresciuti in
Liguria.
Potere alla fantasia è
la base del messaggio educativo che si vuole trasferire ai ragazzi : “è importante sbagliare e crescere insieme
imparando dai propri errori, coltivando ogni giorno il rispetto, la sensibilità
e l’empatia di gruppo. La vera vittoria non è stata alzare la coppa a
Manchester ma l’applauso che, al ritorno, i 18 ragazzi convocati hanno voluto
tributare ai loro compagni rimasti a casa; chi non gioca sa che fa parte del
gruppo e può portare il suo contributo per aumentare l’autostima collettiva e
non permettere mai a nessuno di calpestare la propria dignità”
Progetti molte volte
da realizzare anche senza il bene placito dei genitori. Quanti padri iscrivono
i propri figli alle scuole calcio aspettandosi che divengano tanti
“Maradona”, tramutando un gioco ed una
passione in un’ossessione di successo spesso foriera di frustrazioni per i
ragazzi. L’esatto contrario di quello
che vuole realizzare la cantera genoana. L’obiettivo è far fare ai ragazzi ciò che più
gli piace, divertendosi, anche insieme a quelli che non sono e non diventeranno mai dei
talenti. Occorre includere tutti; i
migliori verranno fuori nel tempo, ma
devono imparare a condividere con tutti la gioia di giocare al calcio. Così è
possibile evitare i rischi di una possibile depressione che può colpire quelli
che vengono messi fuori squadra, che non ce la fanno: l’esperienza del vivaio
ed il conseguente processo formativo seguito,
sarà utile nella vita di tutti i giorni, fatta di gioie ma anche irta di
difficoltà, possibili insuccessi, continui esami da superare. Ecco perché alla
“cantera” del Genoa si vuole “educare
alla felicità” e non solo insegnare a tirare quattro calci ad un pallone.
Rocco Maria Landolfi