Sto facendo una delle mie consuete ricerche nella rete quando mi imbatto in un frammento di un affresco di Melozzo da Forlì. Mi sorprende l’incredibile somiglianza con Lucia Mastrodomenico e così approfondisco; la foto è tratta da un articolo di Simona Maggiorelli intitolato “la bellezza incarnata” quale commento alla mostra “Melozzo da Forlì. L’umana bellezza tra Piero della Francesca e Raffaello” tenutasi qualche anno fa a Forlì dedicata al pittore forlivense. Scopro così l’opera di questo artista testimone della bellezza incarnata, con i suoi angeli definiti ad inizio del novecento da Adolfo Venturi “trovatori del cielo”.
L’angelo della foto, ha lo sguardo ispirato, la chioma rosseggiante libera e vaporosa; la postura è elegante nella sua naturalezza. La sua bellezza arriva direttamente ai nostri sensi, “ci contagia”, come dice nel suo articolo Essere disadattata è la mia forzala stessa Lucia Mastrodomenico, senza essere misteriosa e astratta ma forte della improvvisità dell’incontro, della meraviglia che cambia il senso stesso della vita.
Guardo nuovamente l’angelo, la sua bellezza è incarnata come quella di Lucia: materiale, luminosa, umana, rigeneratrice, non consolatoria perché vive nella disparità della relazione e sa della sofferenza dei corpi.
Maria Vittoria Montemurro
Melozzo da Forlì - frammento