Entrai nel meraviglioso spazio che è la Mensa
Bambini Proletari intimidita dall’enormità della struttura, dall’operosità dei
compagni, dalla marea di bambini che
urlavano correvano ridevano piangevano segnavano il territorio e di tanti gatti
in giardino dei quali avevo un terrore esagerato. Sarei di sicuro
scappata se non avessi visto un gruppo di bambini molto piccoli, potevano avere
quattro o cinque anni, rincorrere, gridare un nome aggrappandosi a delle lunghe
gambe, alzai lo sguardo e fui travolta da un’emozione fortissima. Una giovane
donna dalla risata infantile, il viso incorniciato da una cascata di riccioli
castani, con un maglione di lana dai colori arcobaleno su dei jeans faceva
smorfie e boccacce ai bambini che gridavano “Lucia”. Mi domandai come si
potesse essere così in armonia con quei
bambini ed essere così desiderata da loro. Lucia forse lesse il mio
pensiero ed il mio timore, mi accolse nel mondo dell’infanzia, mi avvicinò ai
bambini con i quali avevo avuto un rapporto difficile fin da piccola e mi fece
conoscere con forza, prepotenza e determinazione i meandri di un’infanzia
emarginata e sofferta….
…Lucia
scrive elabora pratica e propone alle donne che come me lavoravano alla
Mensa di creare il collettivo di donne della
“Mensa Bambini Proletari”; l’obiettivo era di affermare la nostra
autonomia nei confronti dei compagni di lavoro e affrontare un discorso
pedagogico basato sulla differenza di
genere. La Mensa era una struttura con ampi spazi e spesso ospitava gruppi che
non avevano un luogo fisico dove riunirsi e fu in una di queste occasioni che
Lucia mi disse di aver conosciuto un gruppo femminista speciale che dovevo
assolutamente incontrare. L’aggettivo speciale potrebbe apparire futile leggero
ma come fu detto quel giorno da Lucia risultò ricco di contenuti e di
aspettative…Il collettivo donne dalla mensa bambini proletari partecipò a tante
altre attività insieme al gruppo delle
Nemesiache, tra cui spettacoli e performance di denuncia, l’occupazione
simbolica di spazi perché i collettivi femministi a Napoli avevano una forte
esigenza d’incontrarsi in uno spazio che fosse loro. In seguito mi allontanai
dalla Mensa, anche Lucia, condividemmo più da vicino il progetto politico delle
Nemesiache….
Bianco il colore preferito da Lucia, bianche le
sue mani che ho visto modellare cera creta vetri e specchi vecchi merletti il
mondo dei suoi ricordi; bianche le mani
che danzano con le mani di Flora e di Maria, bianca la sfera di vetro piumata
nella quale volevi custodire il tuo amore per difenderlo dalle insidie del
mondo. Le nostre strade si sono allontanate ma poi ho scoperto che il filo non
si era spezzato e per Lucia doveva
essere un filo di colore bianco. Ho
salutato il vecchio anno, 2006, raccontando della tua meravigliosa isola,
Ponza, che amavi tanto e con orgoglio ed entusiasmo mi hai fatto conoscere. Le
bianche rocce illuminate dalla luna piena, Chiaia di Luna, la tua insenatura
preferita. I tuoi riccioli sono diventati rossi fiori di melograno e la tua
risata spensierata era contagiosa, mi hai insegnato a ridere, mi hai insegnato
a giocare con le bambine dalle quali mi sentivo rifiutata ed a volte
emarginata, abbiamo intravisto una via e l’abbiamo percorsa ma non ho avuto la
possibilità di dirti tutto questo, pensavo che ci sarebbe stato ancora il tempo
per incontrarci…
Ho vissuto momenti di luce con Lucia e desidero
fermare nella mia mente soltanto e per sempre questi momenti.
Conni
Capobianco
(tratto da “Lucia”
interventi in occasione dell’incontro alla Mensa dei Bambini Proletari 30
novembre 2007)