testata registrata presso Tribunale di Napoli n.70 del 05-11-2013 /
direttore resp. Pietro Rinaldi /
direttore edit. Roberto Landolfi

Da adesso chi tace è complice


Il numero di luglio 2018 della rivista “Rolling Stone” ha una copertina multicolore nella quale si legge: “Noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice”. Nelle prime pagine della rivista vi sono  una serie di commenti di donne ed uomini, la gran parte personaggi noti, che, prendono apertamente posizione contro la politica dell’attuale governo  nei confronti dei migranti.
Il senso dell’iniziativa è che non si può tacere di fronte ai fatti gravissimi che si stanno verificando, alle migliaia di morti di povera gente, la cui unica colpa è di essere nati in paesi africani in guerra o afflitti da povertà estrema, di essere neri, di non aver mai visto, nella stragrande maggioranza il mare, quel mare che li ha inghiottiti in un abbraccio mortale. 
Morivano certo anche prima delle sciagurate scelte dell’attuale governo:  chiusura dei porti italiani, ed intimidazioni nei confronti delle ONG, le cui navi hanno la sola responsabilità  di aver salvato vite umane. Ma impedire il lavoro di chi finora ha salvato vite umane perché deve intervenire la guardia costiera libica (sic) è qualcosa che non si era mai visto prima. Una settimana fa centinaia di morti, di morti, di morti; si è proprio di persone che muoiono che stiamo parlando e che, forse potevano essere salvate dalle varie navi delle ONG, battenti bandiera spagnola, tedesca, olandese che navigavano in acque vicine alla Libia. Bambini, donne,giovani  uomini che sono stati lasciati morire. Tante sono ormai le voci che si stanno sollevando, tra la gente, sui giornali, nel web, in dispositivi informatici vari,  per dire che il silenzio è complice e che, chi tace acconsente. Non si sono verificate proteste nelle piazze, come si sarebbe verificato 50 anni fa. Ma ormai la comunicazione troppo veloce ostacola l’aggregazione. Poco importa quando la situazione è divenuta insostenibile. Da  fatto collettivo deve divenire anche fatto individuale,  come ci ricorda la rivista “Rolling Stone” : da ora chi tace è complice. Dunque occorre domandarsi : “io che sto facendo?”, nel mio piccolo (o grande ideale) per mostrare il mio disaccordo col fatto che i neri africani poveri muoiano nelle acque del nostro mare?. 
Sei milioni di morti, tra ebrei, rom, omosessuali e dissidenti mandati a morire ottant’’anni fa nell’indifferenza della maggioranza delle persone. Dopo ottant’anni ci chiediamo: “Ma come è stato possibile”. Invece oggi la strage dei poveri africani neri (bambini, donne, uomini giovani) ci lascia indifferenti? Ci stiamo abituando alla notizia? Cambiamo canale quando i Tg ci informano dei morti in mare,  giorno dopo giorno. Quando fra ottant’anni commenteranno la strage dei neri africani poveri nel mar mediterraneo penseranno: “ma come è stato possibile che tanti siano rimasti in silenzio”; “che valore aveva,  per quella generazione di barbari,  la vita umana?”
Non vogliamo analizzare aspetti politici, sociologici, religiosi della vicenda “migrazioni”. Non intendiamo fare analisi economiche, scientifiche, filosofiche, sul fenomeno migratorio. Intendiamo sollevare una questione assai semplice : può un bambino, una donna, un uomo (perché gli uomini non muoiono di  meno) morire per il solo fatto di essere povero, nero, africano? No, assolutamente no. Non un solo bambino, una sola donna, un solo uomo  deve  continuare a morire per colpe non sue. Ed io che ho fatto per oppormi, per tentare d’impedirlo, per dare loro una mano? E tu che hai fatto per opporti, per tentare d’impedirlo, per dare loro una mano? Un sms solidale, un’adozione a distanza, una donazione? OK, ma ora non basta più.
 Ora che il governo italiano, insieme ai paesi dell’est europeo, all’Austria stanno, con scelte politiche disumane,  contribuendo al massacro o, per dirlo con linguaggio politicamente corretto, fanno poco o nulla per evitare che i migranti muoiano in mare. Formazioni razziste (termine forse eccessivo?); se non razziste, sicuramente disumane, insensibili e composte da untori della nuova peste del XI secolo, la propaganda e la paura.
Qualcosa è cambiato anche in Italia negli ultimi mesi e dunque: “da adesso chi tace è complice”. Cosa ho fatto, cosa hai fatto in passato per contribuire a far sì che non ci siano più morti nel mediterraneo; che penso di fare ora? che pensi di fare ora? Queste le domande da porsi. Gesti concreti, anche piccoli, proposte, riflessioni per contribuire a che nessun bambino, nessuna donna, nessun uomo, muoia nel mare nostro, avendo la sola colpa di essere povero, africano, nero.
Se la citazione dalla rivista “Rolling Stone” può sembrare ad alcuni debole, proveniente da una fonte non scientifica, di parte, proviamo a fornire informazioni più “robuste” come direbbero gli scienziati sociali (e non solo): secondo i dati dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e dell’ OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) solo a giugno 2018 si sono verificati 10 naufragi con 557 morti, quasi un terzo di tutte le morti del 2017 che hanno superato quota 1400. Nel giugno 2018 1 migrante su sette, tra coloro che hanno tentato la traversata è morto. Uno su sette. Nel giugno del 2017 la percentuale era 1 morto su 38 tra quanti avevano tentato la traversata. Come si è potuto passare da un morto su 38 ad un morto su 7? E’ l’effetto della chiusura dei porti di Italia e Malta. L’OIM ha fatto recentemente un appello per la ripresa immediata dei soccorsi delle ONG nel mar mediterraneo, perché quel che raccontano i dati sopra citati è che l’aumento spaventoso di vittime si è verificato nel momento in cui Italia e Malta hanno chiuso i porti alle navi umanitarie. Inoltre alla Guardia Costiera italiana è stato ordinato di arretrare e di lasciare il coordinamento dei soccorsi alla guardia costiera Libica che, sempre come riportato dall’UNHCR, ha mezzi limitati ed è molto difficile che riescano a salvare tutti i migranti che prendono il mare. Per tale motivo il ruolo delle ONG è fondamentale per salvare vite umane.
In mare la situazione è drammatica. Ed a terra, in Libia? Assolutamente invivibili le condizioni dei centri dove vengono reclusi i migranti provenienti dai paesi africani o lì riportati dalla guardia costiera. Quanti sono ? Quasi 10.000 dall’inizio del 2018. Quasi 52.000 i rifugiati ed i richiedenti asilo già registrati dall’UNHCR in Libia. Che vita fanno? Sovraffollamento, violenze, torture, abusi sessuali. Mancano le statistiche, questa volta, se non i drammatici racconti e le drammatiche sensazioni di chi li ha visti scendere dalle navi una volta arrivati in Europa. Questi 50.000 rimarranno in Libia o saranno riportati nei paesi d’origine, in Niger, Mali, Ghana etc.?
Non è un problema a quanto pare, per chi afferma, con un consenso popolare sempre più elevato (ma il 30% è sufficiente a far tacere tutti gli altri?) : “prima gli Italiani”.
A questo punto vien da dire : meno male che un papa,  non italiano, fa affermazioni tipo : “Quanti piccoli vengono sterminati. Ci troviamo a piangere migliaia di morti” e che, cinque anni fa, l’8 luglio del 2013, nella sua visita a Lampedusa condannava la politica che “costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”; puntava l’indice contro i “troppi silenzi”. Dopo cinque anni, con una quantità indescrivibile di morti in mare e tenuto conto delle ultime decisioni del governo italiano è sempre più il caso di dire :”da adesso chi tace è complice”.
Nel 2018 non sono passati solo cinquant’anni dal “rivoluzionario” 1968, fin troppo celebrato,  ma anche ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia, il nefasto 1938.
Anche allora,  all’apice di una fase politica iniziata una quindicina di anni prima,  un leader politico, con lo stesso suffisso  in “ini” dell’attuale, aveva infuocato il popolo, le masse popolari,  agendo sulla propaganda e sulle paure. Allora Mussolini dimostrò che, “gli italiani brava gente” è solo uno slogan. La realtà fu ben altra. La realtà dei fatti portò alla privazione della libertà, alle leggi razziali ed alla guerra. 

La Redazione