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Teseo(°)

L'arma più potente che possediamo è la nostra immaginazione. L'immaginazione ce l'hanno tutti. Può essere che non lo sappiamo, ma anche inconsapevolmente l'immaginazione asseconda per tutta la vita i nostri desideri, le nostre inclinazioni, i sogni i progetti e le speranze. La sfera dei sentimenti e delle relazioni in genere è indissolubilmente legata a questa attività psichica, che deforma persone e situazioni fino a che non corrispondono a quello che noi vorremmo che fossero. Senza immaginazione la nostra vita sarebbe dimezzata. Forse l'immaginazione ce l'hanno anche gli animali e forse, chissà, anche le piante, e gli alberi, che sognano di potersene andare a passeggio come nelle favole e nelle tragedie.

Grazie all' immaginazione le nostre attività si moltiplicano e si perfezionano nella realizzazione, anche e soprattutto quando siamo più esposti e fragili. L'immaginazione libera le energie ignorate e rende più potente il nostro cervello, ci rende capaci di produrre arte, di comporre musica, di sanare nella bellezza i conflitti e rendere meno dura ed incomprensibile la realtà. Senza immaginazione non c'è creazione. Nessuno ha il diritto di negarcela. Se nella scuola non c'è posto per l'immaginazione, è questa una grave responsabilità che qualcuno dovrebbe caricarsi sulle spalle. E' un reato togliere alla scuola lo spazio per la fantasia creativa, è come buttar fuori con un calcio le conquiste scientifiche, le teorie filosofiche, le opere d'arte, la poesia e la letteratura in blocco. E' ugualmente un reato condannare la scuola alla fatiscenza degli edifici, alla miseria delle risorse, alle pseudo-riforme. L'analfabetismo culturale, politico ed economico dei governi dovrebbe essere configurato come un reato, che prevede condanne senza appello, perché ne vengono lesi i diritti dell'umanità più fragile e più importante, quella dei figli. Una società che non sa o non vuole proteggere i propri nati è destinata all'estinzione. Un suicidio di massa.

Maria Colaizzo – tratto da “La Scuola Marginale” edizioni millerighe - 2015

 

°”Teseo (gr. Θησεύς) Mitico eroe dell’Attica, figlio di Egeo, re di Atene, e di Etra. Partito per Creta con i giovani ateniesi che costituivano l’annuo tributo al Minotauro, si fece chiudere con loro nel Labirinto; dopo aver ucciso il Minotauro riuscì a uscire dal Labirinto seguendo il filo procuratogli da Arianna, figlia di Minosse. Dopo aver abbandonato Arianna sull’isola di Nasso, giunse ad Atene, ma dimenticò di mutare in bianche le vele nere della partenza, segnale convenuto con il padre per indicare il lieto successo dell’impresa. Il padre, credendo perduto il figlio, si buttò nel mare che da lui prese il nome. Divenuto re di Atene, T. procedette al sinecismo dell’Attica, organizzandone unitariamente le 12 città, e in ricordo di ciò istituì le feste Panatenee. Accompagnò Eracle nella guerra contro le Amazzoni, vinse e fece sua sposa la loro regina Antiope, dalla quale ebbe un figlio, Ippolito, noto per il tragico amore concepito per lui dalla seconda moglie di T., Fedra. Con l’amico Piritoo, T. rapì Elena e poi discese nell’Ade, per rapire Persefone; ma i due amici vennero incatenati e liberati poi da Eracle. Tornato ad Atene, fu cacciato dal pretendente Menesteo; si recò allora in Sciro dove venne precipitato da una rupe dal re Licomede. Le presunte ossa di T. furono ricondotte in patria da Cimone nel 475 a.C.

La personalità mitica di T. sembra risalire all’età micenea ed è forse in origine quella di una divinità solare; più tardi Atene trovò in T., trasformato da dio a eroe, il personaggio da contrapporre all’eroe dorico Eracle. L’arte greca lo raffigura come un eroe giovane, sia nel ciclo delle sue imprese, che decorano anche serie di metope scolpite (Tesori degli Ateniesi a Delfi, Thesèion ad Atene), sia nell’amazzonomachia, soggetto trattato dalla grande pittura di Polignoto e di Micone, dall’arte fidiaca, nel frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia, in rilievi, in pitture e sculture ellenistiche e in affreschi pompeiani.”

(tratto da “Enciclopedia Treccani online)