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Ogni persona che ha vissuto l’assenza, che ha attraversato la perdita, dovrebbe leggere il romanzo di Marta Orriols. “Imparare a parlare con le piante”. Un’affascinante esaltazione di piccoli gesti. È il suo primo romanzo.  C’è da augurarsi che ne seguano altri (RL).

 

Fidarsi. Fidati Paula, fidati di lui, fidati del fatto che le specie che sopravvivono non sono quelle più forti e neanche quelle più intelligenti, ma quelle che si adattano meglio al cambiamento. Cambia Paula.

 

Sposarsi sarebbe stato come una casa in proprietà. Non farlo si sarebbe avvicinato di più a un affitto. Avevo dunque un uomo in affitto con gli occhiali e una certa aria antica.

 

Guardo dal letto la terrazza trascurata. A poco a poco sono morte tutte le piante. Come facevi Mauro? Sicuramente non basta innaffiarle. Tu parlavi con loro. Non lo facevi apertamente, non lo facevi mai davanti agli altri. Dicevi che parlare con le piante era un atto intimo e trasformatore, un atto di fede per chi non crede nei miracoli. Mi alzo, respiro ed aggiungo alla lista:”Imparare a parlare con le piante”.

 

Stamattina il cielo ha delle sfumature coralline. Ho visto uscire il sole afferrata a una tazza di caffè sul piazzale dietro l’atrio dell’ospedale due minuti dopo le otto e un quarto. Vengo qui spesso la mattina dopo i turni di notte. Ci si sta bene ed a quest’ora non c’è nessuno ad eccezione di qualche lavoratore dell’ospedale che esce a fumarsi una sigaretta. Eric ci viene spesso a fumare, ma d’ora in poi staremo attenti a non incontrarci fuori dal reparto di terapia intensiva. Non ci siamo rilevati degli amanti degni di elogio. Non c’è pentimento né desiderio di ripetere l’incontro. Di fatto, non c’è niente.

 

Marta Orriols: “Imparare a parlare con le piante” - Ponte Alle Grazie 2020