Venerdi
3 febbraio, a Giugliano, è stata una
giornata dalla temperatura mite, una delle prime giornate meno fredde in questo
rigido inverno campano. Ci siamo ritrovati in Piazza Annunziata davvero in
tanti. Nella sede del distretto sanitario, per molti anni diretto dalla cara
Ombretta Argenzio. E’ stata a Lei intitolata una sala, scoperta una targa in
memoria. Ombretta è andata via troppo presto, ancora troppo giovane, mesi fa,
lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia, nei suoi amici, tra i
colleghi, gli assistiti, le tante associazioni di volontariato con cui
collaborava, le donne di Giugliano.
Conobbi
Ombretta negli anni 70 quando, allorché riuscimmo a portare nelle istituzioni
l’esperienza del Collettivo Sanitario della Mensa Bambini Proletari, una delle
tante esperienze di collettivi sanitari spontanei presenti a Napoli. Demmo vita
al Centro di Medicina Sociale, nel quale, per la prima volta, psichiatri,
igienisti, medici del lavoro, cardiologi, infermieri ed assistenti sociali
lavoravano insieme per realizzare interventi di medicina preventiva e sociale. La regione Campania indicò Giugliano come
luogo dove realizzare il Centro di Medicina Sociale ed a noi, gruppo di “visionari
medici di sinistra” si unì un gruppo di medici ed operatori sociali e sanitari,
giuglianesi. Tra i medici c’era
Ombretta, giovane medico donna. Fin da subito capimmo che con lei l’intesa
sarebbe stata facile. Ombretta voleva che il suo esser donna fosse sempre
tenuto nella giusta e dovuta considerazione. Ombretta, nel suo lavoro, “partiva
da sé” come avrebbe poi teorizzato il movimento femminista. E partiva da un sé
molto forte e determinato. Le derivava dalle sue radici. Dalla sua terra. Da
Giugliano terra che passa in cronaca solo per fatti negativi: la camorra, gli
omicidi, le discariche. Ma terra, ed Ombretta la personificava, capace di
grande generosità, di grande forza, nella quale l’appartenenza è protezione,
rispetto e solidarietà. Una sua amica, tra le tante che sono intervenute per
ricordarla, ha detto che Ombretta era
“dolce ma battagliava, sapeva dare il meglio di sé ed è entrata a far parte
della storia di Giugliano”.
Andai
via dal Centro di Medicina Sociale, passarono circa 20 anni, cambiai molte sedi
di lavoro, erano state nel frattempo
istituite le ASL. Ombretta ed io partecipammo e vincemmo il concorso per
direttore di Distretto dell’ASL Napoli 2. A me toccò la sede di Ischia. Ad
Ombretta non poteva che attendere il Distretto di Giugliano. 10 distretti, 10
direttori, 8 maschi e due femmine. Solo Ombretta però si firmava la “Direttora
del Distretto di Giugliano”, marcando in questo modo il suo tratto di donna e
cogliendo, ancora una volta, la cifra più alta della battaglia per la libertà
femminile. Un aspetto che viene erroneamente ritenuto secondario, “il
linguaggio e la scrittura”. Ombretta se lo poteva permettere perché era
riconosciuta come donna autorevole, capace di fare politica nel senso nobile
del termine, di “battagliare” per i diritti dei bambini e delle donne, per il
diritto alla salute, per la tutela dei più deboli e svantaggiati. Possono
sembrare luoghi comuni e parole abusate. Per Ombretta non lo sono mai state,
sono state esperienze concrete; lei, cui
piaceva stare dietro le quinte, è stata un esempio di figura femminile
semplice, intelligente, dal dolce sorriso che disorientava i potenti.
Giugliano
terza città della Campania per numero di abitanti non può continuare ad esser
vista come città del terzo mondo. Lo ha ricordato Brunella, la figlia di
Ombretta, nel suo breve ed intenso intervento. Con un piglio che mi ha
ricordato la madre, quasi un passaggio di testimone. Finchè ci saranno donne così, a Giugliano, a Napoli, nel sud Italia, non potranno che prevalere i valori migliori.
Roberto Landolfi