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Curry Curry guagliò


Wardell Stephen Curry II, al secolo Stephen Curry, è l’MVP (most valuable player) dello scorso anno della NBA e trionfatore nelle scorse finali con i suoi Golden State.
Figlio di Dell Curry, ex giocatore NBA, e fratello maggiore di Seth Curry, anche lui professionista nella NBA con i Golden State Warriors. Stephen è considerato il giocatore più forte di tutta la lega in questo momento, ha iniziato il 2015/16 ancora meglio di come aveva finito la stagione passata, se pur non fosse per nulla semplice.
Stephen Curry nelle prime 10 gare con i suoi Golden State Warriors (che per il momento hanno collezionato 10 vittorie in 10 gare) ha messo a referto di media 33.3 punti a partita con un picco di 53 punti nella partita giocata contro i Pelicans e ben 6 gare sopra i 30 punti. Al momento ha una facilità di far canestro irreale, riesce ad unire grandi prestazioni individuali e al tempo stesso far giocare bene la squadra.
Curry è un campione in campo, ed essendo una stella della NBA ovviamente riscuote successo e grande popolarità anche al di fuori dai palazzi dello sport, non a caso è l’unico testimonial di quello che è il brand di abbigliamento sportivo più in ascesa negli States, ovvero Under Armour, che non ha avuto dubbi e soprattutto non ha badato a spese per far siglare a Curry un contratto per produrre una sua linea con il marchio. Stephen attualmente percepisce 25 milioni di dollari l’anno, dai Golden State Warriors e circa 10 milioni da Under Armour; paradossalmente nemmeno troppi se si guardano i contratti ad esempio di Kevin Durant con Nike che percepisce 300 milioni in 10 anni o di James Harden con Adidas, 200 milioni in 10 anni.
Cifre pazzesche. Sport, moda, mercato, un intreccio apparentemente senza fine; ogni tanto, ma sempre poco, i campioni dello sport o gli status symbol della moda decidono di devolvere piccola parte, di così lauti guadagni, in beneficenza. Lo faranno forse per mettersi in pace la coscienza?


Rocco Maria Landolfi