In
una cena che è stata davvero l’ultima, dove Gesù ha radunato i suoi discepoli
per l’estremo saluto, erano presenti
tanti cibi, ma prevalevano quelli poveri.
Nel
corso dei secoli molte immagini hanno rappresentato “l’ultima cena”. Mosaici,
disegni, quadri, in tutti i secoli,
dall’epoca romana, al medioevo, al rinascimento, fino ai giorni nostri,
hanno rappresentato il cibo presente sulla tavola dell’ultima cena. Il pane
che, mancando nel deserto, è stato offerto agli apostoli. Il pane, miracolosamente
moltiplicato da Gesù, il pane che sfama, ma che da solo non basta. Accanto al
pane, il vino, immagine della gioia di
vivere. Perché se il pane è la base essenziale del mangiare, il vino è quel che
rende il quotidiano una festa. In un immagine del VI secolo si evidenziano
invece due grossi pesci su un vassoio. Il riferimento è al miracolo della
moltiplicazione effettuata da Gesù per sfamare la folla. In epoca
rinascimentale inoltre frutti e ortaggi arricchiscono sovente la tavola
dell’ultima cena. Come fa ad esempio il Ghirlandaio, nei suoi raffinati quadri
fiorentini, dove lo sguardo si posa ora sulle mele, ora su una lattuga. Mentre
numerose e rosse ciliegie sono rappresentate in altre immagini, sempre
rinascimentali. Ultime cene dipinte soprattutto fra il quattrocento e il cinquecento, mostrano, sulla tavola splendidi gamberi che avrebbero avuto anche
una valenza simbolica per noi oggi incomprensibile. Gamberi e gamberoni, come
ci mostrano, ad esempio, alcune immagini,
sempre rinascimentali, in una delle quali compare perfino una succulenta
aragosta. Come si può notare poco compare la carne. Pane, vino, frutta,
ortaggi, pesci. Sembra un tripudio della “dieta mediterranea”. Gesù,
nell’ultima cena, probabilmente anche questo ci ha insegnato: privilegiare i
cibi mediterranei che, come oggi sappiamo, sulla base di evidenze scientifiche, sono
buoni e fanno bene alla salute.
Concludo
passando dal sacro al profano, anche se si tratta di un profano di qualità. Per
chi si occupa di nuovi media e di comunicazione è interessante ricordarsi anche
di quanto ci ha insegnato la Tv degli anni 70. La prima trasmissione televisiva
sulla cucina e sul cibo è stata di Luigi Veronelli ed Ave Ninchi dal titolo: “A
tavola alle 7”. Mentre oggi impazza il cibo in Tv, con trasmissioni, non sempre
di buon gusto, alle volte anche legate a quiz, la trasmissione “A tavola alle
7” parlava della genuinità ed autenticità del grandissimo patrimonio
gastronomico e culturale italiano. Veronelli aveva capito quanto importante
fosse la comunicazione per le sue battaglie ad esempio sulla qualità dei cibi,
del vino (bere meno, bere meglio) e la purezza dell’olio. Alla produzione, al
pensiero di Veronelli è stata dedicata, nel febbraio di quest’anno, alla triennale di Milano una mostra dal titolo
“Camminare la terra”.
In
epoca di grandi trionfi dell’EXPO di Milano, ci piace ritornare al cibo
all’Ultima Cena e ricordare gli insegnamenti
che ci sono venuti dalla TV anni 70 di
Veronelli e Ninchi.
Rocco Maria Landolfi