A
trent’anni di distanza la nazionale ungherese torna a disputare la fase finale
di una manifestazone di prestigio calcistico. Era apparso evidente, per la
Norvegia, che la rimonta sarebbe stata cosa complicata dopo l’andata finita 1-0
per l’Ungheria. Infatti la squadra di Stork ha trionfato per 2-1 al ritorno
grazie al gol di Priskin e all'autorete di Henriksen e si è qualificata per i
prossimi europei di Giugno che si giocheranno in Francia.
L'Ungheria
ha cosi spezzato la maledizione che la voleva fuori da una fase finale di una
manifestazione calcistica importante. Aveva partecipato ai mondiali di Messico
'86, mentre mancava ad un Europeo dal 1972. Forse cosi può una nazione intera
ritrovare lo slancio per dare nuova linfa a un movimento che è vissuto nel
ricordo di un'epoca d'oro da troppo tempo scomparsa.
La
formazione di Stork non sarà sicuramente l'erede dell'Aranycsapat (dei tempi
d'oro) di Puskas, Czsibor e Hidegkuti, troppo inferiore l’attuale rosa sia per
qualità individuali, che fisiche, ma che ha saputo comunque sopperire alla
carenza di talento con l'organizzazione e l'orgoglio, con lo spirito di
appartenenza che sta contribuendo a far rinascere il movimento calcistico
ungherese a partire proprio dalla nazionale.
L’Ungheria
era arrivata agli spareggi in maniera meritata, con risultati altalenanti che
comunque avevano sempre fatto sperare ad una qualificazione finale.
Di
fatto nella gara con la Norvegia il risultato non è mai stato in bilico, il gol
norvegese nel finale della gara di ritorno è servito solo a rendere meno amaro
il risultato. L'Ungheria infatti ha poi badato a controllare contando i minuti
che separavano la nazionale da un evento, che rappresenta sicuramente un
momento a suo modo storico. Stork è riuscito nell'impresa, la nazionale magiara
torna, sebbene dalla porta di servizio, nell'elite "allargata" del
calcio europeo.
Adesso
c’è da augurarsi che gli ungheresi vogliano restare a pieno titolo anche
nell’Europa politica, controllando gli estremismi interni, svincolandosi
definitivamente dal regime dittatoriale che li ha governati nel secondo 900
e, principalmente, smettendola di
costruire muri contro i migranti. La storia c’insegna che i muri sono sempre
stati abbattuti.
Rocco Maria Landolfi