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Continuiamo con proposte di lettura sul tema di città e cittadinanza con l’auspicio che possano divenire anche utili suggerimenti per coloro che “gareggiano” per diventare amministratori delle città (NdR)

 

 

“Via Katalin” di  Magda Szabò

 

Un romanzo di grande suggestione che coinvolge il lettore nella dolente nostalgia del ricordo e dei sogni non realizzati.

 

Dalle tre case di via Katalin dove vivono Irén, Blanka, Henriett e Balint si intravede il Danubio. I quattro bambini crescono insieme nella Budapest degli anni trenta del secolo scorso, e insieme affrontano, ormai giovani adulti, il clima di insicurezza provocato dalla guerra e dalle persecuzioni antisemite. Presi come sono a districare quella ingarbugliata matassa che è l’esistenza, nessuno di loro riesce a presagire con quanta violenza e tragica arbitrarietà il destino svierà il corso delle loro vite. 

Con un arco temporale che si estende dal 1934 alla fine degli anni sessanta, via Katalin (che in Ungheria venne pubblicato nel 1969) è forse l’opera più corale di Magda Szabò che, con grazia e semplicità conturbanti, ci dice che di tutto ciò che costituisce un’esistenza solo alcuni luoghi ed episodi contano veramente.

 

Segnalato da Virginia Varriale

 

 

 

“La Stazione” di Wislawa Szymborska

 

Il mio non arrivo nella città di N.

E’ avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito

con una lettera non spedita. 

Hai fatto in tempo a non venire

all’ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.

È scesa molta gente.

L’assenza della mia persona

si avviava verso l’uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito

frettolosamente

in quella fretta.

A una è corsa incontro

qualcuno che non conoscevo

ma lei lo ha riconosciuto

immediatamente.

Si sono scambiati un bacio non nostro

intanto si è perduta

una valigia non mia.

La stazione della città di N.

ha superato bene la prova

di esistenza oggettiva.

L’insieme restava al suo posto.

I particolari si muovevano

sui binari designati.

E’ avvenuto perfino

l’incontro fissato.

Fuori dalla portata

della nostra presenza.

Nel paradiso perduto

della probabilità.

Altrove.

Altrove,

come risuonano queste piccole

parole. 

 

Segnalato da Virginia Varriale