testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Un calcio all’amicizia


Migliaia di telespettatori, finora assolutamente disinteressati al motoGP, sono previsti per la gara dell’ 8 novembre  a Valencia.
È bastata la querelle legata alla caduta del pilota spagnolo Marquez ad opera del nostro fuoriclasse Valentino Rossi sul circuito motoGP di Sepang.
Cosa sia accaduto e quali ne siano stati i retroscena in fondo poco importa per una riflessione di carattere generale.
È davvero difficile la competizione quando quello che ti sta accanto, il tuo più temibile avversario, è anche l’insuperato  campione di tutti i tempi che, in barba all’età, dimostra una freschezza ed uno spirito di competizione ancora fuori dal comune: Valentino Rossi sin dagli albori della sua carriera  è stato l’uomo delle sfide.
Nel 2004 la costruttrice nipponica di motori Yamaha, nel 2004,  propone a Valentino la sfida motoGP che lui accetta purché la moto gli sia praticamente “cucita” addosso; e, senza l’ombra di uno sponsor, al solo riempitivo di GOOOOO!!!, sul cupolino Valentino vince su quella moto ben 4 mondiali .
È praticamente un mito. Le sue vignette ed i suoi show a fine gara diventano quasi più attese delle vittorie. Viene definito the doctor a testimonianza della suo potere taumaturgico sulle moto (solo dopo verrà insignito della laurea honoris causa).
Potrebbe ritirarsi ed aspettare che un altro pilota lo eguagli e lo superi, ma Valentino continua la sua ricerca, e come i veri miti ad un certo punto cade, ma come i veri miti si rialza per tornare a vincere, sempre all’insegna dell’autoironia; “gallina vecchia fa buon brodo” sarà il suo motto sull’ultimo podio mondiale del 2009.
Valentino come tutti i miti ha i suoi emuli, tra questi il giovane Marc Marquez, che fa di Valentino il suo assoluto riferimento. È solo un bambino nel 2008 a Montmelò, quando chiede al suo idolo di farsi una foto con lui.
Marquez è un astro nascente del motociclismo, forse l’unico con le potenzialità non del campione ma del fuoriclasse. Ha dalla  sua una alleata fondamentale, l’età; il fenomeno Valentino Rossi volge in ogni caso al termine: l’anagrafe è inesorabile.
Forse a Marquez sarebbe bastato attendere un poco, lasciare che gli eventi scorressero senza forzature, fare chapeau al grande campione nella consapevolezza della sua incontrastata presenza  sulla scena futura.
Evidentemente nei motorsport il coinvolgimento dei piloti è talmente grande e la carica di adrenalina talmente alta da non lasciare spazio alla ragionevolezza anche a scapito di correttezza e lealtà.
Pochi problemi per Rossi  il cui personaggio mediatico e le sue imprese restano inscalfibili nella memoria dei suoi fan e dei più; un vero peccato per Marquez il cui scarso fairplay rischia  di ipotecare  l’avvio di una carriera da vero campione essendo probabilmente l’unico ad avere tutti i numeri per diventarlo.
Una vera cuccagna per l’audience, un’occasione persa per lo sport.


Rocco Maria Landolfi