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II Premio (ex aequo) Lucia Mastrodomenico 2018


Lunedì primo marzo 2018

Caro diario, è passato molto tempo da quando papà se ne è andato, ma la tristezza non accenna ad andarsene, questa mattina a tavola ho visto mamma sospirare affranta.
Mentre fissavo il posto vuoto del mio babbo, sentivo delle lacrime scivolarmi sulle guance, lo immaginavo intento a mangiare mentre leggeva il giornale. A volte era così immerso nella lettura che invece di portare la forchetta alla bocca la portava al naso. Al solo pensiero mi è scappata una smorfia, quasi un ghigno e la tristezza è tornata ad oscurare il mio volto. Come tutti i giorni sono andato a scuola, fingendo di ascoltare le lezioni ed ignorando i compagni di classe. Con loro già parlavo poco perché scambiavano il mio bisogno di restare solo per altezzosità. La cosa che mi infastidiva era che, nonostante i pochi contatti, mi chiedessero in gran numero di mandare i compiti o di suggerire alle interrogazioni. Dopo scuola non ho mangiato molto, mi sono rinchiuso in camera mia ed ho iniziato a studiare.  Terminati i compiti, mi sono affacciato alla finestra, pensando a cosa avrei potuto fare quella sera se mio padre fosse stato ancora con me. Come al solito ho pianto perché, nonostante fossero passati mesi, non riuscivo ancora ad accettarlo ed ogni giorno speravo di trovarmelo davanti. Intanto si era fatta ora di cena e, dopo un pasto frugale, sono tornato in camera per poi addormentarmi. Mi stavo adagiando sul letto quando, all'improvviso, si aprì la porta; era mia madre, aveva in volto un'espressione serena, si avvicinò al letto. << Come ti senti? Cosa hai fatto oggi? Sei sempre così taciturno, anche per me è dura sopportare l'assenza di  tuo padre, sapere che non tornerà più, ma noi dobbiamo essere forti, dobbiamo tirare avanti, non possiamo rimanere aggrappati al ricordo per sempre.>>
 <<Lo so mamma – faccio io-ma io non riesco, mi manca andare con lui in barca a pesca, mi manca la sua mano sulla spalla e soprattutto quando si complimentava con me per il pescato. Mi sento solo, con gli altri non parlo molto, sono troppo presi  dai loro problemi per ascoltarmi>>.
 E lei <<Non è vero, non dire queste scempiaggini, tutti hanno del tempo da dedicare al prossimo, sta a te aprirti agli altri.>>
<<E se loro mi giudicassero?>>
 <<Non ti preoccupare sono ragazzi come te.   A chiunque potrebbe capitare quello che è ti successo!>>
 <<Grazie mamma. Ci penserò.>>

Martedì 2 marzo.

Oggi è un giorno speciale, ero così preso dalla disperazione da dimenticare che è il mio compleanno. Fortunatamente me lo hanno ricordato i miei compagni di classe organizzandomi una festa a sorpresa.
Non me lo sarei mai aspettato da loro che, fino al giorno prima, mi chiamavano solo per i compiti.
La cosa mi ha reso molto contento ed allora, in un impeto di di coraggio, ho deciso di spiegare loro il perché della mia assenza. Si sono dimostrati molto comprensivi scusandosi per avermi ignorato a lungo ed abbiamo festeggiato fino a tarda notte, divertendoci come non mai.

Mercoledì 3 marzo.

“ Ciao picciotto, sono papà. Ti andrebbe di farti un giro in moto con me?”....

Mercoledì 10 marzo.

Finalmente un po' di felicità dopo tanti mesi di pianti e di solitudine.
Finalmente ho la prova di non essere invisibile per gli altri e, soprattutto, papà è tornato.
Mamma è ancora diffidente ma già le cose vanno meglio.
Oggi ho marinato la scuola per andare in barca con papà e la novità è che mamma era con noi.
Il regalo di papà per il compleanno, oltre al suo ritorno, è stata una splendida canna da pesca da traino, proprio quella che desideravo.
L'ho provata subito. Dopo ore trascorse in mare siamo tornati a casa e mamma ha preparato il dolce, quello delle occasioni speciali. Stanchi ma sereni, siamo sprofondati nel sonno ed è stato bello vedere papà abbracciare la mamma, infreddolita.

Luca Petrosino (Liceo Mazzini)

(Motivazioni della Commissione Esaminatrice

Lo scritto illustra, in maniera lucida e consapevole che felicità è : “un padre che torna, marinare la scuola per andare in barca, dimenticare il tuo compleanno mentre te lo ricordano i tuoi compagni, abbracciare la madre infreddolita” Piccole grandi cose che rendono la vita degna di esser vissuta.)