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Due donne.

Due donne poeta. Due vincitrici di Premi Nobel.

Gabriela Mistral (1889 – 1957) pseudonimo di Lucila Godoy Alcayaga, cilena, vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1945.

Louise Gluck (1943), statunitense, ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2020. 

Della Mistral è stato recentemente pubblicato da Bompiani “Sillabe di fuoco” a cura di Matteo Lefrève.

Della Gluck, sino ad ora quasi sconosciuta in Italia, esistono solo due libri in italiano: “L’iris selvatico” Giano 2003. “Averno” edito dalla libreria Dante e Descartes di Napoli nel 2019. Grande intuizione e preveggenza della storica libreria napoletana. 

Di seguito due poesie della Mistral e della Gluck. (NdR)

 

Canto che amavi

Io canto ciò che tu amavi, vita mia,

nel caso ti avvicini e ascolti, vita mia, 

nel caso ti ricordi del mondo che hai vissuto, 

nel rosso del tramonto io canto te, ombra mia.

Io non voglio restare più muta, vita mia.

Come senza il mio grido fedele puoi trovarmi?

Quale segnale, quale mi svela, vita mia?

Sono la stessa che fu già tua, vita mia.

Né infiacchita né smemorata né spersa.

Raggiungimi sul fare del buio,vita mia;

vieni qui a ricordare un canto, vita mia;

se tu questa canzone riconosci a memoria

e se il mio nome infine ancora ti ricordi.

Ti aspetto senza limiti né tempo. 

Tu non temere notte, nebbia o pioggia.

Vieni per strade conosciute o ignote.

Chiamami dove sei, anima mia,

e avanza dritto fino a me, compagno.

Gabriela Mistral 

Tratto da  “Sillabe di fuoco” Bompiani – traduzione Matteo Lefèvre – settembre 2020

 

Nostos

C’era un melo nel cortile –

saranno forse

quarant’anni fa – dietro,

solo prati. Ciuffi

di croco nell’erba umida.

Stavo a quella finestra:

fine aprile. Fiori di primavera

nel cortile del vicino.

Quante volte, davvero, l’albero

è fiorito nel giorno del mio complean-

no,

il giorno esatto, non

prima, non dopo? L’immutabile al po-

sto

di ciò che si muove, di ciò che evolve.

L’immagine al posto 

della terra inarrestabile. Che cosa

so di questo luogo,

il ruolo dell’albero per decenni

preso da un bonsai, voci

che vengono dai campi di tennis –

Terreni. L’odore dell’erba alta, tagliata

di fresco.

Quello che uno si aspetta da un poeta

lirico.

Guardiamo il mondo una volta, da pic-

coli.

Il resto è memoria.

Louise Gluck 

(poesia pubblicata sul quotidiano “Domani” del 9 ottobre 2020)