L’odore della mano della nonna, di incenso, olio, polvere, cera e fiori, mi calmava;una bellezza che calma, effluvio di fiori mentre il branco di delfini saltava. Una bellezza che si fa prodigio. Ricordo d’estate di inconsapevole felicità (NdR)
“C’era infine, per quel mio arrivo, il fascino dei cassetti pieni di rocchetti, di fili sparsi, di passamani, lane colorate, fili d’oro, brandelli di merletto, quasi tracce delle storie della famiglia e delle leggende che la nonna mi raccontava. L’evocazione di quei fasti passati e lo sforzo del cattolicesimo acquetavano a volte i miei timori notturni, mentre la gretta solarità ginnica dell’educazione che ci impartiva nostra madre ne esasperavano il diapason fino ai toni più acuti. L’odore della mano della nonna, di incenso, olio, polvere, cera e fiori, mi calmava; la mano di nostra madre invece era inquietante, pareva sempre cancellare “sciocchezze”, lavare via qualcosa, fresca ed odorosa di sapone.”
Fabrizia Ramondinoda “ Althenopis” ed. Einaudi - 1981
“Ecco Marina di Massa, la villa che zio Fernando prendeva in affitto, tra quei bei pini, e mangiava ridendogli scampi e maionese, non prevedeva l’infarto così presto. Cinquale: non ballerai più in slip, forse; e neanche per scherzo sugli aeroplanini. Il Forte. Due gocce di pioggia. Case e persone più fitte. E poi il sereno. La piazza. Il caffè sotto ai platani; venivamo con quelle di Pietrasanta, a mangiar mandorle salate comprate in drogheria; poi via tutte insieme in bicicletta, col buio. Le madri paesane severe mettono mano al battipanni.”
Alberto Arbasinoda “Le piccole vacanze” ed Adelphi 2007
“Massimo guardò, vide in quel punto la calma superficie del mare animarsi di candida spuma, gridò:
“Un delfino!”
Anche Tonino lo vide nello stesso istante e gridò fuori di sé:
“Un delfino! Un delfino!”
Un delfino saltò, s’arcuò nell’aria, ricadde. E un altro saltò, e un altro ancora, e tutto il branco saltava e i loro salti si incrociavano nell’aria come una danza gioiosa. S’avvicinarono seguendo la loro rotta, passarono veloci sotto la barca - nella trasparenza azzurrina Tonino vide una forma bianca e nera, sciante, vide la testa bombata e come ridente d’una divinità marina e il riso indecifrabile risalì dall’acqua fino a lui - poi scomparvero lasciando il mondo vuoto e attonito come sempre accade dopo un prodigio.”
Raffaele La Capria da “La neve del Vesuvio” ed. Oscar Mondadori- 1998
“Le due fanciulle indugiarono sul terrazzo, dove un tempo sedeva zia Nicolina. Come andare a letto quando l’aria è così tiepida e non c’è sonno?
Si tengono per mano e non si dicono nulla. Ciò che pensano, e gonfia i loro piccoli cuori, che battono nelle sere d’estate come foglioline accarezzate dal vento, è troppo vago e dolce e non sanno esprimerlo. Agata esclama:
- quante stelle nel cielo! Vogliamo contarle?
E si provano a contarle. E poi tacciono. Giunge un effluvio di fiori. Sarà qualche giardino, non lontano. Un rumore…. Forse viene dalla via più larga, di là del vicolo.
Non ti pare - dice Agata- di sentir l’odore del mare?
-Taci! – esclama Carmelina che pensa sempre ad Alessio, quando si nomina il mare. Ascoltano. Un passo, una voce nel vicolo. Un rigoglio impetuoso fiorisce nei giovani petti. Esse crescono come certi bizzarri delicatissimi fiori che nascono tra le crepe dei vecchi murie che la pioggia sciuperà presto. Don Lucio tossicchia. Le due fanciulle trasaliscono, ma poi ridono per aver trasalito; e poi tacciono, aspettando di nuovo, trepide e commosse, mentre le ore passano, tacite e gravi, per il cielo stellato.”
Maria Messina da “La casa nel vicolo” ed. Sellerio 2009