“Mia
madre ha gli occhi verde lucertola” scriveva una bambinella delle elementari a
proposito del colore degli occhi della madre; anche la mia aveva gli occhi
verde lucertola, screziati di tante sfumature di verde, marrone, azzurro. Occhi
penetranti e sempre indagatori, a volte terribili da sostenere soprattutto
quando avresti voluto cogliere una benevola indulgenza.
Occhi
acuti in contrasto con il sorriso largo, smagliante, in una bocca perennemente
all’in su già predisposta alla battuta sagace. Quegli stessi occhi che oramai
spenti, negli ultimi giorni della sua vita, mi chiedevano di non insistere, di
lasciarla andare.
Mia
madre, rifletto ora che non c’è più, in fondo forse preoccupata della mia
estrosità ed esuberanza che mi rendevano così diversa da lei, non conosceva
altro strumento che non fosse quello del contenimento, del continuo ribadire le
nostre posizioni asimmetriche di madre e figlia, salvo essere letteralmente
sopraffatta dal riso per le mie inaspettate e ridicole “cacciate” come lei
stessa le definiva.
Lei
mi ha insegnato ad amare il mare; mi faceva notare un’amica, che non c’è foto
di mia madre sin da bambina che non fosse vicino al mare, se ne stava ore in
riva al mare oppure, nuotatrice provetta, faceva lunghi bagni con noi bambine
fino ad avere le dita delle mani da “vecchietto”.
Nell’economia
della nostra relazione la sua lunga malattia ha fatto sì che l’accudissi molto
più probabilmente di quanto lei abbia fatto con me, non fosse altro che lei si
prendeva cura nella prospettiva di un futuro, io nella consapevolezza di una
fine.
Quando
se ne è andata mi sono sentita un’orfanella di cinquant’anni. Tuttavia i nostri
conti erano pareggiati, nessuna cosa rimasta sospesa, nessun dubbio essenziale su di noi irrisolto, come
se il lungo spazio della sua malattia avesse agito da camera di
compensazione, il nostro cammino
insieme, in sostanza, compiuto. Ho avuto la sensazione della rinascita dalla
sua morte, come se lei mi avesse messo al mondo due volte, come se la sua morte
mi avesse dato il senso della mia posizione nel mondo.
Alle
volte all’improvviso un alito del suo profumo portato da una persona che passa
mi evoca una struggente nostalgia alla quale mi abbandono perché senza
rimpianti. Rivedo i lunghi preparativi di Natale fatti di addobbi e lucine,
oppure le interminabili vacanze estive fatte di ozio e letture.
Così
l’immagine di mia madre forte ed elegante
piano piano si consolida fino a cancellare quella della donna fragile ed
indifesa degli ultimi anni che ho avuto davanti per tanto tempo, ed io capisco
di non essere sola.
Fernanda Cinque