testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Madonne che piangono


Per la chiesa ci vuole prudenza,  ma episodi di madonne che piangono, che lacrimano sangue, ce ne sono state in ogni tempo ed in ogni parte del mondo. Sul finire del diciottesimo secolo, mentre imperversavano le campagne di Napoleone, furono segnalati ventisei casi di statue o immagini della madonna che muovevano gli occhi o lacrimavano davanti a migliaia di persone.
Non bisogna pensare che quello era il tempo in cui le credenze non venivano sottoposte a verifiche; anche allora  si facevano verifiche, certamente  con il limite  degli strumenti disponibili all’epoca. Ma venendo all’oggi, il fenomeno non è affatto scomparso. Madonne che piangono, fermandoci alla sola Italia, ce ne sono tante: da Nocera inferiore, in Campania, a Lazise, in Veneto, a Trevignano, in provincia di Roma, solo per ricordarne alcune.
La Chiesa interviene, quando può, attraverso la Congregazione per la dottrina della fede, per verificare l’attendibilità degli eventi; d’altra parte difficilmente riuscirebbe a star dietro a tutte le segnalazioni dovendo mettere in campo  risorse umane, scientifiche ed economiche non sempre disponibili.
Eppure le madonne continuano a piangere, i fedeli continuano a vederle lacrimare e sono pronti a raccontare le proprie esperienze e testimoniare che ciò che vedono “risponde al vero”.
Le credenze hanno uno spazio socio culturale davvero enorme. Da più parti viene ricordato che, Sigmud Freud diceva: “i successi terapeutici della psicoanalisi non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di Lourdes”
Quanti scienziati sarebbero disposti ad accettare l’esistenza dei miracoli, la loro veridicità? Ben pochi, probabilmente. Tra l’altro non sono verificabili, con metodi scientifici,  i miracoli. Oppure si?  Ma quante teorie scientifiche sono realmente verificabili o addirittura falsificabili, per dirla con Popper? Quali i limiti della scienza? Quale il limite della conoscenza?
Rimaniamo spaventati, atterriti, nel sapere che il nostro sistema solare è solo uno dei miliardi di sistemi presenti nell’universo. In quante di queste galassie sono presenti altre forme di vita? Saperne di più sull’origine della vita, quanto meno nei pianeti che girano intorno alla nostra stella/sole, sull’ origine della terra,  è un argomento di fondamentale interesse che ha alimentato nel corso dei secoli un confronto serrato tra ipotesi creazioniste (che possiamo ascrivere ad una visione cristiana della genesi dell’umanità) e ipotesi evoluzionistiche (di origine darwiniana appannaggio di una visione laica della genesi).
Tutto ciò che conosciamo quindi sulla vita e sulla morte è davvero poco, molto poco, nonostante gli straordinari progressi della scienza, della tecnica, della medicina, ottenuti negli ultimi anni.
Chi si occupa di ricerca scientifica, ad esempio nel settore biomedico,  sa bene quale sia la potenza dell’effetto placebo. Guarigioni inspiegabili senza nessun intervento o, per meglio dire, somministrando “acqua e zucchero” e verificando, alle volte, nel confronto,  il fallimento di nuove terapie ritenute presuntuosamente efficaci.
Le illusioni della conoscenza sono davvero tante : “Steven Sloman,  cognitivista canadese docente alla Brown University e Philip Fernbach,…nel loro saggio, “L'illusione della conoscenza”(Raffaello Cortina Editore)evidenziano che“siamo molto più ignoranti di quanto crediamo e la combinazione della nostra presunzione con la potenza della nostra tecnologia è molto pericolosa. Gli autori accompagnano il lettore in un percorso che si snoda tra psicologia, informatica, robotica, teoria evolutiva e scienze politiche. Il mondo in cui viviamo, avvertono, è molto complesso e una tecnologia sofisticata domina sempre più quasi ogni aspetto della vita quotidiana: è davvero difficile capire come funzionano gli strumenti che usiamo, mentre usarli è sempre più facile. Allo stesso modo, la tecnologia permette in poco tempo di creare movimenti d'opinione e certezze condivise, non necessariamente fondate su contenuti di verità. Questo rende molto grande la responsabilità dei cittadini, chiamati a esprimere opinioni e giudizi su temi talvolta molto difficili, determinando con le proprie scelte il futuro della collettività. Ma la tendenza naturale delle persone è di prendere posizione seguendo impulsi istintivi, con motivazioni superficiali, senza adeguata informazione, influenzandosi reciprocamente in direzione del rafforzamento delle proprie convinzioni, spesso sfuggendo o rifiutando il confronto con chi la pensa diversamente. Ragioniamo, affermano gli autori, secondo «una mentalità da branco», in cui prese di posizione molto forti non si fondano su una altrettanto forte conoscenza dell'argomento. «Portata alle estreme conseguenze – proseguono – l'impossibilità di renderci conto di quanto poco comprendiamo, combinata con il sostegno della comunità, può innescare meccanismi sociali veramente pericolosi»”.(Michela Dall’Aglio – www.doppiozero.com– 24.4.18)
Allora se è vero che viviamo in un contesto caratterizzato da “l’impossibilità a rendersi conto di quanto poco comprendiamo”,perché non credere ai racconti di quanti hanno visto piangere le madonne?  Non vale, a mio avviso, il detto che,  “solo quando tutto sembra perduto”, si decide a che santo votarsi. Le preghiere hanno avuto ed hanno un effetto prodigioso per l’ottenimento di un risultato atteso. A mio avviso la cosa  più importante è la coerenza della scelta,  a quale santo affidarsi. I risultati delle preghiere a Sant’Antonio di Padova, per non parlare di quelle a San Pio da Pietralcina, secondo alcuni, sono straordinari. Avere una coerente fede, anche se si è agnostici (e non si offendano i credenti), può aiutare in maniera incondizionata. In fondo,  chi ha mai dimostrato che è vero il contrario?
Dall’8 maggio, chi vuole,  potrà accrescere la propria conoscenza sulle Madonne che piangono. Troverà su “Sky Atlantic” la serie “Il Miracolo”, otto episodi sceneggiati e diretti da Nicolò Ammaniti con un cast di grandi attori. 
Personalmente sono molto curioso di vedere come Ammanniti ci aiuterà a capire qualcosa in più sulle Madonne che piangono.

Roberto Landolfi