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Come le immigrate si raccontavano negli anni 90


Anna
Il mio nome è Anna, ho ventuno anni e sono della Costa d’Avorio; sono sposata ed ho un figlio di quasi due anni, il suo nome è Abou. Quando finirò il corso che sto frequentando alla Comunità di Capodarco andrò a vivere al nord con mio marito. Mia madre ha avuto quattro figli: tre femmine ed un maschio.. avevo dieci anni quando è morto mio padre, lavoravo in campagna. Sono l’unica ad essere sposata. Sono arrivata a Napoli con mio marito quattro anni fa, dopo due anni è nato Abou. Mio marito prima faceva il muratore ora fa il ferramenta. 
Vivo a San Cipriano e la mia casa è semplice. Non mi piace perché è  troppo vuota e spero che quando andremo a vivere al nord, con un lavoro migliore per mio marito, spero di avere una casa più bella. Vorrei lavorare anch’io, conservare dei soldi per comprare una macchina da cucire da regalare a mia sorella più grande che vive in Africa e sa cucire molto bene: lei cuce bene ma non ha la macchina. Anch’io vorrei tornare in Africa perché mi piace molto il mio paese, mi piace il cibo e mi piace stare insieme alla mia famiglia. 
Mio padre aveva quattro mogli, la prima è in America e ha dodici figli, la seconda ha undici figli, la terza è mia madre con quattro figli, la quarta ne ha cinque. Mio padre ha fatto bene ad avere quattro mogli e tanti figli, ma erano altri tempi. Oggi la vita è cambiata ed io non vorrei che mio marito avesse quattro mogli, anche se la religione mussulmana lo permette. Vorrei un altro figlio, trovare un lavoro per vivere meglio ed avere dei soldi miei per aiutare la mia famiglia in Africa e non dover sempre chiedere a mio marito. 
Mio marito, lo sento, è la mia famiglia, e sono fortunata perché è giovane e mi vuole molto bene.

Celina
Mi chiamo Celina, ho trenta quattro anni, sono nata a Benin City, in Nigeria.  Dopo la scuola elementare e media i miei genitori non avevano altri soldi per continuare la mia educazione. Mio padre e mia madre lavoravano in campagna. Sono sempre stati molto poveri. Siamo otto figli, io sono la quinta, due più grandi di me sono morti e così siamo rimasti in sei. Dopo poco è morta anche mia sorella più grande partorendo il suo primo figlio. Non sono più andata a scuola perché era lei che mi aiutava negli studi. A quindi anni ho cominciato a vendere cose da mangiare in un mercato del mio villaggio. Dopo tre anni che facevo questo lavoro mi sono sposata e sono andata nel paese di mio marito. Noi non siamo dello stesso paese. Mio padre è morto a settanta nove anni. Aveva due mogli. Adesso ho cinque figli, tre femmine e due maschi. Dopo nove anni dal mio matrimonio la mia vita cambiò. Tutti senza lavoro non sapevamo come vivere. Io cominciai a darmi da fare per vivere e far crescere i miei bambini. Ma la vita continuava a non andare bene. Per questo motivo sono venuta in Italia. Per trovare lavoro e mandare avanti la mia famiglia. Sono arrivata in Italia nel 1991. Qui ho trovato due mie amiche che sono state molto brave con me, mi hanno aiutata per mangiare e mi hanno ospitata. Dopo cinque giorni sono andata al lavoro con loro, ho imparato come si fa a pulire un appartamento,  dopo due settimane ho trovato un lavoro. Sono andata in prova da una signora giorno e notte; dopo una settimana la signora ha detto che sono brava ma i soldi erano così pochi che sono stata costretta a cercare un altro lavoro.  Con la prima signora mi trovavo bene, anche se avevo trovato un altro lavoro ma mi pagavano sempre poco e poi lavoravo “in nero”.  Per questo sto partecipando a questo corso di sartoria, per imparare un mestiere e trovare un lavoro migliore. Così potrò mettere a posto i documenti, stare meglio in Italia e far venire anche la mia famiglia

tratto da – Lucia Mastrodomenico “Défilé” – Ed. L’Ancora del Mediterraneo -1999