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Ancora sulla città, questa volta dal Messico, due interessanti pezzi pubblicati su “Valigia Blu” del 11 settembre 2021 (NdR)

 

Citta del Messico

La statua di Cristoforo Colombo, realizzata dallo scultore francese Charles Cordier e che dal 1877 ha campeggiato nel cuore di Città del Messico, sarà sostituita da quella di una donna indigena. Ad annunciarlo il 5 settembre la sindaca della città, Claudia Sheinbaum, durante una cerimonia in occasione della Giornata internazionale delle donne indigene. Sheinbaum ha spiegato che la statua in bronzo di Colombo sarà spostata nel Parque América, un parco nel quartiere Polanco della capitale, e che quella di una donna olmeca prenderà il suo posto. Il monumento del navigatore ed esploratore genovese – che già nel 1992 aveva subito danni durante le manifestazioni per le celebrazioni del 500esimo anniversario – è già stato rimosso dal basamento il 10 ottobre 2020, due giorni prima delle proteste organizzate nella ricorrenza del suo sbarco nel 1492. Sheinbaum ha specificato che il trasferimento della statua non è un tentativo di “cancellare la storia” ma di garantire “giustizia sociale” e di dare un riconoscimento alle civiltà che esistevano in Messico prima della conquista spagnola. «Esistiamo grazie a loro», ha detto Sheinbaum. «È la storia del nostro paese e della nostra patria».

 

 

“Messico: la Corte suprema depenalizza l'aborto con una sentenza storica per il paese.”  

Con una decisione presa all'unanimità la Corte suprema del Messico ha stabilito che punire l'aborto è incostituzionale. 

Al termine di una sessione durata due giorni i giudici dell'alta corte hanno ritenuto contraria alla Costituzione la legislazione dello Stato di Coahuila, nel nord del Messico, che punisce le donne che praticano l'aborto e le persone che le fanno abortire dietro consenso con pene da uno a tre anni di reclusione. 

Arturo Zaldivar, presidente della Corte suprema messicana, ha accolto la decisione definendola “un momento spartiacque” per tutte le donne, soprattutto per quelle più vulnerabili.

Con il voto di martedì viene definito un criterio obbligatorio per tutti i giudici del paese che non permette più di perseguire qualsiasi donna che abbia abortito senza violare i criteri della corte e della Costituzione, ha affermato Zaldivar.

"Poiché la decisione è stata raggiunta con una maggioranza che supera gli otto voti, le ragioni della Corte sono vincolanti per ogni giudice in Messico, sia federale che locale", ha sottolineato il massimo organo giudiziario.  Il governo dello Stato di Coahuila ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che la sentenza avrebbe effetti retroattivi e che qualsiasi donna imprigionata per aborto debba essere rilasciata “immediatamente”.

«Non si tratta del diritto all'aborto», ha dichiarato il giudice Luis María Aguilar che ha scritto il parere della Corte. «È piuttosto il diritto delle donne e delle persone in grado di portare avanti una gravidanza di prendere decisioni».

La sentenza di ieri è in netto contrasto con la legge entrata in vigore nei giorni scorsi in Texas – con il quale lo Stato di Coahuila confina – che vieta l'aborto dopo sei settimane di gravidanza e consente ai cittadini di perseguire legalmente azioni contro donne che vogliono abortire e persone che le aiutano. 

«È la prima volta che la corte va dritta al cuore della questione» sulle restrizioni all'aborto, ha affermato Rebeca Ramos, direttrice di GIRE, un'organizzazione che tutela i diritti riproduttivi.

«In questo caso specifico è se la criminalizzazione, considerando l'aborto volontario nelle prime fasi della gravidanza un crimine, sia costituzionale», ha aggiunto. «Ciò che è stato stabilito è che non è costituzionale perché colpisce una serie di diritti umani».

 

Ripresi da Valigia Blu del 11 settembre 2021