Non ha validità scientifica la teoria del “male
minore”; non è neanche una teoria, può
essere forse una credenza. Occorre distinguere tra teorie scientifiche e loro
pratiche applicazioni. Il metodo scientifico, per ricordare K. Popper, si basa
su congetture e confutazioni. Le congetture sono appunto le teorie, grandi
intuizioni, ma importate è che poi le teorie passino il vaglio delle
confutazioni, della loro verificabilità o per meglio dire, la mannaia della
falsificabilità. Non è però del metodo
scientifico che intendo scrivere, ma delle credenze appunto.
La credenza, non quella d’arredamento per intenderci, in senso generale, può esser definita
l'atteggiamento soggettivo di assenso verso una nozione, della quale non implica né esclude
necessariamente la validità oggettiva. Quindi una nozione soggettiva; mi sento
autorizzato a formulare di conseguenza la teoria/credenza del “male
minore”, così come me l’ha raccontata una mia amica, anche lei medico, con cui chiacchieravamo, qualche giorno fa
: “quando
mi capita un guaio, un insulto, una
provocazione da colleghi, difficilmente reagisco; anche se l’attacco che
subisco è a mio avviso immotivato; se
penso che la/le persona/e che mi attaccano hanno forse qualche ragione, cerco
di rifletterci su e capire se ho realmente commesso qualche errore; se
l’attacco è palesemente immotivato, scorretto e finalizzato solo a far male a
me (tipo la macchina del fango per capirci), incasso, ci rifletto su e poi
decido sul da farsi.” A livello
professionale fatti del genere ne accadono spesso. Di mezzo ci sono sempre
dinamiche di potere con spesso risvolti economici.
“Forse
con un esempio mi spiego meglio” prosegue la mia amica. “Lavoro in un piccolo ospedale di provincia e
come in tutte le province stampa e televisioni locali sono molto diffuse,
presenti, con qualche testata più seria ed oggettiva ed altre solo
scandalistiche tipo tabloid inglesi. Settimana scorsa un attacco concentrico
alla mia professionalità, da un giornalista del quotidiano più orientato agli
scandali: lo scandalo sarebbe che seguo anche a domicilio, in maniera
assolutamente gratuita e pubblica, alcuni pazienti dimessi dall’ospedale con i
quali ho instaurato una buona relazione medico paziente. La cosa da fastidio ad
alcuni medici del territorio che, invece di dialogare con me, al fine di
contribuire a migliorare la salute dei pazienti, si sentono scavalcati e
danneggiati. Quindi hanno dato notizie errate a qualche giornalista loro amico;
da qui articoli sul giornale, illazioni sulla mia condotta professionale, vere
e proprie ingiurie nei mie confronti. I
colleghi dell’ospedale, che ben conoscono la mia onestà ed etica sul lavoro, mi
invitano a sporgere querele, a rivolgermi ad un legale a tutela della mia
professionalità e dignità personale.”
Il solo “non ti curar di lor ma
guarda e passa (versione storpiata dal Canto III dell’inferno di Dante)” può
non bastare a mettere a tacere la bestia che è in noi e che pretende reazioni immediate.
Ma la teoria/credenza del “male
minore” ci viene in aiuto. La teoria è : riflettendo, arrovellandosi,
dissertando con altri, di questo evento
fastidioso ma tutto sommato di poco conto (non fosse altro perché viene da
persone grette ed invidiose), non si ha il tempo di riflettere sui “mali
maggiori”, quali, fermandosi al livello individuale, le malattie, la sofferenza
psichica, la morte. Cioè a dire può il “male minore” tener lontano il “male
maggiore”? Tornando alle teorie/credenze, si potrebbe arrivare a ipotizzare che
il male minore tiene dunque lontano il male maggiore. E’ vero che questa
congettura va confutata, ed è anche vero che nessun ricercatore troverà (o
perderà) il tempo per sottoporre a verifica una tale affermazione. Ma poiché,
come abbiamo detto prima, la “credenza”,
non è solo un mobile, ma un evento
soggettivo, conviene continuare a
credere che il male minore tiene lontano il male maggiore e che questa affermazione
è vera. In tal maniera si può continuare a non
angosciarsi troppo per alcuni fatti
fastidiosi e nocivi. Inoltre, dopo
essersi dotati di un buon corno scaramantico, si può continuare a svolgere, con onestà e serenità, il proprio lavoro, quando orientato, senza
altro scopo, ad aiutare persone in
difficoltà.
Roberto
Landolfi